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Niger, golpisti annullano accordi militari con la Francia. Flop dei negoziati Ecowas

I militari al potere cancellano le intese con Parigi, mentre la delegazione dei partner africani riparte senza aver neppure incontrato il capo dei golpisti Tchiani. L’appello del presidente deposto Bazoum sul Washington Post

di Alberto Magnani

Golpe Niger, le proteste per le interferenze straniere

2' di lettura

Il «Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria», la giunta golpista del Niger, ha annunciato la cancellazione degli accordi di cooperazione commerciale con la Francia e assicura una risposta a «qualsiasi aggressione» dall’esterno: un riferimento all’intervento militare che l’Ecowas, la comunità di economie dell’Africa occidentale, minaccia in caso di mancato ripristino dell’ordine entro la scadenza del 6 agosto.

Lo strappo con Parigi è stato comunicato in televisione dal portavoce dei militari Amadou Abdramane, accentuando la frattura fra la giunta capeggiata dal generale Tchiani e gli (ex) partner africani ed europei. L’Ecowas sta mantenendo il suo pacchetto di sanzioni contro i nuovi vertici di Niamey, incluso il taglio dell’elettricità al Niger, mentre i tentativi di dialogo si sono risolti con un nulla di fatto: la delegazione inviata dall’organizzazione nella capitale nigerina è ripartita senza aver incontrato né lo stesso Tchiani, né il presidente deposto Mohamed Bazoum.

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L’ultimatum in scadenze e la chiusura dei golpisti

Lo stralcio degli accordi e il flop negoziale acuiscono l’isolamento del Niger, a oltre una settimana dal blitz sfociato nella destituzione di Bazoum: il primo presidente eletto per via democratica nel 2021, ritenuto un alleato fondamentale per Ue e Usa in una regione sotto lo scacco di violenze jihadiste e un’ondata di golpe che ha travolto fra 2020 e 2022 Burkina Faso, Guinea e Mali. La Francia dispiega attualmente 1.500 militari nel Paese, al cuore di missioni internazionali che avevano tentato di preservare gli equilibri nell’ultimo appiglio di stabilità nella regione saheliana. Gli appelli di Parigi per il re-insediamento di Bazoum sono andati a vuoto, con accuse di ingerenze all’Eliseo echeggiate nelle dimostrazioni di piazza contro Parigi e a favore di un intervento della Russia.

La giunta di Tchiani, l’ex guardia presidenziale che ha ordito il colpo di Stato, non ha mostrato segni di apertura verso le proposte di mediazione e respinge le sanzioni inflitte dal blocco di Paesi dell’Ecowas. La più robusta è il taglio delle forniture di elettricità della Nigeria, provenienza del 70% della corrente nigerina, dopo l’imposizione di una no-fly zone e il blocco dei flussi commerciali. La giunta non sembra scossa neppure dall’ultimatum imposto dall’attuale leader dell’Ecowas, il presidente nigeriano Bola Tinubu, per evitare uno scontro diretto tra le forze armate del club di Paesi dell’Africa occidentale e i golpisti. La comunità ha fissato un termine di sette giorni, in scadenza il 6 agosto, per restituire il potere a Bazoum e smantellare i vertici militari che gli sono subentrati.

Bazoum: io ostaggio, golpe dagli effetti devastanti

Lo stesso Bazoum ha firmato un editoriale sul quotidiano statunitense Washington Post, dichiarandosi «ostaggio» e chiedendo il ripristino dell’ordine affossato dal colpo di Stato. Il presidente deposto sottolinea che gli aiuti internazionali contribuiscono al 40% del budget nazionale nigerino. Il flusso di denaro si interromperà «se il golpe avrà successo», dice Bazoum, lasciando intendere che la manovra sarebbe ancora in corso. «Il colpo di stato lanciato contro il mio governo da una fazione dell’esercito il 26 luglio non ha alcuna giustificazione - scrive ancora Bazoum - E potrebbe avere conseguenze devastanti per il nostro paese, la nostra regione e il mondo intero».

Riproduzione riservata ©
  • Alberto MagnaniRedattore

    Luogo: Milano

    Lingue parlate: inglese, tedesco

    Argomenti: Lavoro, Unione europea, Africa

    Premi: Premio "Alimentiamo il nostro futuro, nutriamo il mondo. Verso Expo 2015" di Agrofarma Federchimica e Fondazione Veronesi; Premio giornalistico State Street, categoria "Innovation"

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