Nigeria, Tinubu dichiarato vincitore alle presidenziali. Ricorsi in arrivo dopo il caos ai seggi
L’ex governatore di Lagos avrebbe incassato quasi 9 milioni di voti, ma i due concorrenti Abubakar e Obi annunciano ricorsi contro le «frodi» ai seggi
di Alberto Magnani
3' di lettura
Bola Tinubu, candidato del partito di governo All Progressives Congress ed ex governatore del Lagos, è stato proclamato vincitore delle elezioni del 25 e 26 febbraio in Nigeria: il paese più popoloso dell’Africa e sua prima economia per Pil. Stando ai dati divulgati da Mahmood Yakubu, presidente della Commissione elettorale nazionale indipendente (Inec), Tinubu avrebbe ottenuto un totale di quasi 8,8 milioni di voti (37%), contro i 6,9 milioni di Atiku Abubaka (29%), in corsa per il People’s Democratic Party, e i 6,1 milioni (26%) incassati da Peter Obi: il volto del Labour Party e terzo incomodo della campagna elettorale, dato in vantaggio alla vigilia e proiettato a un sorpasso nelle fasi iniziali dello spoglio. Per assicurarsi la vittoria, un candidato deve ottenere il numero maggiore di consensi e almeno il 25% dei voti nei 36 stati della repubblica federale e nella capitale Abuja. Tinubu avrebbe raggiunto entrambi gli obiettivi, in un voto che ha segnato un tasso record di partecipazione con oltre 93 milioni di nigeriani registrati ai seggi.
Gli avversari verso il ricorso e i problemi ai seggi
Tinubu, 70 anni, ha già accettato il mandato e fatto appello a una transizione ordinata, invitando gli avversari a riconoscere il verdetto delle urne. È improbabile che succeda. I due concorrenti Abubakar e Obi hanno contestato i risultati come «fraudolenti» e minacciano ricorsi che allungheranno il processo di successione a Muhammadu Buhari, presidente in uscita e compagno di partito dello stesso Tinubu. I suoi rivali hanno tre settimane di tempo per impugnare il caso, ma dovranno dimostrare che la commissione elettorale ha violato le legge e alterato concretamente l’indirizzo del voto.
L’appiglio a favore dei due ricorrenti sono i ritardi e le disfunzioni della tecnologia che avrebbe dovuto garantire maggiore trasparenza nel processo elettorale, un tasto ancora più delicato con l’afflusso record alle urne e una quota crescente di elettori giovani. La Commissione aveva assicurato di pubblicare in tempo reale i risultati in arrivo dai vari seggi, ma il flusso si è inceppato a più riprese e avrebbe compromesso, secondo Abubakar e Obi, la credibilità dell’intero processo. Oltre ai disguidi tecnici, inclusi quelli dei dispositivi per il riconoscimento facciale degli elettori, si sono registrati ritardi, violenze o intimidazioni verso gli elettori, con tanto di assalti alle urne in alcune aree del paese.
Tinubu ha ribadito la sua fiducia nei commissari e sottolineato che gli incidenti riportati sono «ridotti nei numeri» e «inconsistenti per influire sull’esito finale del voto». I ricorsi non sono una rarità e lo stesso Abubakar, al suo sesto tentativo presidenziale, ne ha già tentato uno nel 2019. Ad oggi la Corte suprema non ha mai annullato un voto.
Il caos della Nigeria e le sfide di Tinubu
Se confermato nell’incarico, Tinubu erediterà dal suo predecessore Buhari uno degli scenari più tumultuosi a oltre 20 anni dal ritorno alla democrazia. La Nigeria, un paese che sfiora i 220 milioni di abitanti e volerà oltre i 400 nel 2050, è in preda a un caos scandito dalla doppia crisi di economia e sicurezza.
Sul primo fronte, la Nigeria è appesantita da inflazione oltre il 21%, disoccupazione alle stelle (si rischia di toccare il 37% nel 2023) e calo della produzione petrolifera al ritmo di un milione di barili in meno al giorno, danneggiando l’industria che tiene in piedi l’export nazionale. La naira (la moneta nazionale) è in caduta libera da settimane e i cittadini si sono ritrovati - anche - in balìa di una carenza di contanti, dopo che il governo ha imposto la sostituzione delle vecchie banconote senza riuscire a erogare le nuove nei tempi stabiliti.
Sul secondo, il paese è ostaggio di insorgenze terroristiche che proliferano soprattutto nel nord, con le milizie islamiste di Boko Haram e altre sigle in espansione in varie aree del Paese.
Tinubu annuncia un’agenda di riforme in senso liberale, tentando la via di apertura e diversificazione di un’economia dipendente dall’oro nero e irrigidita dalle politiche del suo compagno di partito Buhari. Ma c’è chi teme il «dinamismo» promesso in campagna elettorale resti sulla carta, in favore di una gestione simile a quella di chi lo ha preceduto. Tinubu, sbarcato nella politica nigeriana negli anni ’90 dopo studi e primi anni di carriera negli Usa, rivendica i risultati della sua esperienza politica di maggior peso, quella di governatore del popoloso stato di Lagos dal 1999 al 2007. «I risultati parlano per me - ha dichiarato, citato dal’agenzia Reuters - Guardate a Lagos: prima che arrivassi avevamo cadaveri sulla strada, sistema del traffico nel caos e furti giorno e notte». I suoi sostenitori gli riconoscono il miglioramento nelle condizioni delle strade e raccolta rifiuti. Gli oppositori sostengono che lo scenario sia rimasto identico anche dopo i suoi mandati, con l’aggiunta di atteggiamenti che gli sono valsi la fama di «padrino di Lagos».
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