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Nocciole sempre più preziose: coltivazioni e domanda in forte crescita

Nell’ortofrutta è il segmento che ha aumentato maggiormente la produzione, per un giro d’affari che ha toccato i 296 milioni di euro

di Manuela Soressi

 Vendite di prodotti che contengono nocciole come ingredienti: +14,7%

3' di lettura

Prima il gianduia, poi i wafer “neapolitaner” e quindi la Nutella: basta ricordare il successo storico di questi prodotti per intuire l’apprezzata qualità organolettica e il valore economico delle nocciole italiane. Di cui non siamo solo il secondo produttore mondiale, dietro l’inarrivabile Turchia, ma anche uno dei maggiori hub commerciali. Nel 2021 ne abbiamo importate 55mila tonnellate ed esportate 38mila, e le nocciole sgusciate sono state il segmento a maggior crescita nell’ortofrutta (+53,2% annuo), per un giro d’affari di 296 milioni di euro (fonte Ismea).

Anche nel mercato interno le nocciole vanno forte: tra supermercati e ipermercati, le vendite di nocciole e di prodotti che le contengono come ingredienti sono aumentate del +14,7% in dodici mesi, superando i 524 milioni di euro (fonte Osservatorio Immagino). A trainare il mercato è stata soprattutto la crescita del 13% dell’offerta, arrivata a oltre 1.700 referenze a scaffale. Dalle creme spalmabili agli snack, dalle praline ai gelati, dai biscotti ai mix di frutta secca, l’“hazelnut touch” sembra garantire l’interesse dei consumatori italiani. Anche se c’è ancora grande spazio da conquistare, visto che le nocciole vengono acquistate solo dal 6,5% delle famiglie
«Proporre innovazioni che rispondano ai nuovi bisogni di benessere e funzionalità, e che assecondino la preferenza per prodotti made in Italy e/o regionali può essere una strada per conquistare nuovi target – spiega Marco Pellizzoni, direttore commerciale di GfK Consumer Panel –. Migliorare la distribuzione delle nocciole, soprattutto in termini di profondità di assortimento, e crescere nei canali più dinamici, come discount e online, può permettere ai brand di aumentare la penetrazione in famiglia, trainando la crescita del mercato».

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A investire sulle potenzialità del mercato è anche il mondo agricolo. La “fame” di nocciole italiane parte delle aziende alimentari (che acquistano il 95% del prodotto) e la scelta fatta da alcuni grandi trasformatori, come Ferrero e Loacker, di rifornirsi maggiormente in Italia sta spingendo la conversione di molte superfici agricole,che ormai hanno superato i 92.300 ettari, il 21% in più rispetto a dieci anni fa. Nel biologico, poi, i noccioleti sono stati le coltivazioni a maggior aumento: +12,5% nell’ultimo anno, secondo i dati Ismea.

Ma non è tutto rose e fiori. «Nonostante la qualità delle nocciole sia in generale buona e la produzione sia sulle 87mila tonnellate, i prezzi sono diminuiti su base annua del 18-23%» afferma Francesco Castelluccio, responsabile settore ortofrutta di Cia-Agricoltori Italiani. Sulla necessità di contenere i prezzi all’origine, di contrastare i cambiamenti climatici che penalizzano la produttività e di favorire la maggiore aggregazione sono d’accordo tutti i produttori. A partire da quelli del Piemonte, uno dei poli più importanti a livello nazionale con oltre 26mila ettari e 9mila aziende. Qui nel 2021 la Regione ha avviato un progetto finalizzato a migliorare la qualità, la produttività ma anche la sostenibilità economica e ambientale delle nocciole.

Intanto, però, gli investimenti fatti negli ultimi anni stanno dando i loro frutti. In Veneto, dove sono stati piantati circa 900 ettari di nocciole, è arrivato in Gdo il primo raccolto proveniente dal nuovo stabilimento aperto dalla cooperativa Il Noceto, da poco riconosciuta dalla Regione Veneto come organizzazione di produttori (OP) anche per le nocciole. «Vogliamo mantenere alti gli standard qualitativi e creare un marchio dedicato alle Nocciole del Veneto – afferma il presidente Giangiacomo Bonaldi – allo scopo di intercettare quella fascia di consumatori sempre più attenta ai prodotti locali».

È partito, invece, dalla Toscana il progetto che vede alleati Loacker e Gruppo BF (Bonifiche Ferraresi). A Cortona sono collocati i primi 300 ettari (di cui 30 già piantumati) e altri 100 ettari saranno sviluppati a Jolanda di Savoia (Ferrara). Questa partnership rientra nel progetto Noccioleti italiani di Loacker, con cui l’azienda altoatesina affianca alla produzione ottenuta nelle sue tenute anche collaborazioni strategiche e contratti di filiera in varie regioni. E sempre dalla Toscana arrivano le prime nocciole “firmate” da Aruba: dal 2015 il principale cloud provider italiano ha scommesso sulla coltivazione di questi frutti nel valle del Casentino, con oltre 35mila piante. E da poche settimane le propone in vendita online con il brand Nocciole.it.

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