Fronte del porto sfaldato

Trieste, rischio infiltrati: annullato corteo No Green pass

I portuali: «Pur restando contrari al Green pass non aderiremo a nessun coordinamento». C’è la volontà di tenere le distanze dai gruppi violenti

di Mauro Pizzin

Trieste, no vax insultano giornalisti e polizia davanti al municipio

4' di lettura

Il neonato Coordinamento 15 ottobre ha annullato il corteo “No Green pass” che venerdì 22 ottobre sarebbe dovuto partire alle ore 14 da Largo Riborgo a Trieste e al quale erano attese 20mila persone. Gli organizzatori, infatti, come rende noto la Questura, hanno revocato il preavviso richiesto.

Dietro la decisione con ogni probabilità il timore che l’iniziativa potesse essere strumentalizzata trasformandosi in un boomerang, proprio alla vigilia dell’incontro in programma nel finesettimana con il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli (M5s). Sul corteo era alta l’allerta sia per l’elevato numero di persone attese, che per il paventato rischio che la manifestazione potesse essere infiltrata da Black bloc o violenti.

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“Non venite qui, non voglio mettere a repentaglio la vostra incolumità”. Si è rivolto così, in un video ai seguaci della protesta No Green pass Stefano Puzzer, uno dei portavoce del Coordinamento 15 ottobre, dopo aver annullato il corteo previsto domani a Trieste. “So che questa cosa che vi sto per dire vi farà rimanere male - spiega - però io vi chiedo di fidarvi di me: ci sono centinaia e centinaia di persone che vogliono venire qui e rovinare il nostro obiettivo. C’è qualcuno che non vede l’ora di approfittare di questo e dare la colpa al coordinamento 15 ottobre e bloccare tutte le prossime manifestazioni del Coordinamento”

I fautori della protesta

In attesa di capire le conseguenze dell’improvviso stop alla manifestazione, molti aspetti della rivolta iniziata il 15 ottobre scorso nel capoluogo giuliano contro l'obbligo di presentazione del certificato verde per accedere sui luoghi di lavoro sono ancora da chiarire. A partire dalla regia della stessa. Se non ci sono dubbi, infatti, che il la alle proteste (pacifiche) sia stato dato da quella parte dei portuali triestini, circa 400, che fanno riferimento al sindacato Clpt, decisi a bloccare l'operatività dello scalo marittimo ma mai arrivati ad azioni di picchettaggio, con il passare dei giorni è apparso poi evidente che il testimone è passato nella forma e nella sostanza ai manifestanti, locali e soprattutto non, giunti a dare manforte.

Polemiche dopo le sgombero del varco IV

A fare da spartiacque è stata la giornata di lunedì 18, caratterizzata dallo sgombero del varco IV del porto da parte delle forze dell'ordine, con successive code polemiche anche a livello politico. «Non erano portuali quelli che hanno fatto la manifestazione ai Campi Elisi quel pomeriggio», hanno ribadito da ultimo i portuali, che nel frattempo hanno preso le distanze dal loro portavoce Stefano Puzzer, dimissionario, lasciando le redini di una protesta che si teme possa assumere tratti anche violenti qualora il movimento spontaneo formatosi in questi giorni venisse innervato da minoranze violente.

Da ciò le mani avanti dei lavoratori del porto, che nel precedente corteo di 15mila persone dell'11 ottobre avevano garantito il servizio d'ordine: «Pur restando contrari al Green pass - hanno fatto sapere - non aderiremo a nessun coordinamento». Confermata anche la volontà di tenere le distanze «da gruppi che si stanno creando, soprattutto quelli violenti. Non facciamo parte di quelle fazioni, non vogliamo la violenza. Ci dissociamo da quello che può venir fuori».


Il fronte del Porto

Se questo è il termometro della situazione attuale, resta da valutare l'impatto dell'iniziativa Clpt sull'operatività del Porto di Trieste, snodo vitale per i traffici da e verso il Centro Europa. Su questo fronte, l'Autorità portuale di Trieste, dopo il calo registrato nella giornata del 15 ottobre - in cui si era reso impossibile l'ingresso dei mezzi pesanti al varco IV, strategico per il traffico container - ha evidenziato un graduale ma costante rientro alla normalità per lo scalo marittimo, che resta comunque presidiato dalle forze dell'ordine. L'Autorithy in un comunicato, ha segnalato anche il costante flusso di prenotazioni per i tamponi da parte dei lavoratori presso l'ambulatorio medico da lei attivato in porto (200 quelli del 20 ottobre) con costi anticipati dalle aziende: un particolare, quest'ultimo, per il quale l'iniziativa dei portuali è stata oggetto di critiche respinte al mittente alla luce della necessità di difendere una posizione di principio.

A mancare restano, tuttavia, i numeri complessivi dell'astensione dentro lo scalo, una lacuna comprensibile considerata la presenza di dipendenti di molte ditte diverse, e che potrebbe essere colmata nei prossimi giorni.

Di sicuro sono state poche o nulle le defezioni tra gli iscritti alla triplice sindacale, che resta maggioritaria dentro i confini del porto e che si è tolta ieri qualche sassolino dalla scarpa evidenziando, in una nota che «chi ha legittimato Clpt dentro il porto e fuori dal porto deve aprire una profonda riflessione, e dare maggiore ascolto alle organizzazioni sindacali confederali, che rappresentano circa il 70% dei portuali e che ogni giorno si assumono coerentemente la responsabilità delle loro scelte e tutelano meglio i lavoratori».

Dichiarazioni che molti hanno considerato indirizzate all'attuale presidente dell'Autorithy, Zeno D'Agostino, il quale, dopo avere minacciato le dimissioni in caso di proteste continuate dei lavoratori portuali, in questi giorni ha scelto la linea del silenzio. Contrasti e malumori che andranno appianati quando ci sarà il completo ritorno alla normalità.

Il fronte cittadino

Resta, a questo punto, da considerare l'impatto delle manifestazioni sull'immagine di Trieste, epicentro suo malgrado del fronte no Green pass e che può vantare il poco invidiabile primato di focolai di Covid del Friuli Venezia Giulia anche per la bassa percentuale di vaccinati.

La preoccupazione, su questo fronte, non è solo del primo cittadino, il neo eletto Roberto Dipiazza - il quale ha annunciato che “il Comune procederà nei confronti dei responsabili dei disordini di questi giorni con ogni possibile azione a tutela dell’immagine della città” - ma soprattutto degli esponenti del tessuto economico cittadino, con albergatori che hanno denunciato la disdetta di numerose prenotazioni e negozianti che hanno paventato possibili serrate per timori di disordini non in occasione della manifestazione del 22 ottobre, ora annullata, ma anche nel finesttimana: sabato 23 è infatti previsto un faccia a faccia tra i contestatori e il triestino Stefano Patuanelli, ministro pentastellato dell'Agricoltura.

Paure che non trovano fondamento se il popolo dei Green pass sarà solo quello assiepato in questi giorni in piazza Unità d'Italia, il salotto buono cittadino, relativamente poco numeroso ed estremamente pacifico. Paure, tuttavia, ben comprensibili se si tiene conto che la città italiana ponte con la Mitteleuropa fa del turismo un architrave della propria economia: un danno d'immagine, su questo fronte, potrebbe essere non meno dannoso del blocco dei traffici marittimi.


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