vacanze americane

Fuga a New York: la corsa verso il nuovo nella città che non dorme mai

Gli indirizzi più intriganti e le ultime aperture dall’arte al food (e shopping) nella Grande Mela

di Fernanda Roggero

(AP)

4' di lettura

Williamsburg? Ampiamente perlustrata. The Vessel? Scenografica, ma ormai già troppo abusata su Instagram. Nella città che non dorme mai l’adrenalinica corsa al nuovo è senza freno. Per questo si torna e ritorna senza fine, certi di trovare ogni volta mille altri motivi di stupore. Quale sarà “the next thing”? Secondo molti le novità continueranno ad arrivare da un’imponente riconversione immobiliare a South Brooklyn, nata sei anni fa con l’ambizione di diventare il nuovo hub creativo della Grande mela. E in continua evoluzione.

Benvenuti a New York. In forma smagliante sempre pronta a sorprendere in tutte le sue caleidoscopiche facce. Ecco qualche indizio.

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Industry city, tra miele e sake

Siamo a South Brooklyn, accanto a Sunset Park, una manciata di fermate di metropolitana da Manhattan. Qui ha preso forma il più colossale progetto privato di recupero edilizio: un investimento di 400 milioni di dollari per creare un nuovo “ecosistema dell’innovazione”. Non spaventi l’enfasi della definizione. Siamo di fronte a 16 edifici che un tempo costituivano una mastodontica rete di magazzini e oggi sono stati trasformati in uffici, spazi di co-working, studi di produzione per digital entertainment e social advertising, ma anche caffetterie, piccoli ristoranti, pop-up per marchi emergenti della moda, gioiellerie etniche e deli kosher. Quella che nel 1890 veniva descritta come «una grande città industriale dentro la città» (l’enorme scritta occhieggia ancora sulla parete di uno degli edifici) oggi ospita più di 500 attività produttive e vi lavorano 7.500 persone.

Per il turista che ci si avventura c’è l’imbarazzo della scelta: può lasciarsi sedurre dal miele metropolitano di Bee Raw, apprezzare i disegni fatti a mano della carta da parati di Flavor Paper, assaggiare il sake prodotto sul posto da Brooklyn Kura mentre fa un giro al Japan Village, cercare un abito vintage da Arcade o perdere la testa per un cappello di Teressa Foglia. Altrettanto variegata l’offerta gastronomica: bibimpap coreani da Ejen, chicken tikka masala al Taza Market, dumpling da Yaso Tangbao, ogni possibile declinazione di avocado all’Avocaderia e il più straordinario dei pastrami sandwich - a sentire i critici della rivista Eater - da Hometown Bar-B-Que.

Il tramonto a Red Hook

Quando approdate in questa parte di Brooklyn che guarda alla statua della Libertà non lasciatevi suggestionare dai vetusti capannoni o dai parcheggi affollati di scuola-bus in disarmo. Provate a voltare lo sguardo. Vedrete ovunque lavori in corso per la trasformazione di vecchi edifici in scintillanti condomini a cinque stelle. Le gallerie d’arte sono già sbarcate in forze e il processo di gentrificazione per quella che pare destinata a diventare la nuova Williamsburg è pienamente in atto. Il Fairway Market è quasi più hipster di WholeFood, con le sue verdure allineate secondo un perfetto cromatismo e le sue molteplici variazioni di latte senza lattosio. I crab rolls del Brooklyn Crab sono da manuale mentre l’indirizzo per l’aragosta - con prezzi già più che allineati a Manhattan - è il Red Hook Lobster Pound. Da Red Hook si torna a Wall Street in traghetto e al tramonto è molto suggestivo.

MoMA luminoso e interattivo

Dopo quattro mesi di chiusura ha riaperto a fine ottobre, più bello che mai. Il progetto di rinnovamento dello studio di archistar Diller Scofidio + Renfro ha portato a un ampliamento dell’area espositiva che consente al museo di mostrare 1.500 opere più di prima. Modificati anche i criteri di esposizione, non più lineare ma tematica e con enfasi sulle nuove forme espressive. Un esempio su tutti: Les Demoiselles d’Avignon di Picasso, uno dei quadri più importanti del museo, oggi è posto accanto a un’opera del 1967 dell’artista afro-americana Faith Ringgold, American People Series #20: Die.

Un tuffo nell’Upper East Side

Eccoci nel cuore della New York “bene”. Tra una passeggiata al Central Park e una visita al Guggenheim Museum. A pochi blocchi dal museo si incontra l’hotel Lowell, uno scrigno raffinato dove vale la pena regalarsi un afternoon tea di impeccabile eleganza.

Frenesia abbordabile per il sushi

Il consiglio è di trovarsi lì alle 17.30, al momento dell’apertura. La sera si rischia di star fuori al freddo in coda anche un’ora e mezza. Nami Nori è il nuovo indirizzo di culto degli amanti del sushi. Aperto poco più di un mese fa nel West Village da Taka Sakaeda, già executive chef al pluridecorato Masa di Columbus Circle. In un ambiente casual serve un sushi straordinario nell’inusuale forma di tacos: imperdibili quelli con le capesante o ai ricci di mare. La tecnica assorbita nei dieci anni di lavoro con Masa Takayama gli consente di azzardare su accostamenti e consistenze. Un’esperienza gustativa prossima a quella del tristellato Masa ma a prezzi assai abbordabili (dai 5 ai 7 dollari a pezzo).

Libri e abiti vintage

“18 miles of books”, 18 miglia di libri, dice il marchio dello Strand, la libreria indipendente attiva nell’East Village dal 1927. Vecchi scaffali di legno in cui sono stipati i volumi in un ordine noto solo agli addetti del negozio. Ma qui potrete trovare di tutto. Da McNally Jackson in Prince St, altra storica libreria indipendente, oltre a perdervi nel vasto assortimento di riviste potrete fare colazione con bagel e ottimi cappuccini al latte bio.

Per gli amanti di abiti vintage l’indirizzo, dal 1973, è sulla West Brooklyn, da Paracelso. Vale una visita anche solo per fare due chiacchiere con la titolare, Luxor Tavella, hippy d’antan dal gusto raffinatissimo. I suoi vestiti e le sue sciarpe, colorati ed eclettici sono esposti come opere d’arte. «Il mio negozio è il mio studio - racconta - mi ricordo quando veniva Alexander McQueen (il celebre designer britannico, ndr): rovistava e poi creava pezzi unici mescolando e sovrapponendo abiti, giacche e scialli».

Per approfondire:
Hotel di design

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