“Non esiste un vino femminile o maschile. L'eleganza non ha sesso”. Specie da AR Lenoble
Una nuova generazione di bollicine «mag». Così Anne Malassagne, nel suo ruolo di Ceo della storica maison, ha saputo sposare la freschezza nella tradizione.
di Barbara Sgarzi
3' di lettura
Anne Malassagne, Ceo di AR Lenoble, è entrata nel mondo dello Champagne nel 1993, giovane donna senza esperienza. Oggi un punto di riferimento della regione. Anche per le giovani colleghe, che in lei vedono un esempio e un'ispirazione.
Dopo molti anni nel mondo dello Champagne, come ha visto cambiare la presenza e il peso delle donne nell'ambiente? Quando ho preso in mano la Maison nel 1993 c'erano davvero poche donne ai vertici; la logica voleva che l'impresa familiare passasse di padre in figlio. Io ho dovuto lottare per affermarmi perché non avevo formazione specifica nel mondo del vino e mio padre avrebbe voluto vendere tutto. Ai tempi, prendere in mano un'azienda da giovane donna senza esperienza era un'immensa sfida! Ci sono voluti anni di battaglie per affermare la mia credibilità, ed è uno dei motivi per cui, con Maggie Henriquez di Krug, cinque anni fa abbiamo creato La Transmission, dove tutte le zone della regione e tutte le realtà – dalla più piccola all'etichetta internazionale – sono rappresentate al femminile. Insieme, oggi siamo più visibili e più forti.
Esiste un modo “femminile” di fare il vino? O si tratta più di differenza nella gestione della produzione e delle risorse? Non esiste un vino femminile o maschile; non ha sesso, così come l'eleganza. D'altro canto, però, penso che una donna gestisca meglio le risorse e sia più flessibile nell'intuire e accogliere le esigenze dei collaboratori, perché ha compreso che se si sta bene in azienda, si lavora anche meglio. In più le donne sono più brave nel lavoro di squadra, sanno andare oltre il loro interesse personale per creare sinergie che durino nel tempo.
Qual è la competenza fondamentale nel suo lavoro? In una piccola Maison come AR Lenoble, tutti devono saper fare tutto, cambiando cappello più volte nel corso della giornata. Il talento più importante è quindi un'estrema flessibilità per adattarsi e reagire al meglio di fronte a ogni imprevisto.
Quali sono le innovazioni più importanti che, dal 1993 a oggi, ha contribuito a portare alla Maison? Quando sono entrata in questo mondo, non avendo competenze tecniche, potevo solo immaginare la cuvée che avrei voluto. E quindi ho lavorato i 25 anni successivi per realizzarla. Nel 2018 ho finalmente battezzato la mia idea con la nuova generazione di Champagne «mag». Ricchi, espressivi, ma con un finale netto e fresco. È il risultato di un lungo lavoro in vigna, per selezionare i grappoli più sani e maturi, e in cantina, con la decisione, nel 2010, di affinare i nostri vin de réserve solo nelle magnum; questo crea una palette aromatica più ampia, conservando però la freschezza – e dà il nome «mag» alla linea di Champagne.
Qual è la sua bottiglia del cuore? Una «mag», senza dubbio, ma quale? La nostra cuvée Grand Cru Blanc de Blancs – Chouilly «mag16». Chouilly è uno dei sei paesi Grand Cru nella Côte des Blancs, la terra dei miei antenati. La «mag16», Chardonnay in purezza, è creata a partire dalla vendemmia 2016 con l'aggiunta del 45% di vini di riserva affinati in magnum. Burrosa, ricca e floreale ma con una chiusura pulita e fresca, è il punto di arrivo di 25 anni di lavoro e un omaggio alle mie origini. (Champagne-arlenoble.com. Costo circa 40 euro).
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