No all’espulsione dei migranti in Tunisia, Tribunale Firenze blocca decreto Cutro
I giudici toscani annullano l’espulsione di un migrante Tunisino: il paese di origine non è sicuro
di Patrizia Maciocchi
I punti chiave
2' di lettura
«La grave crisi socioeconomica, sanitaria, idrica e alimentare, nonché l’involuzione autoritaria e la crisi politica in atto» in Tunisia «sono tali da rendere obsoleta la valutazione di sicurezza compiuta a marzo dal governo italiano». Con questa motivazione il Tribunale di Firenze ha accolto il ricorso di un migrante tunisino a cui il ministero dell’Interno aveva negato la protezione umanitaria. La decisione di annullare l’espulsione arriva dopo il no del giudice del Tribunale di Catania di non convalidare il trattenimento di tre richiedenti asilo tunisini sbarcati in Italia. Il Tribunale di Firenze è stato investito della questione dopo che un provvedimento della commissione prefettizia aveva negato a un tunisino lo status di rifugiato richiesto dopo lo sbarco in Italia.
La verifica della siatuzione nel paese d’origine
Il no del Viminale si basava sulla valutazione della Tunisia come un “Paese sicuro”. Partendo da questa premessa il ministro dell’Interno può, infatti, rifiutare la domande di asilo senza una specifica motivazione ed espellere il migrante con “procedura accelerata”, senza attendere la pronuncia definitiva della Cassazione. Ma ancora una volta il Governo deve fare i conti con una decisione giudiziaria di segno contrario. Secondo il Tribunale di Firenze, infatti, la Tunisia non può essere considerata un Paese sicuro. La protezione umanitaria non era stata richiesta in virtù di particolari persecuzioni, ma della «grave crisi socioeconomica, sanitaria, idrica e alimentare, nonché l’involuzione autoritaria e la crisi politica in atto sono tali da rendere obsoleta la valutazione di sicurezza compiuta a marzo dal governo italiano». Secondo il Tribunale, che cita organismi e media internazionali (da Amnesty International al New York Times) la valutazione della Tunisia come Paese sicuro non è valida alla luce dei “recentissimi e gravi sviluppi”.
I diritti fondamantali secondo la Cassazione
Il Tribunale ritiene che sia compito dei giudici sindacare le valutazioni del governo perché «il sacrificio dei diritti dei richiedenti asilo non esonera il giudice dal generale obiettivo di verifica e motivazione in ordine ai profili di sicurezza del Paese». La decisione dei giudici toscani è in linea con l’orientamento della Cassazione, secondo la quale vanno bloccate le espulsioni verso paesi a rischio, sia quando il pericolo derivi da una condizione personale dello straniero sia nell’eventualità che il rientro in patria esponga la persona al rischio di condurre una vita di stenti, proprio a causa della situazione economica nella terra d’origine.
Il 7 giugno scorso, infatti la Suprema corte ha invitato a valorizzare, ai fini del riconosciumento dello status di rifugiato, non solo l’esistenza di un conflitto armato, «ma qualsiasi contesto che sia, in concreto, idoneo ad esporre i diritti fondamentali alla vita, alla libertà e all’autodeterminazione dell’individuo al rischio di azzeramento o riduzione al di sotto della predetta soglia minima».
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