Non solo spiagge: la Via Romagna punta sulla bici come volano di sviluppo
Da Comacchio alla valle del Conca, un percorso di 400 km a due ruote per rilanciare l’entroterra e lasciarsi alle spalle la riminizzazione della costa
di Mariateresa Montaruli
4' di lettura
A dispetto del grande attrattore che è il mare, del wellness balneare e dello sviluppo incondizionato di alberghi costieri nati sotto il segno della “riminizzazione”, la Romagna, la provincia che più ha scommesso sull'anti-malinconia, ha lanciato una nuova ciclovia d'entroterra che alle spiagge dell'Adriatico guarda apparentemente distratta e da lontano.
Una scommessa in controtendenza che ha una sua precisa ragione d'essere. Promossa dall'Apt Emilia Romagna con una prima pedalata di gruppo durante l'ultima edizione dell'Italian Bike Festival di Misano Adriatico, la Via Romagna è un percorso di 460 km e 6.500 metri di dislivello che unisce, su strade prevalentemente asfaltate (con 60 km di strade bianche), a bassa percorrenza di traffico e a valenza paesaggistica, la piccola città lagunare di Comacchio, nel Delta del Po, a San Giovanni in Marignano, la porta d'ingresso alla Valle del Conca, poco a sud di Cattolica.
«Il percorso – afferma Chiara Astolfi, direttrice di VisitRomagna – è stato pensato come volano per lo sviluppo delle aree interne», quelle colline tra il Montefeltro e lo Spungone che si abbassano dolcemente fino al Delta del Po, inanellando piccoli borghi medievali: San Leo con la sua Rocca possente; Pennabilli, patria poetica di Tonino Guerra; Bagno di Romagna, porta d'ingresso al Parco delle Foreste Casentinesi; Bertinoro con il suo buon vino; Brisighella, tra i Borghi più belli d'Italia.
Una terra silenziosa che unisce bosco a seminativo, ciliegi a castagni, buone pratiche agricole a frammenti unici di storia, da cui l'Adriatico è una punta di blu all'orizzonte o un riflesso di luci quando cala la notte.
Sei tappe per 400 chilometri
Mappata da Marco Selleri e Marco Pavarini, organizzatori del Giro d'Italia under 23, la Via Romagna è adesso affidata alla consulenza di Via Panoramica Cycling per l'individuazione dei servizi al cicloturista sull'intera ciclovia e in particolare al termine di ognuna delle sei tappe di circa 70 km al giorno in cui è idealmente suddivisa: Imola, Castrocaro Terme, Bagno di Romagna, Pennabilli, Montescudo e San Giovanni Marignano.
Lo studio di fattibilità individuerà, oltre ai punti di interesse, le strutture ricettive, le cantine e le tappe di degustazione che potranno aderire all'iniziativa dotandosi del marchio Via Romagna, comparendo in un apposito sito in via costruzione.
Per la segnalatica ci sarà invece da attendere: «Abbiamo fondi per la promozione turistica – nota Astolfi – ma per la collocazione della cartellonistica che indichi il percorso e segnali i punti di interesse, e per l'installazione di pensiline e rastrelliere faremo appello al Fondo unico nazionale per il Turismo del Pnrr che finanzia progetti a valenza regionale fino al 50%».
Altro punto a favore del progetto è l'individuazione di strade di raccordo, ciclovie o piste ciclabili in sede separata, da cui poter raggiungere il percorso della Via Romagna partendo dalla costa. Si tratta, tra le altre, della ciclabile della Valmarecchia se ci si mette in sella a Rimini, quella della Valconca da Cattolica, la ciclabile di Sant'Arcangelo se si parte da Bellaria/Igea Marina, la pista lungo il torrente Marano se si comincia a pedalare a Riccione.
Know how consolidato
Nell'insieme, nella nuova Via Romagna sembrano affluire buone pratiche di cicloturismo e il fascino morbido dei borghi romagnoli già spontaneamente battuti dalla bicicletta. «Un know how, la capacità di accogliere ciclisti e cicloturisti, acquisito in decenni di esperienza», nota Astolfi.
Correva il 1998, l'anno in cui Marco Pantani (che era di Cesenatico) avrebbe vinto il Giro d'Italia e il Tour de France. Un gruppetto di albergatori-imprenditori di Riccione di nuova generazione si chiese allora come convogliare nel cicloturismo il know how appreso nel fare impresa attraverso l'accoglienza.
Alla nascita dei Riccione Bike Hotel seguì la creazione di Terrabici, il consorzio che adesso riunisce una trentina di albergatori, tour operator, negozi e noleggiatori, tra gli esempi più felici di aggregazione che l'Italia del cicloturismo conosca.
Percorsi personalizzati
La Romagna del divertimentificio, dei piscina party e degli spritz bar sul mare, è diventata così una fortunata comfort zone della bicicletta, con 500mila cicloturisti a stagione, da marzo a novembre, e 1,5 milioni di presenze su una media di 3 giorni di pernottamento (dati 2019 riferiti a tutta la Regione) e un'offerta che ha svariati punti di forza.
La personalizzazione dei percorsi è il primo tra tutti. Le uscite dai bike hotel vengono organizzate il pomeriggio prima. I tracciati prestabiliti vengono adattati al livello sportivo degli ospiti. Oltre al servizio lavanderia per le maglie da bicicletta, al deposito e alla “super mezza pensione” (la merenda a buffet offerta al rientro dal tour), in questi alberghi si trova il menu dei percorsi dell'indomani: una scelta che può arrivare fino a cinque tour accompagnati al giorno.
I percorsi spaziano in tutto l'entroterra romagnolo fino a sconfinare nelle Marche. Come per la Via Romagna, si tratta di curve morbide e saliscendi continui, la vista che ogni tanto si apre a est sull'Adriatico, alla scoperta di colline pettinate inframezzate da macchia, viti, querce, salici e gelsi, con strappetti preappenninici in grado di allenare qualsiasi ciclista.
Su ogni collina appare un borgo medievale: una salita lastricata che impegna gambe e rapporti, un torrione campagnario, una piazzetta, la cinta muraria. La famosa affermazione di Pantani - «il Carpegna mi basta» - sintetizza in modo chiaro la potenzialità ciclistica della Romagna interna.
Una terra dove il mare non basta più. E solo la bicicletta, che cerca il silenzio, si può permettere di tenere le distanze dalla sovraesposizione della costa.
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