Premio fotografico

Nicolò Filippo Rosso con il progetto “Exodus” è il vincitore del Romano Cagnoni Award

Menzioni Speciali a Lorenzo Tugnoli e Mary Gelman

9' di lettura

Nicolò Filippo Rosso con “Exodus” è il vincitore della seconda edizione del Romano Cagnoni Award. Il viaggio iniziato dall’autore quattro anni fa, prosegue tuttora, seguendo le rotte dei flussi migratori dal Venezuela alla Colombia, dal Centro America al Messico e agli Stati Uniti. Storie di perdita e separazione, di conflitti, persecuzioni e impunità che provocano situazioni di migrazioni di massa in tutta l’America Latina.

Il premio internazionale di fotogiornalismo, promosso dalla Fondazione Romano Cagnoni, in collaborazione con Photolux Festival, nasce nel 2019, in memoria del grande fotoreporter Romano Cagnoni (1935-2018), con l’intento di supportare i fotografi di tutto il mondo, che indagano con profondità e partecipazione, i temi legati alla condizione umana, al cambiamento sociale e ambientale, alle crisi umanitarie e alla violazione dei diritti umani nel mondo.

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Per questa edizione, gli autori sono stati chiamati a presentare progetti sul tema della Libertà. Il fotogiornalismo è innanzitutto una manifestazione della libertà di espressione e di movimento. Attraverso la narrazione fotografica, la libertà, diventa un ambito da indagare ulteriormente per documentare la sua presenza, la sua assenza e il cammino per ricercarla, come condizione che dovrebbe riguardare ogni essere vivente.

Nicolò Filippo Rosso è il vincitore del “Romano Cagnoni Award” 2022

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Nella motivazione che accompagna la scelta del progetto vincitore, si legge:

“EXodus” di Nicolò Filippo Rosso è stato considerato all’unanimità, quale progetto a lungo termine, che meglio ha saputo interpretare il tema proposto in tutte le sue sfaccettature. Una testimonianza che, da quattro anni, documenta un racconto vero e dinamico, in grado di riportare condizioni di diseguaglianza sociale, di mancato accesso ai diritti primari e di difficoltà estrema nell’acquisizione delle libertà fondamentali, che caratterizzano il fenomeno delle migrazioni in America Latina.

Un argomento complesso, che l’autore riesce a rappresentare, offrendo un segnale informativo importante e continuo, rivelando una spiccata capacità di approfondimento fotogiornalistico e doti di sensibilità, istinto e coinvolgimento umano notevoli”.

«È stato un percorso molto intenso – afferma Patricia Franceschetti Cagnoni, Presidente della Fondazione Romano Cagnoni e della giuria del Romano Cagnoni Award – reso possibile grazie a collaborazioni già consolidate, come quella con il Photolux Festival e alle nuove, come quella instaurata con la piattaforma LensCulture. Fondamentale è stata la sinergia creatasi con i giurati, che conoscevano la figura di Romano Cagnoni e hanno saputo come coniugare le caratteristiche fondamentali del suo lavoro, con i progetti selezionati, davvero di altissimo livello e profondità. Questo è un premio nato con l’intento di supportare il fotogiornalismo nel mondo, caratterizzato da molti conflitti. Molti di questi sono nascosti, dimenticati o poco documentati, anche a causa della crisi che ha investito il settore del fotogiornalismo. Con il Romano Cagnoni Award ci proponiamo di supportare e coadiuvare i professionisti che con difficoltà documentano i conflitti nel mondo».

Per questo motivo, il RCA ha come obiettivo il sostegno e la diffusione delle storie, tramite il racconto diretto dei loro autori. Oltre a ricevere un premio in denaro di 5.000 Euro, una scultura, opera realizzata dall’artista di fama interazionale Armen Agop e la pubblicazione sulla rivista Internazionale, Nicolò Filippo Rosso sarà protagonista con Exodus di una mostra monografica, a cura di Benedetta Donato – Direttrice del RCA, che sarà esposta durante la prossima edizione del Photolux Festival, Biennale Internazionale di Fotografia, in programma a Lucca dal 21 maggio al 12 giugno 2022.

Nel corso delle giornate inaugurali, sarà presente l’autore per condurre una visita guidata speciale. «Con Nicolò – racconta Benedetta Donato – stiamo lavorando ad una selezione parzialmente inedita. Il progetto è attualmente ancora in fase di svolgimento e ci piacerebbe mostrarne anche le articolazioni più recenti, per far comprendere il contesto, le storie umane e l’ampiezza di un percorso così vasto e importante».

Il lavoro ha inoltre ottenuto il riconoscimento di Internazionale, che lo ha selezionato per una pubblicazione sulla rivista.

Gli oltre 100 progetti candidati, sono stati preselezionati da un comitato costituito in parte da membri della Fondazione Romano Cagnoni e in parte del Photolux Festival.

I lavori selezionati, sono stati visionati dalla giuria internazionale di esperti, composta da: Martina Bacigalupo - 6MOIS, Elena Boille - Internazionale, Daria Bonera - DB Agency/CESURA, Patricia Franceschetti Cagnoni - Fondazione Romano Cagnoni, Jim Casper - LensCulture, Manuel Rivera-Ortiz - The Manuel Rivera-Ortiz Foundation, Moshe Rosenzveig - Head On Photo Festival.

La giuria si è riunita a febbraio decretando il progetto vincitore e il conferimento delle menzioni speciali.

Il progetto vincitore e i progetti che hanno ricevuto le menzioni speciali, verranno presentati il 31 marzo 2022, durante la conferenza stampa del Photolux Festival, che annuncerà il programma della manifestazione.

RCA 22 Menzione Speciale
Lorenzo Tugnoli, con il progetto Afghanistan: Before and After August 2021

“Per aver documentato con intensa lucidità, i controversi aspetti del conflitto afghano: dal crollo del governo al fallimento dell’intervento straniero, fino ai cambiamenti del paese sotto il controllo dei talebani.

Il lavoro di Lorenzo Tugnoli pone luce e attenzione su una situazione che rischia di essere dimenticata. Un territorio oramai sull’orlo di una crisi umanitaria, in cui in molti non rinunciano ad una vita senza guerre e lottano per la libertà di espressione e di istruzione”.

RCA 22 Menzione Speciale Under 30
Mary Gelman, con il progetto M + T

“Per aver saputo raccontare la diversità come valore, attraverso un reportage delicato sulla storia intima di due persone affette dalla sindrome di Down, ambientato nel villaggio sociale di Svetlana. La discriminazione nei confronti delle persone affette dalla sindrome di Down, rappresenta una grave violazione dei diritti umani, in quanto nega libertà fondamentali ad esseri umani che hanno pari diritti di partecipazione allo sviluppo e alla vita della società, su una base di uguaglianza con gli altri.

RCA22 VINCITORE
Nicolò Filippo Rosso
Exodus

In America Latina, la mancanza di opportunità di lavoro, l’accesso limitato all’istruzione e la corruzione politica persistono da generazioni, alimentando cicli di violenza e sfollamenti che sono sia sintomi che cause di società disgregate. Ho documentato questo fenomeno negli ultimi quattro anni, viaggiando lungo le rotte migratorie dal Venezuela alla Colombia e dal Centro America al Messico e agli Stati Uniti. Seguendo per così tanto tempo migranti provenienti da diversi paesi, ho visto innumerevoli storie di perdita e separazione attraverso gli occhi dei più vulnerabili: coloro che nascono, crescono e muoiono in movimento. Nel documentare i viaggi dei migranti, ho tenuto presente la diversità dei motivi che spingono ogni popolazione ad emigrare. Eppure, ho anche capito come le persecuzioni politiche, l’impunità, e il problema dell’accesso a diritti primari come cibo e assistenza sanitaria colpisce ampiamente le società dell’America Latina, provocando migrazioni di massa in tutto il continente. Decenni di guerra civile, povertà endemica o violenze rendono difficile per i migranti trovare condizioni migliori di quelle da cui stanno fuggendo. Attraversando le terre di confine controllate da bande e gruppi ribelli, le persone sono esposte alla tratta e al reclutamento. Lì, diventare maggiorenne è arduo. In uno stato di costante allerta, gli adolescenti tendono spesso a duplicare modelli di violenza per sopravvivere nell’unico ambiente che hanno conosciuto. Per migliaia di bambini nati durante la migrazione, gli ostacoli della condizione di apolide impediranno loro di acquisire le libertà fondamentali, che potrebbero esporli all’esclusione e alla discriminazione. Alcune persone non raggiungono mai la loro destinazione.

Biografia

Nicoló Filippo Rosso è un fotografo documentarista italiano con sede in Colombia, America Centrale, Messico e Stati Uniti.

Si è laureato in Lettere presso l’Università degli Studi di Torino in Italia.

Lavora su progetti personali legati alle migrazioni nelle Americhe, all’impatto dei combustibili fossili sui cambiamenti climatici e alla lotta per la sopravvivenza delle comunità indigene abbandonate.

Il suo lavoro ha ricevuto importanti riconoscimenti come il World Press Photo, il Getty Images Editorial Grant, il W. Eugene Smith Fund, l’International Photography Award, il World Report Award ed è regolarmente pubblicato dai media americani ed europei.Oltre al suo lavoro personale ed editoriale per riviste, giornali e ONG, tiene frequentemente conferenze di fotografia e giornalismo nelle università in Colombia, Europa e Stati Uniti.

RCA22 MENZIONE SPECIALE
Lorenzo Tugnoli
Afghanistan: Before and after August 2021

L’idea di “libertà” è stata parte della grammatica della propaganda su entrambi i lati del conflitto in Afghanistan. L’”Operazione Enduring Freedom” ha segnato l’inizio della Guerra al Terrore del governo degli Stati Uniti, mentre i talebani hanno ottenuto per lo più il sostegno della popolazione afgana promettendo la libertà dagli invasori stranieri. Con queste immagini racconto la storia del crollo del governo afghano, del fallimento dell’intervento straniero e delle conseguenze immediate. Prima dell’agosto 2021, ho documentato la lotta delle forze di sicurezza afghane per contenere l’avanzata dei talebani insieme alle conseguenze della guerra sulla popolazione civile. Man mano che i talebani si rafforzavano e le città principali erano le uniche aree ancora sotto il fermo controllo del governo, un flusso di rifugiati si avvicinava ai centri urbani e le forze di sicurezza afgane subivano pesanti perdite. Questa transizione ha rivelato la natura profondamente corrotta e clientelare dello stato afghano che non poteva rifornire l’esercito e mantenere la lealtà delle autorità locali. Ben presto, una provincia dopo l’altra negoziò la resa ai talebani. Sono tornato in Afghanistan dopo agosto per documentare come sta cambiando il paese sotto il regime dei talebani. Molti cittadini afgani temono il ritorno alle regole draconiane imposte dai talebani alla fine degli anni ’90. A loro volta, i talebani sono riusciti a respingere l’invasore straniero e ora devono trasformare la guerriglia in governo e trasformarsi da un gruppo di milizia disordinato in un governo legittimo. Dopo tanti cambiamenti improvvisi e traumatici, ora l’Afghanistan è sull’orlo di una crisi umanitaria: con il crollo del vecchio sistema statale e gli aiuti finanziari internazionali congelati in una fase di stallo politico, gran parte della popolazione è precipitata in condizioni di estrema povertà. In Afghanistan, invece, molti continuano a lottare per una vita senza guerre e povertà, per la libertà di espressione e di istruzione. Questa lotta per la libertà è diventata una parte intrinseca delle loro vite e pochi sono disposti a rinunciarvi.

Biografia

Lorenzo Tugnoli è un fotografo italiano con base in Libano che copre il Medio Oriente e l’Asia centrale. Il suo lavoro è un’esplorazione continua delle conseguenze umanitarie dei conflitti nella regione.

Ha trascorso cinque anni vivendo in Afghanistan dal 2009 al 2015 e da allora è tornato indietro per continuare la sua copertura del paese.

Nel 2014 pubblica “The Little Book of Kabul”, un progetto di libro che ritrae un ritratto di Kabul attraverso la vita quotidiana di alcuni artisti che vivono in città, in collaborazione con la scrittrice Francesca Recchia.

È un fotografo a contratto per il Washington Post e il suo lavoro è stato pubblicato, tra gli altri, da The New York Times, The Wall Street Journal e Time Magazine.

Entra a far parte dell’agenzia fotografica Contrasto nel 2017.Nel 2019 ha ricevuto il Premio Pulitzer per la fotografia di lungometraggio e il primo premio nella categoria Storie di cronaca generale del World Press Photo per la sua copertura della crisi in Yemen.

Nel 2020 la sua copertura della guerra in Afghanistan ha ricevuto il primo premio nella categoria Contemporary Issues Stories del World Press Photo e il primo premio al trofeo fotografico di Bayeux Calvados.

Nel 2021 la sua copertura dell’esplosione del porto di Beirut ha ricevuto il primo premio nella categoria Storie di cronaca generale del World Press Photo.

RCA22 MENZIONE SPECIALE UNDER 30
Mary Gelman
M + T

Questa è una storia intima sull’amore di una coppia di anziani con sindrome di Down nel villaggio sociale unico di Svetlana, che ospita persone con vari disturbi mentali e fisici, nonché i loro mentori e volontari. Non è un asilo o una clinica. Ogni residente è apprezzato come persona e tutti lavorano per il bene comune. Minya e Tatyana si sono incontrate in questo villaggio e si sono innamorate nel 2015. Hanno più di 50 anni. Ho visto questa coppia conoscersi e vedere quanto sono stati felici da allora. Si prendono cura l’uno dell’altro, trascorrono il loro tempo libero insieme e si preoccupano per la salute dell’altro. Amano ogni minuto del loro tempo insieme. L’amore per loro non è qualcosa di ordinario, ma un raro colpo di fortuna. Minya e Tatyana lavorano come fornai e aiutano anche a cucinare e pulire. Agiscono anche in opere teatrali e dipingono. Molti credono che le persone con sindrome di Down siano incapaci di amare, ma non è vero. L’amore non conosce limiti. Tatyana è morta nel 2021 a causa del COVID.

Biografia

Mary Gelman è una fotografa membro della VII Photo Agency con sede a San Pietroburgo, Russia.

Nel 2016 si diploma alla School of Modern Photography Docdocdoc (San Pietroburgo) e partecipa a vari workshop internazionali e locali. Lavora come fotoreporter e insegnante. La parte più importante della sua vita professionale sono i progetti personali. Combina nei progetti un forte approccio personale con pratiche documentarie e concettuali. Mary si concentra su uno studio delle questioni di genere e corpo, confine e identità, discriminazione e rapporto umano con l’ambiente.Mary è stata una vincitrice di diversi concorsi. Ha ricevuto il Leica Oskar Barnack Award, Pictures of the Year, Portraits - Hellerau Photography Award, Istanbul Photo Awards, Andrei Stenin International Photo Contest. Lavora per il New York Times, il Washington Post, l’UNICEF e molti altri.

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