Netflix guida l’avanzata dello streaming che lancia la sfida alla Tv italiana
L'Area Studi Mediobanca presenta la nuova edizione del Report Media & Entertainment, con l'analisi del settore a livello mondiale e italiano
di Andrea Biondi
I punti chiave
3' di lettura
La Tv tradizionale resta leader per ricavi. Ma alle porte del castello i giganti dello streaming picchiano sempre più forte. Magari qualcosa cambierà nel corso del tempo (o magari anche no). Fatto sta che i numeri segnalano di un assalto al fortino di Rai, Sky e Mediaset che prosegue, incessante, guidato da una Netflix che in Italia, scrive l’Area Studi Mediobanca nel suo Report Media & Entertainment, conl'analisi del settore a livello mondiale e italiano, può «contare quasi 5 milioni di abbonati nel 2022 (+50% rispetto al 2019). Per un giro d’affari stimato attorno ai 550 milioni (+35% sul 2020 e +70% rispetto al 2019) che dovrebbe salire a 600 milioni nel 2022».
Un mercato Tv concentrato
In Italia il mercato si mostra come molto concentrato con i primi tre operatori televisivi (Rai, Sky e Mediaset) che sviluppano oltre l'80% del giro d'affari complessivo. In termini di fatturato (i dati sono in questo caso riferiti al 2021) Rai si attesta in prima posizione con 2,7 miliardi di euro ( +6,7% sul 2020), seguita da Sky (2,5 miliardi; -10,4% sul 2020) e Mediaset (2 miliardi; +11,7%).
Sul versante della redditività l’ebit margin aggregato «continua a peggiorare»: scendendo al -5,2% nel 2021 e -6,1 punti percentuali rispetto al 2019. In controtendenza Paramount (+9,7 punti percentuali fra 2019 e 2021); Walt Disney (+5,8 punti); Mediaset (+5) e Rai (0,9). Ebit margin negativo per La7 (-3,8%) e Sky (-30,3%) che «Risente principalmente dei
minori introiti da abbonamenti e pubblicità, nonché dell'investimento fatto per lanciare l'offerta Sky Wifi, il nuovo business broadband».
La crisi della Pay Tv
In generale, considerando l’intero settore radiotelevisivo italiano il giro d'affari, pari a 8,5 miliardi nel 2021, è ancora inferiore agli 8,7 miliardi del 2019 (-2,6%), ma in crescita del 4,6% sul 2020 (8,1 miliardi). Così suddiviso: +9,7% la TV in chiaro (4,8 miliardi); -3,6% la TV a pagamento (3,1 miliardi) e +11,2% la radio (600 milioni). La TV a pagamento risente di tendenze diametralmente opposte, con la Pay TV tradizionale in calo (-14,9%) e lo streaming in crescita a doppia cifra (+32%). Il tutto equivale a un forte aumento il peso specifico di quest'ultimo segmento di mercato, con lo streaming che sviluppa ora il 32,3% (più del doppio rispetto al 2019) dei ricavi complessivi della Tv a pagamento.
In calo le stime per il 2022
Per l'intero 2022 si stima un calo del 4% dei ricavi complessivi dei principali operatori italiani del settore, in virtù dell'ulteriore contrazione della Pay TV tradizionale e del rallentamento della raccolta pubblicitaria (che dovrebbe chiudere l'anno con un -5%), sempre controbilanciati dalla crescita dello streaming. In tale ambito, scrivono tuttavia gli analisti di Mediobanca, «è però necessario che l'Italia continui a colmare il gap in essere con i principali Paesi Europei quanto a diffusione delle reti VHCN (Very High Capacity Networks)».
Lo streaming con pubblicità
Certo, ora lo streaming sarà chiamato a misurarsi con le difficoltà del momento: costi e inflazione. «La fruizione on demand – scrive Mediobanca – è sempre più popolare, ma gli utenti che si trovano a fare i conti con un’offerta frammentata e con costi in aumento guardano oggi con maggior interesse ai servizi supportati dalla pubblicità. Tra gennaio 2022 e giugno 2022 la principale fetta dell'on demand è in modalità S-Vod (Subscription video on demand), con il 54% di share sul tempo di visione totale, segnando però un calo percentuale equivalente alla crescita delle piattaforme A-Vod (Advertising supported video on demand), in virtù della possibile migrazione del pubblico S-Vod verso le piattaforme A-Vod».
Rai, canone più basso in Europa
Mediobanca si sofferma anche nello specifico sull’analisi della Tv pubblica. L’area Studi sottolinea che con 8,9 miliardi è il servizio radiotelevisivo pubblico tedesco a evidenziare il giro d'affari più elevato nel confronto europeo, più del triplo rispetto a quello italiano. Completano il podio Gran Bretagna (7,7 miliardi) e Francia (3,9 miliardi). Nel 2021 l'Italia si posiziona al terzo posto per crescita dei ricavi (+6,7% sul 2020), dietro solo a Spagna (+24,2%) e Gran Bretagna (+8,3%). Capitolo canone: all'Italia spetta il più basso canone unitario fra i maggiori Paesi europei, inferiore anche alla media europea (25 centesimi al giorno per abbonato contro i 32 centesimi di media. Molto più onerose per i contribuenti la TV pubblica tedesca (58 centesimi giornalieri), quella britannica (50 centesimi) e francese (38 centesimi). Nel 2022 solo 77,8 dei 90 euro (pari all'86%) sborsati da ogni abbonatosono stati incassati dalla Rai, un'incidenza anche in questo caso inferiore alla media europea (90,5%).
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