Interventi

Nelle emergenze gli Stati aumentano i deficit senza finanziarli con le tasse

di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi

(Reuters)

2' di lettura

Come ha indicato Mario Draghi nel suo editoriale sul “Financial Times” questa è una situazione simile al tempo di guerra, quando gli Stati devono fare enormi deficit per sostenere l'economia e non li finanziano con le tasse. Il problema non è trovare questi soldi, ma come crearli.

Come ribadito, tra i tanti, dal numero due della BCE sotto Draghi, Vitor Constâncio, nell'economia attuale sono le banche che creano il potere d'acquisto, che creano nuovo denaro.

Loading...

La creazione di nuovo denaro espande l'economia
Nnon occorre attingere a risparmi cioè a denaro che già esiste, quindi a soldi di tasse o soldi accumulati

La banche creano con questo nuovo denaro il potere d'acquisto che poi finanzia investimenti e altro
Se le banche prestano 200 miliardi creano 200 miliardi che prima non esistevano, non raccolgono questi soldi da qualche parte e quindi le banche sono lo strumento più adatto in questo momento per agire per conto del governo che fornisce loro nuovo capitale.

Come ha indicato Draghi le banche possono creare liquidità (potere d'acquisto) all'istante e dovrebbero ora diventare strumenti della politica economica del governo. In Italia il problema è drammatico anche perché negli ultimi dieci anni le banche hanno tagliato di 300 miliardi circa il credito alle imprese (e lo hanno sostanzialmente bloccato per le famiglie).

Le banche ora in Italia potrebbero trasformarsi in “vettori degli interventi pubblici” perché “il capitale necessario sarà fornito dal governo”, il quale poi indicherà quanto denaro creare e come allocarlo in termini di prestiti a costo zero a tutte le imprese. Sin qui Draghi. Quello che però Draghi non ha spiegato è come lo Stato finanzierà “deficit da tempo di guerra”, cioè del 10% del Pil.

La soluzione, a nostro avviso, è la seguente: le banche prestano direttamente al governo senza passare per il mercato finanziario.

Invece di emettere BTP sul mercato che poi possono essere comprati dalle banche o Banca d'Italia, come si è fatto finora, le banche potrebbero prestare direttamente allo Stato, attingendo al programma della BCE che riserva loro oltre 200 miliardi allo 0,2%.

Va ricordato che le banche hanno già a bilancio da anni circa 290 miliardi di prestiti alla Pubblica Amministrazione e su questi non vi è mai stato un problema di spread. Perché ovviamente i prestiti a bilancio non oscillano ogni giorno in valore come i BTP. Lo spread è dato dalle oscillazioni delle quotazioni dei BTP rispetto agli analoghi titoli tedeschi.

Se le Banche italiane comprano altri BTP possono temere che le quotazioni oscillino e quindi di dover segnare a fine anno perdite sul valore di mercato, anche se lo Stato paga regolarmente le rate. Questo non accade invece con i prestiti (a meno che il debitore non paghi le rate). Le banche possono quindi utilizzare gli oltre 200 miliardi dei programmi che la BCE in marzo ha predisposto (su un totale di 1,100 miliardi) e possono fare un prestito ad esempio a cinque anni ad un tasso intorno allo 0,5% allo Stato. Questa è, a nostro avviso, la soluzione nel finanziare un ampio deficit pubblico senza aver paura dello spread.

Riproduzione riservata ©

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti