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Sarà ancora un anno di rodaggio per l’insegnamento dell’educazione finanziaria nei diversi cicli di istruzione della scuola italiana. A pochi giorni dall’avvio dell’anno scolastico 2023-24 il Disegno di legge “Competitività” - che all’articolo 21 introduce l’educazione finanziaria nell’ambito dell’insegnamento trasversale dell’educazione civica - è ancora arenato in Parlamento.
Il Ddl 674 era stato approvato dal Consiglio dei ministri il 13 aprile 2023, ma fino al 3 agosto scorso era ancora possibile presentare emendamenti in Commissione Finanze e Tesoro. I 130 emendamenti presentati, di cui 20 volti a modificare i commi dell’articolo 21 sull’educazione finanziaria, saranno esaminati in Commissione con la ripresa dei lavori il 6 settembre. Nella migliore delle ipotesi l’approvazione definitiva del Ddl Competitività non arriverà prima di dicembre, con il nuovo anno scolastico che si avvierà a chiudere il primo quadrimestre.
Nel frattempo i dirigenti del Ministero dell’Istruzione, con l’aiuto del Comitato Edufin, sono pronti al rilascio dei moduli didattici per inserire nel maxi calderone della programmazione interdisciplinare dell’educazione civica anche la finanza personale: dal risparmio agli investimenti, dal sistema dei pagamenti all’assicurazione, dalla previdenza al credito al consumo.
Un’azione lodevole che anche per quest’anno scolastico sarà molto probabilmente di aiuto solamente per i pochi istituti che per loro iniziativa hanno già inserito qualche attività di educazione finanziaria nel loro percorso didattico. Ci accingiamo quindi ad assistere all’ennesimo rinvio per un ingresso strutturato e sistematico dell’educazione finanziaria nelle classi di ogni ordine e grado. È da oltre vent’anni che la politica (e non solo) discute sulla necessità di promuovere attività formative per sensibilizzare gli studenti a una maggiore consapevolezza sulle loro scelte economiche e finanziarie.
Oltre a risolvere la problematica delle ore da mettere a disposizione nell’ambito delle 33 previste ogni anno per l’educazione civica, c’è il tema delle risorse economiche necessarie per formare quantomeno i docenti. Nella relazione tecnica di accompagnamento del Ddl Competitività viene precisato che le attività connesse alla promozione dell’educazione finanziaria dovranno essere svolte «nel rispetto dell’autonomia scolastica e nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente». Ovvero, bisogna reperirli nei 4milioni e 200 mila euro annuali che dal 2020 sono già stanziati e spesi per l’insegnamento del maxi contenitore dell’educazione civica. Una coperta che sarà sempre più corta. Anche perché oltre all’educazione finanziaria, l’educazione civica dovrebbe in teoria aprirsi anche all’educazione stradale e alla lotta al bullismo.
Inoltre, senza le dovute risorse finanziarie si corre anche il rischio che, nell’ambito dell’autonomia scolastica, il preside di un istituto possa cedere alle lusinghe di qualche intermediario finanziario disposto a mettere a disposizione le risorse in cambio della possibilità di porre in atto - più o meno velatamente - iniziative autopromozionali. Del resto in passato anche il ministero dietro il paravento dell’educazione finanziaria si è prestato ad iniziative del genere su vasta scala. Basta ricordare la distribuzione in classe di 630mila PostePay agli studenti delle scuole superiori.
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