Netflix ai raggi X: nella corsa agli abbonati scioperi e costi incidono sui contenuti
Lo stop alle password condivise spinge la base clienti. La leva della tecnologia per ottimizzare i rapporti con la clientela
I punti chiave
Le ultime da Radiocor
Borsa: Milano salva in extremis seduta opaca (+0,12%), si rafforza l'euro
*** BTp: spread chiude poco mosso a 175 punti, rendimento sui minimi da settembre
Bce: Nagel, prematuro anche solo parlare di tagli dei tassi
6' di lettura
Da una parte, unitamente all’ottimizzazione della gestione dell’utente anche con l’hi tech, continuare a sfruttare l’articolazione dei piani d’abbonamento. Dall’altra proseguire nell’eliminazione della condivisione delle password. Sono tra le priorità di Netflix, in attesa che i ricavi da pubblicità diventino sostanziali, a sostegno del business.
La strategia
Già, il business. Fino a circa un anno fa la società di streaming si basava sul cosiddetto Svod (Subscription video on demand). Vale a dire: il fatturato era generato esclusivamente dall’abbonamento. Da Novembre 2022, invece, alla subscription è stato affiancato l’advertising. La strategia dà i suoi frutti? Nel terzo trimestre del 2023, gli abbonamenti con lo spot sono saliti del 70% rispetto al quarter precedente. Non solo: l’azienda indica che - negli Stati dov’è previsto l’advertising - circa il 30% delle nuove sottoscrizioni è realizzato con questa modalità. Sennonché, prima che i ricavi da pubblicità diventino concreti c’è bisogno di un po’ di tempo. È necessario che si costituisca la sufficiente base di utenti - con il meccanismo in oggetto - al fine di attirare gli inserzionisti. Tanto che, nel 2023, Netflix indica come il giro d’affari da spot non sarà “material to business”.
Al di là di ciò, proprio al momento della svolta nella strategia aziendale, gli esperti avevano sottolineato pregi e difetti del cambiamento. Per alcuni - in generale - la mossa è corretta. Nel 2027 la pubblicità sul video online è stimata arrivare a circa 331 miliardi di dollari, mentre il fatturato da abbonamenti dovrebbe essere intorno a 150 miliardi. Logico, quindi, che la società voglia avere una parte della torta. Altri, invece, si erano concentrati sul fatto che introdurre la pubblicità rischia di fare scendere il ricavo medio per cliente. Il minore prezzo dell’abbonamento con gli spot può, soprattutto a fronte del calo del potere d’acquisito delle famiglie, indurre chi ha la subscrpition “piena” a spostarsi su quella che costa di meno. Infine c’era chi rimarcava un ulteriore aspetto. Quale? Che l’obiettivo della società era anche di mantenere, e difendere, il tasso di reclutamento dei clienti. Il gruppo è focalizzato, tra le altre cose, sull’ introduzione della limitazione della condivisione delle password. Un passaggio che potrebbe indurre l’azienda a fronteggiare l’abbandono della piattaforma da parte degli utenti. La nuova offerta, quindi, sarebbe anche una strategia finalizzata a garantirsi il “soft landing” su questo fronte.
Un primo consuntivo
Ebbene: un anno dopo la svolta, quali i riscontri proprio rispetto agli abbonati? I numeri sull’ultimo trimestre danno delle indicazioni. I nuovi abbonati netti, nel periodo compreso tra inizio Luglio e fine Settembre, sono risultati 8,76 milioni. Si tratta di un dato cui, da un lato, ha ovviamente contribuito la progressiva eliminazione della condivisione delle password; ma che, dall’altro, è stato aiutato dalla stessa ottimizzazione dell’utente e dall’articolazione delle offerte (per l’appunto, priorità aziendali). Dal che, in un contesto dove le Global streaming paid net additions sono risultate superiori alle stime di consensus, diversi esperti rimarcano come fino a qui - rispetto al fronte degli abbonati- la mossa dell’azienda funzioni. In tal senso gli utenti globali, al 30 Settembre scorso, erano 247,15 milioni (223 milioni un anno prima). E nello stesso secondo trimestre l’incremento netto era già stato di 5,89 milioni. Insomma: non può negarsi che la dinamica degli abbonati di Netflix, al di là delle stagionalità, sia instradata nella giusta direzione.
Ciononostante, deve sottolinearsi un aspetto:il ricavo medio per utente, nell’ultimo quarter, è calato. Il ribasso, sia a cambi valutari costanti che con il dato reported, è dell’1% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Si tratta di un andamento che può segnalare come l’incremento dei clienti avvenga su piani tariffari meno costosi. Il che non è positivo. Netflix non condivide questa considerazione. Vero! La società, nel commento alla trimestrale, conferma che la dinamica in oggetto è dovuta anche ad un cambio nel mix dei piani d’abbonamenti. E, tuttavia, rimarca come si tratti dell’effetto anche, e soprattutto, della crescita dei clienti in Paesi caraterizzati da subscriptions medie più basse e dai limitati rialzi dei prezzi negli ultimi 18 mesi.
Prospettive e futuro
Fin qui alcune considerazioni riguardo all’andamento dei clienti nel recente passato. Il risparmiatore, però, è interessato alle prospettive future. Rispetto ad esse si pone il seguente quesito: in che modo l’azienda può continuare a sostenere gli abbonamenti, soprattutto dopo che l’effetto del taglio alla condivisione delle password verrà meno? Una risposta, immediata, è facendo leva sui contenuti. Da sempre Netflix è considerata efficiente nella realizzazione di film o serie Tv in grado di incontrare i gusti del pubblico. Qui - è l’indicazione degli esperti - un atout dell’azienda californiana è di avere spinto sulla realizzazione di contenuti locali i quali, da un lato, consentono di adeguare maggiormente la produzione ai gusti degli utenti dei vari mercati; e che, dall’altro, possono ugualmente diventare un successo sovranazionale. Sennonché, alcune nuvole sono presenti. In primis vari analisti rimarcano come i competitor abbiano, non di rado, “library” di film importanti. Quindi possono, tra le altre cose, svilupparenuovi “franchising” e alzare il livello della sfida a Netflix. Inoltre - ma questo tema riguarda un po’ tutto il comparto - i costi delle produzioni sono destinati ad aumentare. Lo sciopero degli autori, conclusosi di recente (quello degli attori prosegue), ha mostrato come ad Hollywood il “picco” per le produzioni Tv sia alle spalle. Al di là del fatto che lo stesso sciopero - nel breve periodo - ha indotto un calo nella realizzazione di serie televisive, lo scenario che molti descrivono è quello in cui si faranno meno show. Certo: Netflix afferma che la sua offerta rimane valida. Quindi, la leva dei contenuti per aumentare (o mantenere) gli abbonati resta efficace. E, tuttavia, diversi esperti sottolineano che il risultato non è così scontato.
Intelligenza artificiale
Una mano, forse, arriverà dalla stessa Intelligenza artificiale generativa. La società, è noto, è leader nell’uso dei dati dei clienti, anche attraverso l’Artificial intelligence (AI). Si tratta di algoritmi i quali contribuiscono a definire, ad esempio, la “landing page” e la corretta proposta per l’utente in una maniera molto competitiva. Le altre società di streaming fanno anch’esse passi in avanti. Ma non può negarsi che l’approccio tecnologico è un atout di Netflix. Quella Netflix la quale, ovviamente nei limiti legali e degli accordi con gli autori, potrebbe ipotizzare altri usi degli algoritmi generativi. Tra gli altri: nella creazione di contenuti personalizzati. Si tratta, va detto, di mere speculazioni del mercato. E, però, non va dimenticato che il modello di business di Netflix è - per l’appunto - ad alto tasso tecnologico.
Il conto economico
Ma non è solo questione di Ai, produzioni Tv o abbonati. Il risparmiatore è interessato anche all’andamento del conto economico. Negli ultimi tre anni, che sono stati influenzati dallo confinamento domestico dovuto al Covid, i ricavi sono progressivamente saliti. Erano 24,996 miliardi nel 2020 e sono arrivati, passando per 29,697 del 2021, a quota 31,615 nello scorso esercizio. Il margine operativo, dal canto suo, ha “disegnato” una parabola. Era al 18% (2020). Poi è salito al 21% (2021) e, successivamente, è ridisceso al 18%. Rispetto alla fine del 2023 l’Operating margin è, però, previsto in rimonta. Proprio nell’ultima trimestrale Netflix ne ha migliorato la guidance. In precedenza le stime indicavano la forchetta compresa tra 18 e 20%. Adesso la previsione, considerando i tassi di cambio al 1/1/2023, è intorno al 20%. Riguardo al 2024, e assumendo che non ci siano materiali variazioni sul fronte valutario, il margine operativo dovrebbe situarsi tra il 22 e il 24%. Si tratta di numeri che sono piaciuti agli investitori, i quali hanno premiato - successivamente alla pubblicazione della trimestrale - il titolo in Borsa. Un’azione che, nel 2023, è passata da circa 294 dollari ad inizio anno agli attuali 411,7 (chiusura del 31/10/2023). Si tratta di un andamento che implica il rapporto tra prezzo ed utili corrente intorno alle 40 volte. Vale a dire: un dato che, da una parte, non è elevato se confrontato con la storia di Netflix; ma che dall’altra, secondo Seeking Alpha appare superiore rispetto al settore di riferimento.
Focus
Flussi di cassa
Nei primi nove mesi del 2023, Netflix ha generato oltre 5 miliardi di dollari di free cash flow (a fronte dei 1,3 miliardi dello stesso periodo del 2022). Sull’intero anno l’indicatore è stimato a 6,5 miliardi (+/- un centinaio di milioni).
loading...