«Non dividiamo il Paese. Prima parliamo dei Lep e di come finanziarli»
Presidente del Consiglio delle rappresentanze regionali di Confindustria
di Vera Viola
2' di lettura
«A utonomia regionale? Diciamo «No» se finisce per far crescere il divario Nord-Sud e per spaccare in due il Paese». Vito Grassi, presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali e per le Politiche di Coesione Territoriale e Vice Presidente di Confindustria esprime chiaramente le sue preoccupazioni, condivise dal presidente Carlo Bonomi e dagli imprenditori del Consiglio delle rappresentanze. Ma si mostra anche aperto a discuterne per chiarire la posizione dell’Associazione.
Ci spieghi.
L’obiettivo prioritario è il recupero di efficienza delle nostre amministrazioni pubbliche. Se una maggiore autonomia si traduce in territori più efficienti e competitivi, allora parliamone! Noi stiamo dialogando con il Governo in modo propositivo.
Avete posto condizioni?
Non parlerei di condizioni, ma di contributi. Penso a esempio ai Lep che, secondo noi, devono essere definiti preliminarmente rispetto a qualsiasi spostamento di competenze. Su questo il ministro Calderoli si è detto disponibile. Riteniamo inoltre che vada superata la spesa storica e che si debba prestare massima attenzione ai conti pubblici. Perchè il recupero non può essere finanziato con nuovo debito.
Con il Fondo di perequazione?
Esatto. Ma Confindustria ritiene che non debba essere alimentato con il gettito erariale. Piuttosto dovrebbe essere un Fondo dedicato e garantito dall’Europa.
E sulle materie indicate dal ddl?
Crediamo che alcuni temi, come le infrastrutture energetiche o le grandi vie di trasporto non possano essere demandati alle Regioni. L’autonomia è prevista dalla Costituzione e le regole del gioco sappiamo rispettarle, ma le 23 materie sono state decise 22 anni fa. È cambiato il mondo nel frattempo e occorre tenerne conto.
È stato difficile far convergere gli imprenditori del Nord su questa posizione?
C’è stato un lavoro di ascolto e di confronto che ci ha portato ad una posizione compatta. Del resto è chiaro a tutti che l’Italia cresce solo se riparte il Sud.
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