Non solo tecnici e operai, mancano anche i manager
Una ricerca di Assolombarda ha analizzato oltre 900mila annunci di lavoro pubblicati dalle aziende lombarde nel 2022 e raccolte dal portale Wollybi. A Milano il 44% dei dirigenti richiesti
di Giovanna Mancini
4' di lettura
Prima di qualunque giudizio di merito, che metta in evidenza anche le criticità della situazione, c’è un elemento che colpisce, in positivo, nella ricerca sul lavoro presentata da Assolombarda: i circa 900mila annunci pubblicati sul web dalle aziende lombarde nel 2022 e analizzati dalla piattaforma Wollybi fotografano un mercato estremamente dinamico. «Se si considera che la Lombardia ci sono circa 4,5 milioni di occupati, possiamo dire che ogni anno le imprese cercano una quota corrispondente al 20% della forza lavoro esistente per varie ragioni, ovvero per coprire nuove posizioni o per sostituire chi va in pensione o lascia l’azienda», osserva Andrea Fioni, curatore della ricerca La domanda di lavoro e di competenze in Lombardia.
Le buone notizie, tuttavia, finiscono qui. Perché l’indagine di Assolombarda, dopo aver registrato e analizzato le posizioni ricercate dalle imprese, mettendo in luce il fabbisogno delle aziende in termini di professionalità e competenze, ha incrociato questi dati con quelli sul «mismatching» tra domanda e offerta, rilevato periodicamente da Excelsior. E qui emergono le criticità ben note a chi fa impresa: in Lombardia mancano soprattutto operai specializzati e conduttori (il 50,1% di candidati introvabili), seguiti da tecnici (49,6%) e manager e specialisti (48,4%), ma si fatica a trovare anche altre figure specialistiche, in particolare nelle filiere della salute, della logistica, dell’accoglienza e dell’agricoltura.
Le esigenze del territorio
«Più interessante del confronto sui valori assoluti, tuttavia, risulta essere quello tra i valori relativi – si legge nella ricerca –: paragonando il peso che ciascuna categoria professionale assume nelle varie provincie, è possibile riconoscere in alcuni territori la concentrazione di tipologie di lavoratori funzionali alle caratteristiche economiche locali». Questo approccio consente un’analisi e una comprensione più dettagliate del fenomeno del «mismatching», come spiega ancora Andrea Fioni, che ha messo in relazione ciascuna area della regione con le difficoltà rilevate da Excelsior per ogni specifica figura. Non trovare operai specializzati a Milano potrebbe infatti non rappresentare un grave problema, mentre lo diventa a Brescia e a Bergamo, così come a Sondrio e Como è un ostacolo al turismo locale non reperire figure preparate nella ristorazione e nell’accoglienza.
Le figure più ricercate
Secondo i dati disponibili sulla piattaforma Wollybi, dei circa 900mila annunci di lavoro pubblicati sul web nel 2022, oltre un terzo sono concentrati nella città metropolitana di Milano. Seguono per numero di annunci pubblicati le provincie di Brescia (60mila) e Bergamo (57mila), poi Monza con quasi 50mila e Varese con 37mila. Le figure più ricercate dalle imprese lombarde sono gli specialisti, ovvero mansioni che richiedono un elevato livello di conoscenza teorica, corrispondente al possesso di una laurea (oltre 200mila annunci). Manager e specialisti rappresentano il gruppo professionale con la maggior quota di mercato (pari al 32% della domanda lombarda), ma è bene ricordare che questo dato è influenzato dall’elevato numero di annunci pubblicati a Milano e provincia. Seguono per rilevanza le figure esecutive (impiegati d’ufficio e profili commerciali), con poco meno di 200mila annunci (23%); i tecnici, con 150mila annunci (17%); operai specializzati e conduttori d’impianti con 120mila richieste(14)€.
L’aspetto più interessante della ricerca è però, come detto, la correlazione tra figure ricercate ed esigenze del territorio, che conferma le vocazioni e specificità produttive delle diverse province. A Milano la domanda di manager e specialisti arriva ad esempio al 44%, mentre a Lecco si concentra la richiesta maggiore di tecnici, che sfiora il 20%. A Sondrio si trova la quota maggiore di ricerche per profili commerciali legati al turismo (18%), mentre gli operai specializzati registrano un picco nella provincia di Mantova (23% degli annunci), seguita da Brescia (21%).
Parola chiave: orientamento
I risultati della ricerca non sorprendono, ma anzi confermano le carenze che da anni denunciano gli imprenditori lombardi, osserva il presidente di Confindustria Lombardia, Francesco Buzzella: «Abbiamo assistito in questi anni a una sorta di disallineamento tra politiche di sviluppo e politiche del lavoro: il governo e le istituzioni hanno investito su Industria 4.0, prima, e ora sulle transizioni ecologica e digitale. Ma non si sono preoccupati abbastanza di come il capitale umano dovesse seguire queste transizioni, importantissime, che hanno tutte una forte componente tecnologica e che dunque richiedono una formazione specifica». Non sono state orientate a sufficienza, o nel modo corretto, le giovani generazioni e ora ci troviamo con una carenza difficile da colmare.
«La parola chiave è orientamento – prosegue Buzzella –. Se un Paese dà il via a rivoluzioni sempre più spinte sul piano digitale e tecnologico, è necessario fare uno sforzo enorme per orientare i ragazzi e le ragazze verso le discipline Stem. E va fatto subito». Uno sforzo che coinvolge tutti: istituzioni, imprese e mondo dell’educazione. «Gli Its vanno nella giusta direzione, ma gli iscritti sono ancora troppo pochi e questo è un problema culturale – dice ancora il presidente di Confindustria Lombardia –. Dobbiamo convincere le famiglie, prima ancora dei ragazzi, che non si tratta di studi di serie B rispetto ai licei. E poi dobbiamo recuperare i tanti giovani che mollano l’università e quelli che escono dal liceo ma all’università nemmeno si iscrivono. Dobbiamo agire su queste due fasce, intercettarle e orientarle verso studi che offrano sbocchi occupazionali, per evitare che diventino Need, con il paradosso che le nostre aziende non trovano lavoratori da assumere».
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