Nello sportsystem e fitness italiano a rischio 1 milione di posti di lavoro
Assosport, Assofitness e Anif-EuroWellness lanciano un appello al Governo affinché vari misure in grado di evitare che collassi l’intera filiera
di Marcello Frisone
4' di lettura
A causa dell’emergenza coronavirus, è a rischio l’occupazione di più di 1 milione di persone che a vario titolo sono impegnati nei centri sportivi e nell’industria dello sportsystem italiano. È l’allarme lanciato da Assosport (Associazione nazionale fra i produttori di articoli sportivi), Assofitness (organizzazione delle aziende italiane del fitness facente capo ad Assosport) e Anif-EuroWellness (Associazione nazionale impianti sport & fitness) che, allo stesso tempo, “suggeriscono” al Governo anche il possibile rimedio per scongiurare questo pericolo: sussidi, agevolazioni e incentivi per associazioni, società sportive dilettantistiche e imprenditori.
L'allarme del comparto sport: l'appello al Governo
«La chiusura dei centri sportivi, già tragica per titolari e personale impiegato nelle migliaia di impianti, palestre, piscine e campi sportivi disseminati in tutta Italia – fanno sapere Assosport, Assofitness e Anif-EuroWellness -, rischia di far collassare uno tra i più importanti network di promozione di salute e sani stili di vita per i cittadini e di comportare pesanti ricadute sull'intera filiera produttiva, che potrebbero mettere in ginocchio le aziende che producono attrezzature, abbigliamento e calzature per il fitness. Per questo - sottolineano le 3 associazioni - ci siamo rivolti ai più stretti collaboratori del ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, per chiedere al Governo misure tarate sul settore per affrontare nell'immediato la crisi economica esplosa a causa del diffondersi del virus Covid-19, ma pure un piano d'azione lungimirante per il medio-lungo termine, che preveda quindi interventi a lunga gittata».
La speranza di una pronta ripresa
Quando il peggio sarà passato – è la speranza condivisa dalle 3 realtà associative –, la ripartenza dei centri sportivi e dell'industria dello sportsystem sarà possibile soltanto se titolari e gestori di associazioni e società sportive dilettantistiche e imprenditori potranno contare su sussidi, agevolazioni e incentivi da investire nella ripresa. «L'Italia - concludono le 3 associazioni - vanta da sempre una tradizione sportiva di altissimo livello che permette ai grandi campioni di esprimersi e a una popolazione di 20 milioni di persone, di ogni fascia d'età, tramite lo sport dilettantistico, di tutelare la propria salute. Il nostro Paese non può permettersi di lasciare indietro un comparto che dà lavoro a più di 1 milione di persone tra dipendenti, collaboratori e addetti al settore».
In sole due settimane calo del 24%
Intanto, dopo solo 2 settimane dall'inizio dell'emergenza, l'industria dello sport ha subìto un calo di attività del 24% a livello nazionale, rispetto ai giorni prima della crisi. «L'inflessione - fanno sapere dall’Osservatorio Sportclubby , la startup di Wylab (il primo Sportstech business incubator in Italia) - non riguarda soltanto le regioni più colpite - con misure restrittive all’epoca del rilevamento limitate a poche aree - ma anche quelle con un numero più ridotto di casi. Un dato significativo per stimare quella che sarà la perdita registrata dal settore, considerando che nel 2019 le prenotazioni di corsi e lezioni per i mesi di febbraio e marzo hanno pesato sul totale dell'anno per il 15%».
I dati della piattaforma per prenotare servizi dedicati a qualsiasi tipo di sport (riguardano strutture e personal trainer che monitorano i comportamenti di oltre 140.000 utenti attivi in Italia) permettono di fare un primo bilancio sulle conseguenze economiche che il coronavirus avrà sull'industria dello Sport&Wellness, un mercato che rappresenta il 5,3% dell'economia globale e che vale in Italia circa 10 miliardi di euro.
No a palestre e piscine, sì agli sport da campo
Analizzando l'andamento delle attività nelle regioni più coinvolte nell'emergenza, gli sport più colpiti - come si poteva prevedere - sono stati quelli praticati in centri chiusi e frequentati da molte persone: nelle ultime 2 settimane fitness, functional training e crossfit hanno registrato un'inflessione media del 35% nel numero di prenotazioni, lo spinning del 42%, il nuoto addirittura del 64%. Al contrario, hanno subìto un impatto meno pesante gli sport da campo come il padel , calato solo del 7%, o il tennis che sembra aver addirittura guadagnato utenti tra chi preferisce disertare la palestra, con una leggera crescita del 5%.
La situazione nelle regioni: forte calo anche al sud
La Lombardia paga il prezzo più caro: l'ecosistema sportivo locale ha visto in sole 2 settimane un calo complessivo delle attività del 75%. In Emilia Romagna la flessione è stata del 24%, la stessa registrata in Piemonte, nonostante il numero di casi rilevati qui sia notevolmente inferiore, così come le misure adottate in questa regione nelle prime 2 settimane. In Veneto, invece, il rischio di contagio sembra aver preoccupato di meno gli sportivi: il calo medio di affluenza nelle palestre è stato soltanto del 14%, con un picco del 19% nella prima settimana dell'emergenza. Il settore ha già subìto pesanti conseguenze anche nelle aree colpite per ora soltanto marginalmente dal coronavirus: in Puglia, per esempio, non ci sono state ricadute durante l'ultima settimana di febbraio, ma la preoccupazione si è fatta sentire successivamente, con un calo di attività del 28%. Simile la reazione registrata sulle isole, dove le prenotazioni nella prima settimana di marzo sono calate del 40%.
L’impatto negativo
«Analizzando i dati del nostro osservatorio - spiega Stefano De Amici, cofondatore e Cpo di Sportclubby - emerge chiaramente l'impatto negativo che l'incertezza di queste settimane sta producendo su tutto il settore, anche nelle zone in cui il livello di emergenza è ancora basso. Diffondere una corretta informazione su rischi e prevenzione sarà fondamentale nelle prossime settimane. Continuare a fare sport in sicurezza è possibile e crediamo che sarà l'occasione per scoprire nuove discipline e forme di allenamento. Nel nostro network, per esempio, esistono circa 40 sport “minori” che si possono svolgere all'aperto tutto l'anno e decine di personal trainer che impartiscono lezioni personali in sedi diverse dalla classica palestra».
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