Non profit in crescita ma utilizza poco la tecnologia
Secondo Istat, il terzo settore ha visto un aumento del 20% ma 4 organizzazioni su 10 hanno un basso livello di digitalizzazione
di A.Mac.
I punti chiave
3' di lettura
Nel decennio 2011-2021, il settore non profit è cresciuto numericamente, registrando un aumento superiore al 20% sia nel numero di istituzioni non profit (Inp) che nel numero di dipendenti. Tuttavia, il volontariato ha mostrato una leggera diminuzione (-2,0%). I dati sono stati presentati da Massimo Lori, responsabile del registro statistico delle istituzioni non profit Istat alle Giornate per l’Economia civile di Bertinoro, organizzate da Aiccon - Centro Studi dell’Università di Bologna (qui i dati Istat presentati nel 2022).
Circa il 40% delle istituzioni censite nel 2011 non sono più attive nel 2021, cessando l’attività o diventando temporaneamente inattive. Le principali teorie organizzative suggeriscono che le Inp con minore probabilità di sopravvivenza sono quelle più giovani, di piccole dimensioni, che operano in ambienti competitivi, dipendono da una sola fonte di entrata e godono di minore consenso sociale.
Protagoniste le coop sociali e le associazioni
Le Inp nate dopo il 2011 (circa il 35% delle Inp attive nel 2021) sono più diffuse tra le cooperative sociali e le associazioni. Sono particolarmente presenti nel Mezzogiorno italiano. Inoltre, il 37% di queste nuove Inp non sono iscritte al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (Runts).
Nel 2021 il 23,9 % di Inp è presente nel Runts. Le Inp non presenti nel Runts operano principalmente nei settori dello sport, cultura e ricreazione e sono spesso associazioni (86,5%) in prevalenza concentrate nelle regioni del Nord Italia (50,3%). Il 79,5 % di *enti del terzo settore è presente nel Registro Istat ma includendo anche le Inp inattive dal punto di vita statistico è pari al 92,3%.
Basso livello di digitalizzazione
A Bertinoro Sabrina Stoppiello, responsabile Censimento permanente delle istituzioni non profit dell’Istat, ha presentato un’analisi sulla digitalizzazione delle Inp basato sui primi risultati del Censimento permanente condotto nel 2022 con riferimento all’anno 2021. Ebbene nel 2021 il 79,5% delle Inp utilizza almeno una tecnologia digitale. Di queste, il 74,9% (pari a 288mila Inp) ha fatto uso principalmente delle tecnologie digitali che consentono la connessione a Internet. Una percentuale più limitata (9,8%) ha investito in servizi di cloud computing e il 2,2% delle Inp digitalizzate ha adottato tecnologie avanzate.
Quattro istituzioni non profit su dieci hanno un livello «base» di digitalizzazione, caratterizzato dalla connessione a internet e da una contenuta propensione all’utilizzo del digitale per finalità comunicative o di collaborazione. A queste si aggiunge un 20% che non ha nessuna digitalizzazione.
Solo internet e poche tecnologie avanzate
Le Inp che hanno fatto uso solo della connessione Internet rappresentano il 40,5% del totale, pari a circa 146mila istituzioni. L’87,5% di esse non ha dipendenti, ma il 29,5% ha dimensioni medie o medio-grandi in termini di volontari (10 volontari o più). Le Inp che hanno adottato tecnologie digitali avanzate rappresentano il 2,2% del totale, pari a circa 8mila istituzioni. Il 30,7% di esse ha almeno un dipendente e il 72,8% ha almeno un volontario. Una su due si è avvalsa di uno specialista Ict.
Non digitalizzate le associazioni sportive e ricreative
Le Inp non digitalizzate sono in gran parte associazioni (86%) concentrate principalmente in settori come attività sportive (41,2%), attività ricreative e di socializzazione (20,1%), e attività culturali e artistiche. La maggior parte di queste istituzioni non prevede di utilizzare tecnologie digitali nel triennio 2022-2024, mostrando poco interesse per la connessione internet (71,5%), piattaforme digitali (83,5%), o applicazioni mobile (81,9%).
Tra le principali ragioni che hanno ostacolato la digitalizzazione del settore non profit la scarsa cultura digitale (15,7%) e la presenza di altre sfide e/o problematiche più urgenti (13,8%).
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