Nelle flotte è arrivata la «sindrome cinese»
L’elettrificazione e l’avanzata delle case del paese asiatico rivoluzionano il mercato. Italia in affanno sulla diffusione delle e-car
di Mario Cianflone
3' di lettura
Auto elettriche e sindrome cinese: sono questi i due cardini sui quali è incernierata l’automobile 4.0, quella sostenibile (secondo i diktat della Ue), dove i player non sono più solo quelli tradizionali, ma i nuovi brand cinesi, fortissimi nella tecnologia ma che, al momento, nella “catena alimentare” dell’immagine di marca sono appena sopra il plancton, ad eccezione di brand come Byd e pochi altri.
E poi, c’è il caso Tesla. La casa del “divino” Elon Musk - spinta da un ecosistema di ricarica unico al mondo, da tecnologia di buon livello e da una politica di grandi sconti - riesce a conquistare quote di mercato con le sue auto dal design discutibile ma delle feature tecniche perfettamente adeguate alla rivoluzione elettrica. Non a caso, la sgraziata Model Y, è l’auto più venduta in Europa, seguita però da una termica dal superbo rapporto qualità-prezzo: la Dacia Sandero.
Un segno dei tempi: della transizione in atto e di un mondo che si divide tra altospendenti che con l’auto a ioni di litio credono di salvare il mondo dalla CO2 e quelli che per lavoro, o per voglia di libertà, si comprano l’utilitaria franco-rumena e vivono felici.
E le flotte? Nell’ambito aziendale le dinamiche non sono diverse, ma con qualche complicazione in più. Una fra tutte è la scollatura tra domanda e offerta: le case continuano a lanciare modelli full electric (dei quali solo in pochi casi ci sono o ci saranno versioni ibride o plug-in) . E questo perché i costruttori pensano al marketing della sostenibilità e alle multe europee e sono proiettati al futuro dell’Ice (Internal combustion engines) ban del 2035, la messa al bando delle auto termiche.
Al contrario, i player del mondo delle flotte e del noleggio, che assorbono gran parte della domanda di phev (plug-in hybrid electric vehiclee) e full hybrid (e in molti casi hanno bisogno del vecchio e vituperato diesel) si trovano in una situazione dove la loro domanda di auto tradizionali o elettrificate non sarà più soddisfatta e dovranno affrontare una svolta verso l’elettrico puro ancora non del tutto praticabile per limiti infrastrutturali e di propensione dei driver e utilizzatori a utilizzare auto elettrica.
Secondo lo Smart mobility report 2023 del Politecnico di Milano, redatto anche con contributo di GasGas, tra le barriere che rallentano la diffusione di auto elettriche, c’è la carenza di capillarità sul territorio di punti di ricarica. Lo studio pone l’accento anche sul posizionamento delle infrastrutture di ricarica, che dovrebbe svilupparsi maggiormente nei punti di interesse come centri commerciali, oltre che sulla rete autostradale.
Da una parte ci sono difficoltà oggettive, ma dall’altro ci sono in Italia (fanalino di coda europeo nella diffusione di e-car) anche limiti culturali e di corretta informazione. Infatti tra i motivi della lentezza, secondo i curatori del report, c’è sicuramente una resistenza culturale al cambiamento che il più delle volte si basa su preconcetti nell’utilizzo delle bev (battery electric vehicle) o sulla questione dell’autonomia
Per lo Smart mobility report 2023, nell’ultimo anno i Paesi europei con il numero maggiore di immatricolazioni di auto elettriche sono stati Germania (27% sul totale delle immatricolazioni), Regno Unito (23%) e Francia (22%). In termini di market share, invece, i Paesi che registrano una maggiore penetrazione dell’elettrico sono stati Norvegia (89%), Svezia (56%) e Danimarca (39%). Tutti mercati sostenuti da meccanismi di incentivazione forti. L’Italia resta sotto la media europea con una distribuzione interna delle immatricolazioni disomogenea anche fra le regioni. Con Lombardia, Trentino-Alto Adige, Toscana e Lazio che registrano il numero maggiore di immatricolazioni.
L’Italia, e questo si riflette anche sul mercato flotte, non è tra i Paesi electric friendly e la quota di Bev è plafonata intorno al 4% , mentre i dati di Jato Dynamics relativi ad agosto indicano un vero e proprio boom in Europa con un raddoppio dei volumi (+102%) per un totale di quasi 200mila ev (electric vehicle) e una quota del 22%. Guida la Germania (+ 171%) che rappresenta il 44% della domanda totale europea. Tra i brand in forte crescita c’è Tesla (con molte unità made in China) ed MG, inglese di nome, cinese di fatto. A questo punto c’è da capire se, con una Germania che ha rimodulato gli incentivi , lo sviluppo del mercato ev continuerà e se l’Italia, soprattutto quella delle flotte, accelererà il passo della transizione verso l’«auto a pile», soprattutto quelle di passaporto cinese che conquistano un ruolo crescente tra gli operatori Nlt (noleggio a lungo termine).
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