Nord Corea, generale McMaster: test provocatorio, nessuna opzione esclusa
di Angela Manganaro
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Se come sembra il generale H. R. McMaster, nuovo consigliere della sicurezza nazionale di Trump, è l’uomo che ha spinto per il raid contro il regime di Assad nonché colui che ha avuto il potere di ridimensionare l’estremista ormai ex chief strategist della Casa Bianca Steve Bannon, le sue parole oggi alla tv Abc sono da leggere con attenzione: il test missilistico di Pyongyang fallito nella notte «era una provocazione», dice, «fa parte di quel genere di comportamenti provocatori, destabilizzanti e minacciosi tipici del regime nordcoreano». Gli Stati Uniti «stanno continuando a lavorare con i loro alleati, inclusa la Cina, per sviluppare una serie di opzioni. Adesso c’è un consenso internazionale, anche quello della leadership cinese. Sono tutti d’accordo che così la situazione non può continuare». McMaster dice anche che la sua squadra sta lavorando a un piano di azione nella regione e nessuna opzione è esclusa. «Il presidente ha chiarito che non accetterà che gli Stati Uniti e i suoi alleati e partner nella regione siano minacciati da un regime ostile con armi nucleari».
Il generale che di solito non parla molto definisce Kim Jong Un «un uomo imprevedibile che ha dimostrato la sua brutalità». Il fatto che definisca provocatorio il test ha poi un preciso significato: il ristretto gruppo degli uomini che lavorano con Trump e lo stesso presidente hanno più volte detto che non avrebbero più accettato provocazioni di Kim Jong Un, «la pazienza è finita» aveva annunciato il segretario di Stato Rex Tillerson un mese fa in Asia.
Una dichiarazione che ha anticipato una decisione se non una strategia. Non a caso le bombe americane cadevano sulla base siriana mentre il presidente cinese Xi Jinping cenava con Trump in Florida. Non è neanche un caso che McMaster sia adesso in Afghanistan a Kabul, quattro giorni dopo il lancio della GBU-43 la Moab (Massive Ordnance Air Blast o Madre di tutte le bombe) la superbomba che ha ucciso 94 terroristi Isis secondo il governo afghano.
Sia il raid americano in Siria contro la base di Assad - McMaster ha oggi escluso l’invio di altre truppe americane in Siria - sia soprattutto il lancio della superbomba in Afghanistan contro i terroristi dell’Isis sono stati visti come avvertimenti al dittatore nordcoreano.
Non è chiaro se il test missilistico nordcoreano sia fallito per un sabotaggio informatico americano come si è detto in queste ore, due degli uomini più vicini a Trump sono comunque sul campo: McMaster in Afghanistan, il vicepresidente Mike Pence nelle capitali alleate del Pacifico, Seoul e Tokyo, a pranzo con i soldati americani (28mila in Sud Corea, 49mila in Giappone), loda la «fermezza dei militari», definisce il test fallito una provocazione ma anche un esempio dei rischio che corrono sudcoreani e truppe americane.
Il presidente twitta invece dalla Florida. Una breve frase che dà l’idea di lavori in corso. Nella mattina americana, prima di augurare buona Pasqua a tutti, twitta quanto sotto: «perché dovrei accusare la Cina di manipolare la valuta visto che sta lavorando con noi al problema nordcoreano? Vedremo cosa succede» .
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