Nocciole, l’Italia importa metà del fabbisogno. La Turchia resta lontana
Raddoppiati in dieci anni gli arrivi dall’estero. Piemonte, Lazio e Campania le aree più forti per un raccolto nazionale che supera le 100mila tonnellate nonostante le difficoltà climatiche.
di Alessio Romeo
3' di lettura
Se ne producono e consumano sempre di più, soprattutto in Italia. Le nocciole sono forse la frutta in guscio (settore che comprende anche mandorle, noci, pistacchi e carrube) più nota; in Italia gli ettari dedicati alla sua coltivazione sono cresciuti del 25% negli ultimi dieci anni, da 67 a 85mila ettari, e la produzione è arrivata a superare abbondantemente le 100mila tonnellate (con un picco di 140mila nel 2020).
La siccità ha però colpito l’ultimo raccolto, stimato in circa 90mila tonnellate, meglio della campagna precedente compromessa dalle gelate (e dal fenomeno fisiologico della scarica vegetativa) ma comunque inferiore del 36% rispetto al potenziale espresso negli ultimi anni.
Negli ultimi due anni la crisi climatica ha tagliato dunque un terzo della capacità produttiva. Piemonte, Lazio (tutte nel Viterbese, non senza polemiche per la crescita della monocoltura negli ultimi anni) e Campania si confermano le principali regioni produttrici. I prezzi nell’ultimo anno sono aumentati in media dell’11,5%, con punte del 27,5% per la Nocciola Piemonte Igp e del 25,6% per la “Tonda Gentile” alimentando ulteriormente l’interesse dei coltivatori.
In un mercato globale dominato per oltre due terzi dalla Turchia, che quest’anno dovrebbe raggiungere il 70% dell’offerta complessiva (oltre a essere il primo fornitore del mercato nazionale) l’Italia è il secondo produttore mondiale, ma importa quasi metà del fabbisogno e negli ultimi dieci anni gli arrivi dall’estero sono più che raddoppiati. La Turchia copre da sola la metà delle importazioni italiane, pari lo scorso anno a 75mila tonnellate, seguita a lunghissima distanza nella classifica dei fornitori da paesi come Cile, Georgia e Azerbaigian.
Complessivamente la produzione mondiale di nocciole dovrebbe raggiungere quest’anno 1,23 milioni di tonnellate (poco più 585mila in equivalente prodotto sgusciato), in crescita del 6% rispetto alla scorsa campagna secondo le stime dell'International nut & dried fruit council (Inc). Un risultato spinto dai raccolti in Turchia, stimati in crescita del 5%, che rafforzerà così il controllo dell’offerta globale, potendo contare quest’anno anche su scorte iniziali più abbondanti, pari a 105mila tonnellate e destinate a salire a 120mila a fine campagna.
Anche gli Stati Uniti, terzo player mondiale dove la gran parte della produzione è concentrata nello Stato dell’Oregon, nell’ultima annata hanno aumentato la produzione del 5%, con un raccolto di oltre 72mila tonnellate, ritenuto di qualità particolarmente elevata per le condizioni climatiche ideali che hanno caratterizzato la campagna. Anche se l’Usda, i dipartimento dell’Agricoltura Usa, ha pubblicato una stima più prudente rispetto a quella degli analisti dell'Inc indicando un raccolto 2022 di 61.700 tonnellate.
Il resto dei produttori alle spalle di Turchia, Italia e Stati Uniti, rappresentano messi insieme un quinto dell’offerta mondiale. Nell’ordine, la campagna 2022-23 vede la produzione dell’Azerbaijan, con 55mila tonnellate (in calo rispetto alle 60mila nella campagna 2021-22) che ha superato quella della Georgia, scesa a 40mila tonnellate rispetto alle 55mila dell'annata precedente.
Seguono il Cile, primo produttore dell’emisfero australe, che ha realizzato invece nell’ultimo anno un raccolto più abbondante del 20%, spingendosi a quota 54mila tonnellate, e la Cina con una crescita produttiva del 9% pari a circa 31mila tonnellate.
Negli ultimi anni il mercato delle nocciole, utilizzate in gastronomia prevalentemente per le creme spalmabili, ha registrato una costante crescita. Considerando anche le scorte, l’offerta mondiale nella campagna 2022-23 dovrebbe arrivare complessivamente a sfiorare 1,37 milioni di tonnellate (poco più di 652mila in prodotto sgusciato), con una crescita del 5% su base annua. Un volume che appare più che sufficiente a soddisfare un consumo stimato attorno a 1,2 milioni di tonnellate.
In Italia, intanto, le importazioni di nocciole (tra prodotto in guscio e sgusciato) hanno superato abbondantemente, secondo l’Istat, 75mila tonnellate nel 2022 (per l'85% si tratta di prodotto già sgusciato), con una crescita in volume del 13% sul 2021, a fronte però di una spesa sostanzialmente invariata (-0,6%) a 355 milioni di euro, oltre metà della quale (il 55%) riconducibile ai rapporti commerciali con la Turchia.
I rischi per le varietà italiane – tra cui molte Dop e Igp – nel 2023 sono la fioritura precoce e le gelate tardive primaverili, le più temute dai coricoltori insieme alla scarsità di precipitazioni ormai strutturale che sta imponendo a tutta l’agricoltura italiana (e non solo) una nuova cultura dell’acqua.
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