«Non uccidere», 75 anni di Costituzione al Maxxi con l’opera di Isgrò e Botta
Il maestro delle cancellature: anche nell’arte c’è voglia di cambiamento, ma non c’è un’arte di destra o di sinistra
di Stefano Salis
3' di lettura
Incute rispetto, chiede un momento di silenzio e meditazione, nell’andirivieni delle persone che entrano al museo, propone una riflessione da far propria e calare in questi tempi tormentati. L’installazione «Non uccidere», inaugurata ieri dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Maxxi di Roma (insignito di una medaglia dal Capo dello Stato) , nasce dall’inedita collaborazione di Emilio Isgrò – maestro di cancellature che evidenziano – con l’archistar – ma che più sobria non si può – Mario Botta: una struttura semicircolare in legno di cedro del Libano con 21 assi alte 8 metri che “racchiudono” 11 tavole in pietra del Sinai – che emulano quelle della Legge, nell’iconografia classica – , con un solo comandamento, ripetuto in 11 diverse lingue: «Non uccidere».
«Il più solenne degli obblighi etici e morali e principio inderogabile sotteso alla nostra Costituzione» ha esordito nel discorso di saluto Alessandro Giuli, presidente della Fondazione Maxxi, citando poi Guido Calogero (antichista e partigiano) come ispirazione: «Le fedi possono dividere gli uomini, il dovere di comprendersi li riunisce». L’installazione di Botta-Isgrò entrerà ora nella collezione del museo romano e campeggia nella piazza Alighiero Boetti dove ogni giorno centinaia di persone potranno scoprirla, quindi «sarà nuovamente esposta in altre sedi e istituzioni affinché il suo universale comandamento di pace continui a diffondersi». Isgrò, per una volta emozionato, ha raccontato come l’idea e la collaborazione con Botta siano andate di pari passo, arrivando al risultato finale presentato ieri. E ha parlato di termini che «non si pronunciano volentieri da parte degli “spiriti laici” come «carità», deviando poi il discorso verso l’attualità, rivolgendosi direttamente al Presidente e al Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. «C’è voglia di cambiamento anche nell’arte. Ma non c’è arte di destra o di sinistra, come non esiste il ciclismo di destra o di sinistra. Si pedala tutti nello stesso modo». Il ministro non si è fatto attendere nella risposta, e, nel suo successivo intervento, ha dichiarato di concordare con l’artista Isgrò su questa visione. Aggiungendo che l’opera «Non uccidere» è «un invito ad allargare l’orizzonte concettuale e a vedere nelle atrocità commesse dal terrorismo internazionale la nuova frontiera globale dell’odio da rigettare». Sangiuliano ha poi sottolineato che «non uccidere» è un messaggio fortissimo: «Per qualsiasi ragione, sia essa politica o religiosa: non è mai lecito uccidere il nostro prossimo. Non è mai legittimo invadere il territorio sovrano di uno Stato limitrofo, né aggredire una popolazione civile che vive in pace sulla sua terra secondo giustizia» e infine ha citato il “professor Ratzinger” nel famoso discorso di Ratisbona: insomma «un preciso monito, anche laico, universalmente condivisibile da tutti i popoli, da tutte le culture e da tutte le religioni, consacrato nella civiltà giuridica».
«Come artista ho sempre lavorato con mille mani aperte e tese», aveva detto Isgrò «anche quelle del pubblico, quelle della critica, che mi sostenevano nei momenti più difficili del mio impegno culturale e creativo. Persino i critici meno affettuosi nei miei confronti mi hanno aiutato, giacché ho trasformato le loro cancellazioni in opportunità di crescita, fondate o infondate che fossero le loro opinioni. Questo è il senso profondo del mio cancellare. Dire no alla morte dell’uomo per dire un sì potente alla vita». Mario Botta ha spiegato che «per rispondere all’invito del Maxxi – progettare un’opera per celebrare i 75 anni della Costituzione Italiana – ognuno di noi, attraverso il proprio linguaggio, ha elaborato un’idea – padiglione d’incontro e tavole della legge – che ha trovato un immediato reciproco interesse, con pochi dubbi, molta complicità e il piacere creativo proprio di una causa “nobile”, forse anche opportuna in questi travagliati tempi della nostra storia».
«Il comandamento “Non uccidere” è più prezioso degli altri in un mondo dove uccidere non pare nemmeno un delitto» ha concluso Isgrò. «E vale per tutti, a cominciare dal pubblico che a volte fa più affidamento sulle proprie viscere che sulla propria testa. Ma vale principalmente per noi artisti, scrittori, musicisti e architetti. Non c’è bisogno di uccidere per riaffermare, oggi e sempre, le ragioni dell’arte e della cultura. Questo è il comandamento che mi piace condividere con Mario Botta che, al solo toccarla, cancella senza fatica il peso della materia».
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