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Nicchie da scoprire: in mostra le ceramiche transilvaniche di von Bartha

Alla Fondazione H. Geiger fino al 6 novembre una raccolta di qualità museale con pezzi che risalgono al Settecento

di Silvia Anna Barrilà

Mostra “Transylvania's Hidden Treasures; Ceramics & Textiles from the von Bartha Collection”, Kulturstiftung Basel H. Geiger, 2022, Fotografia Kulturstiftung Basel H. Geiger

3' di lettura

Il nome di von Bartha è indissolubilmente legato all'arte costruttivista, che la galleria di Basilea ha promosso sin dalla sua fondazione nel 1970. Ma c'è un'altra grande passione nel cuore del fondatore, Miklós von Bartha, del tutto diversa dalla prima: la ceramica popolare transilvanica. Definirla una nicchia è poco, eppure, specializzarsi in un settore molto specifico, approfondendone la conoscenza e diventando esperti, può aiutare a mettere insieme con pochi mezzi raccolte preziose, che eventualmente acquisiscono valore nel tempo. Nel caso di von Bartha, molti dei 600 pezzi della collezione, ora parzialmente esposta alla Fondazione H. Geiger di Basilea, sono stati acquistati ai mercatini per 20, o 50, o 100 euro l'uno, ma all'asta si trovano a 500-1.000 euro.

Ritratto di Miklòs von Bartha

Le cosiddette ceramiche “habane”, nome che deriva dalla minoranza anabattista di origine svizzera e tedesca che si stabilì in Transilvania in seguito alle persecuzioni religiose all'inizio del XVIII secolo, partono invece da 5-6.000 euro e arrivano a 25-30.000 euro per i pezzi di grande qualità. “C'è una sola casa d'asta dove si trovano” spiega von Bartha, “ed è la Nagyházi di Budapest. Tuttavia, bisogna fare attenzione, perché questi oggetti sono spesso danneggiati, oppure restaurati molto male, per cui, quando si vedono dal vivo, spesso si rinuncia all'acquisto nonostante sul catalogo fossero sembrati interessanti. È molto meglio comprare dalle grandi collezioni. Infatti, gli ungheresi tra le due guerre hanno acquistato tutto quello che potevano dalla Transilvania, prima che diventasse rumena. Ora sono rimaste solo tre o quattro collezioni e da quelle cerco di comprare i pezzi migliori. Per farmi vendere i pezzi migliori offro più di quello che dovrei”.

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Mostra “Transylvania's Hidden Treasures; Ceramics & Textiles from the von Bartha Collection”, Kulturstiftung Basel H. Geiger, 2022, Fotografia Kulturstiftung Basel H. Geiger

La storia

Per riconoscere la qualità degli oggetti bisogna conoscerne la storia. “All'inizio tutti sbagliano, e quei pezzi bisogna liquidarli o regalarli – così dice von Bartha –. Personalmente non intendo vendere la collezione, ma voglio ridimensionarla, conservando solo i pezzi di qualità museale, che sono circa 200”. L'interesse di von Bartha nasce dalla storia della sua famiglia paterna, originaria di un piccolo paese chiamato Nagyborosnyó in Transilvania, regione che fino alle prima guerra mondiale apparteneva all'Ungheria e nel 1918 è passata alla Romania.
“Tutto parte da un piatto proveniente dalle manifatture di Turda, che è sempre stato proprietà della famiglia” racconta von Bartha. “Quando i miei nonni si sono trasferiti a Budapest nel 1914, lo hanno portato con sé e il piatto è sopravvissuto a due guerre mondiali. Mio padre, sapendo del mio interesse per l'arte e l'artigianato, lo ha regalato a me, tutto il resto è venuto dopo”.

Piatto, Turda, circa 1870-1900, diametro 30,5 cm, fotografia Conradin Frei

La Transilvania prima del 1918 era abitata da ungheresi e sassoni, per cui le ceramiche appartengono a queste tradizioni. La zona era ricca di argilla, per cui esistevano numerose manifatture e la ceramica era molto diffusa nelle case. Quello che fa la differenza è l'arrivo della comunità anabattista “habana” (sono così chiamati gli hutteriti che si sono stanziati in Moravia e Slovacchia nel Cinquecento e poi in Transilvania all'inizio del Settecento) e l'influenza che ha esercitato sulla produzione locale. Si trattava, infatti, di abili ceramisti, che si erano formati a Faenza, dove avevano imparato la smaltatura, una novità in quella zona. Vivevano e lavoravano in comunità, dividendo sia le spese che i guadagni, per cui non sono arrivati a noi i nomi degli autori. Se troviamo delle sigle sotto gli oggetti si tratta solitamente del committente. Nel 1760, con l'arrivo di Maria Teresa d'Austria al potere, gli habani sono stati costretti nuovamente a scappare e le comunità si sono disperse, per cui si parla di ceramica “post-habana”, ma hanno continuato a diffondere le loro tecniche e i loro decori sulle produzioni delle regioni limitrofe fino alla metà dell'Ottocento.

Brocca, Târgu Secuiesc, 1780-1820, 22,5 cm, fotografia Conradin Frei

La mostra a Basilea

La mostra della collezione, fino al 6 novembre, include anche una sala in cui la stilista americana di base a Milano JJ Martin ha reinterpretato alcuni dei motivi delle ceramiche nei suoi vestiti. Rientra in una serie di esposizioni alla Fondazione H. Geiger dedicate alle collezioni private di Basilea, notoriamente una città profondamente legata all'arte. La prima di tali mostre, lo scorso anno, è stata dedicata a 55 poster delle mostre di Picasso dalla collezione di 250 (ce ne sono solo due al mondo) del gallerista di Basilea Werner Röthlisberger. La Fondazione è nata nel 2018 su iniziativa di Sybille Piermattei-Geiger, costumista e sceneggiatrice, moglie dell'italiano Rocco Piermattei e nipote di Hermann Geiger, imprenditore farmaceutico, inventore del dentifricio Elmex, a cui è intitolata la fondazione. La stessa fondazione dal 2009 al 2018 ha avuto sede a Cecina, in Toscana, dove la donna ha vissuto fino a poco prima della sua morte, avvenuta nel 2020 all'età di 90 anni.

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