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Netflix, 16 milioni di nuovi abbonati nell’era dei lockdown

Il leader dello streaming batte le attese e regge alla guerra concorrenziale. Continua a produrre show in Corea e in Islanda

di Marco Valsania

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3' di lettura

NEW YORK - Quasi sedici milioni di nuovi abbonati al mondo, il doppio del previsto, per un totale di 183 milioni. Netflix nei primi tre mesi dell'anno si conferma tra i business vincenti nell'era della pandemia da coronavirus. Che paralizza le attività economiche e costringe a casa le famiglie, trasformando lo streaming sugli schermi di televisioni, computer e device mobili nelle poche opportunità di sfuggire all'assedio.

L'azienda ha tenuto a battesimo le trimestrali del settore tech e dei nuovi media, che vedrà tra il 28 e il 30 di aprile arrivare i bilanci di Alphabet come di Facebook, di Apple come di Amazon e Microsoft. E lo ha fatto sollevando il sipario, oltre che sul boom di utenti, su utili per azione pari a 1,57 dollari, 709 milioni di dollari in utili netti, e su entrate di 5,77 miliardi, lievitate dai 4,52 miliardi di un anno fa.

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Netflix è entrata di diritto e rimane nel paniere dei titoli classificati quali azioni dello “stay at home”. Anche se, già in rialzo del 35% da inizio anno, le sue quotazioni sono solo momentaneamente salite del 10% nel dopo mercato, sull'onda dei risultati, per poi azzerare il guadagno.

Concorrenza tenuta a bada
La società ha retto finora bene anche all'accresciuta concorrenza, alle cosiddette guerre dello streaming, che ha visto il debutto nei mesi scorsi di Disney+, lanciato dal colosso dello spettacolo Disney, cha ha rastrellato a oggi 50 milioni di utenti. Debutti di nuovi servizi sono tuttora in vista: da Hbo Max a fine maggio della nuova ATT che ha rilevato Time Warner, a Peacock della NbcUniversal di Comcast, che ora è in fase pilota e sarà disponibile al pubblico generale da luglio. Nelle scorse settimane è stato inoltre tenuto a battesimo con successo un servizio streaming per dispositivi mobili, Quibi, sponsorizzato dal magnate di Hollywood Jeffrey Katzenberg.

Cassaforti di contenuti
Ma Netflix può far leva sulla propria posizione di leadership globale e assicura di avere cassaforti piene di contenuto per difenderla in futuro, nonostante il generalizzato blocco di nuove produzioni. Ha rivelato strategie basate su una programmazione di lungo periodo che la vedono nei fatti avere a disposizione un calendario sicuro di prodotti per il resto dell'anno e per il 2021. Con la sua capacità di produrre in molti mercati internazionali, inoltre, non ferma del tutto la preparazione di nuovi show: è al momento attiva nello sfornare nuovi content in Corea del Sud e in Islanda, dove esistono le condizioni per lavorare grazie ai livelli di test, controllo e contact tracing del coronavirus.

Incognite sulle previsioni
L'azienda, nella sua lettera agli investitori, ha previsto ulteriori aumenti degli utenti nel trimestre in corso – di 7,5 milioni, una stima definita provvisoria date le incertezze delle situazione. Anche se ha ammonito di ipotizzare successivamente frenate nel resto dell'anno al cospetto di una graduale uscita dai lockdown. Nel primo scorcio del 2020, tra gli show più guardati, ha citato il docudrama Tiger King, la saga degli oscuri personaggi che gestiscono zoo privati e commercio di tigri negli Usa, visto da 64 milioni di spettatori. La nuova stagione della popolare serie d'azione girata in Spagna Money Heist ha attirato 65 milioni di consumatori.

Beneficenza anti-coronavirus
Netflix, a fronte del coronavirus, ha fatto sapere di aver investito direttamente in interventi di soccorso per 150 milioni di dollari nel settore, quali un fondo da cento milioni per assistere lavoratori nella tv e nel cinema statunitense e donazioni per 30 milioni ad associazioni in Paesi dove ha una presenza radicata.

Bene anche Snap
Accanto a Netflix, il social network Snap ha a sua volta battuto le attese, riportando una perdita ma con incrementi delle entrate del 44% a 462 milioni e con 229 milioni di utenti quotidiani, aumentati di un quinto. Il titolo ha guadagnato fino al 20% nel dopo mercato.

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