Niente Pulce o CR7: è Modric il Pallone d'Oro 2018
di Dario Ricci
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Il vincitore del pallone d’oro 2018 è Luka Modric. Manca solo l’ufficialità. È stata postata su Twitter la pagina strappata del numero di France Football in edicola domani con la classifica completa del Pallone d'Oro e il croato Luka Modric al primo posto. Rilanciata da tutti i principali siti dei media d'Oltralpe, la classifica “piratata” a due ore dalla consegna ufficiale del premio vede al secondo posto Cristiano Ronaldo, seguito da Antoine Griezmann. Seguono: 4/o Kylian Mbappé, 5/o Lionel Messi, 6/o Mohamed Salah, 7/o Raphael Varane, 8/o Eden Hazard, 9/o Kevin de Bruyne, 10/o Harry Kane.
Degnissimo. Non si può neppure cominciare ad avvicinare il nome di Luka Modric a quella tanto desiderata sfera dorata denominata Pallone d’Oro, se non si pronuncia prima questo superlativo assoluto. Il 33enne “tuttocampista” del Real Madrid e della Nazionale croata (che, con la fascia di capitano al braccio, ha trascinato al titolo di vicecampione del mondo a Russia 2018) è infatti “degnissimo” vincitore del prestigioso trofeo, meritevole di interrompere la sequenza di vittorie dell’accoppiata Ronaldo-Messi (due signori, val la pena ricordarlo, di cui già da tempo si dibatte sull’esatta loro collocazione nel gotha dei più grandi di tutti i tempi, tanto per capirci…). Chiarita quindi la doverosa premessa, proviamo a non restare abbagliati dalla luce dorata che il Pallone più ambito irradia intorno a sé, e a metterne a fuoco il valore specifico, per il calcio di oggi, e perché no, di domani.
Stagione da applausi
Vicecampione mondiale, dicevamo, ma anche vincitore dell’ennesima Champions League con la maglia del Real Madrid (la quarta dal 2013-14, terza consecutiva, cui sommare tre Supercoppe Europee e altrettanti Mondiali per club, sempre conquistati con la maglia dei blancos): annata che, al genietto (174 cm per 65 kg) croato, era quindi già valsa il pallone d’oro del mondiale russo, oltre al premio come miglior giocatore della stagione per Uefa e Fifa. Trofei, anche questi, di cui è appunto “degnissimo”, per velocità di pensiero e di piedi, accentuatesi entrambi negli anni madrileni, dopo il quadriennio speso (dal 2008 al 2012) a Londra con la maglia del Tottenham, che l’aveva rilevato dalla Dinamo Zagabria. Se infatti negli anni inglesi Modric amava più spesso operare nel ruolo di mezzapunta-rifinitore, nel Real di Mourinho e, ancora di più e definitivamente, in quello di Carlo Ancelotti, Modric è diventato davvero il “cuore” del centrocampo, regista e sponda al tempo stesso, fantasista ma dal tackle niente affatto tenero. Quasi scontato l’accostamento a un altro “tuttocampista” di sopraffina qualità, il “nostro” Andrea Pirlo, rispetto al quale ama anche di più, forse, svariare (anche) sulle fasce, dove cerca spazio per la sua creatività e i suoi assist al bacio (si veda quello fornito a Cristiano Ronaldo, ad esempio, nella vittoriosa finale di Champions contro la Juventus a Cardiff, due stagioni fa). Insomma, davvero per fosforo ed educazione calcistica, ben si riflette il nome di Luka Modric in quella calotta dorata che da stasera è in bella mostra nella sua bacheca dei trofei.
Evento storico
Se si pensa che l’ultimo premiato prima della diarchia Messi-Ronaldo (5 trofei a testa) è stato il milanista Kakà nel 2007 (che batté, tra l’altro, proprio i due sopracitati…), ben si rende l’idea di quanto epocale sia la vittoria di Modric. Intendiamoci: per carta d’identità e qualità acclarate, la Pulce e CR7 torneranno molto probabilmente a farsi le foto dal gradino più alto del podio parigino prima della fine delle rispettive carriere, ma ovvio che l’indizio che qualcosa stia cambiando resta nell’albo d’oro, anche se per mano (o meglio, per piede…) di un’altra stella di quella medesima generazione. Senza dimenticare che – seppur divenuto grande tra Inghilterra e Spagna – Modric rinverdisce la grande tradizione degli assi dell’Europa dell'Est, che annovera tra i “pallondorati” i sovietici Jascin (unico portiere), Blokhin (di fatto bandiera del calcio ucraino) e Belanov, l’ucraino Schevcenko, i ceki Masopust e Nedved, l'ungherese Albert, il tedesco (nato e formatosi nella Dinamo Dresda) Sammer, il bulgaro Stoichkov. Compagnia regale in cui il croato s’inserisce per ultimo ma - sia chiaro - solo per ordine cronologico.
Polemiche e dubbi
Inevitabile, tuttavia, che anche la vittoria di un campione universalmente stimato come Modric, lasci dietro di sé motivi di discussione. Passi per Cristiano Ronaldo, che per i suoi standard è stato protagonista di un’annata appena “normale” (fatta comunque da una Champions – la stessa di Modric… - vinta, un Mondiale discreto e un efficace inizio di avventura juventina); ma che dire allora di Antoine Griezmann? Il francese s’è portato a casa il Mondiale con la Francia, la Supercoppa Europea e l’Europa League con l’Atletico Madrid, segnando nelle tre finali e strappando i primi due trofei proprio al Real di Modric. Non sarebbe stato, visti i titoli vinti e il ruolo avuto in questi successi, vincitore forse ancor più meritevole? O il Pallone d’Oro si sta lentamente trasformando in un premio alla carriera, e non più al migliore dell’annata? E ancora: legittimo pensare che la camiseta bianca del Real o quella blaugrana del Barcellona condizionino col loro fascino e il loro peso politico più di un giurato? Oppure è ormai la Champions l'unico trofeo che conta, al punto da oscurare altri successi ugualmente meritati e sudati? Domande che, statene certi, saranno ancora sul tavolo il prossimo anno, e che continuano a ronzarci in testa mentre applaudiamo Luka Modric, il nuovo re del pianeta football.
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