Nord Corea, Kim vuole riforme economiche alla vietnamita
di Stefano Carrer
3' di lettura
Cosa vuole veramente Kim Jong-un? La maggioranza degli esperti dubita fortemente che il leader nordcoreano intenda davvero rinunciare al suo deterrente nucleare, ma ormai tutti ritengono che sia molto interessato a promuovere un maggiore sviluppo economico del suo Paese.
Per questo insegue la prospettiva di una nuova cornice di sicurezza che, oltre a liberarlo dal giogo delle sanzioni internazionali, gli consenta di dedicare maggiori sforzi al progresso dell'economia.
In questo senso, sono emerse indicazioni che, più che al modello cinese, Kim guardi al modello-Vietnam di accoppiata tra riforme economiche e continuazione della leadership assoluta del partito. A segnalarlo è stato un alto funzionario sudcoreano, che ha rivelato come Kim – nella finestra di 40 minuti dedicati a un colloquio privato con il presidente sudcoreano Moon Jae-in durante il summit di fine aprile a Panmunjom - abbia espresso la sua preferenza per uno stile alla vietnamita di apertura del sistema economico. L'anonimo funzionario sudcoreano ha persino suggerito l'ipotesi che, già nel prossimo vertice con Trump, Kim possa discutere con il presidente americano non solo uno schema di denuclearizzazione, ma una parallela disponibilità ad accogliere futuri investimenti stranieri (cosa che in effetti implica un miglioramento delle relazioni con gli Usa).
Il paradigma del Vietnam
Hanoi è passata dall'essere il nemico pubblico degli Usa in una lunga guerra a relazioni decisamente amichevoli con Washington. Le riforme chiamate Doi Moi avviate nel 1986 l'hanno portato all'adozione di ampi elementi di economia di mercato, con una forte capacità di attrazione di investimenti dall'estero, pur mantenendo l'identità socialista e una struttura di potere incentrata sul partito. La Corea del Nord ha studiato in dettaglio il caso Vietnam, in quanto Paese da dimensioni e caratteristiche più simili rispetto a quelle di un Paese-continente come la Cina. In più, è ovvio che Kim guardi al Vietnam come un modello di evoluzione politico-strategica. Come la Corea, il Paese fu diviso, ma alla fine prevalse il Nord nel pilotare la riunificazione. La Corea del Nord fu il terzo Paese a riconoscere il Vietnam del Nord, dopo Cina e Unione Sovietica, e lo aiutò durante la guerra contro gli Stati Uniti. Poi le relazioni si raffreddarono fino a diventare ostili, in quanto Hanoi si avvicinò sempre più all'Urss e Pyongyang a una Cina che fece pure una guerra con il Vietnam nel 1979 come punizione per aver invaso la Cambogia scacciandone i Khmer Rossi. Altre tensioni avvennero nel 1992, quando Hanoi allacciò le relazioni diplomatiche con la Corea del Sud, che oggi è il suo secondo partner commerciale e un investitore di enorme rilevanza anche per l'export.
Infrastrutture e zone speciale
Secondo Lee Jong-Seok, ex ministro sudcoreano per la riunificazione, «la Corea del Nord sembra voler stabilire un nuovo regime di sicurezza per poi cercare di cogliere l'obiettivo di un tasso di crescita ancora più alto di quelli di Cina o Vietnam al fine di conseguire la prosperità economica». Mentre il presidente Moon ha Già messo allo studio progetti di collaborazione economica che non violino le sanzioni internazionali, nella stessa dichiarazione congiunta di Panmunjom si fa riferimento al desiderio di migliorare la rete di comunicazioni tra le due Coree, in particolare tra Seul e Sinujiu. Quest'ultima è la città sul confine cinese, di fronte a Dadong, che sembra destinata a diventare la maggiore zona economica speciale, probabilmente la prima di varie altre se la distensione nella penisola procederà: del resto, questo scenario è stato già prospettato all'ultimo summit del partito – tenutosi poco prima del vertice intercoreano – in cui la priorità all'economia e l'apertura a novità in questo campo è stata ufficializzata. Già Kim Jong-il, padre di Kim Jong-un, immaginò un ruolo di avanguardia economica per l'area di Sinujiu, senza volere che dipendesse troppo dalla Cina, e concordò la creazione della zona speciale di Kaesong, al confine con la Corea del Sud (poi chiusa).
Nell'ammettere con Moon che i trasporti nel suo paese lasciano a desiderare, evidentemente Kim ha lasciato trapelare un forte desiderio di migliorare le infrastrutture. Pyongyang, insomma, sembra pronta a un «socialismo dalle caratteristiche coreane» che assorba molti più elementi di economia di mercato rispetto alle modeste intrusioni oggi tollerate. Ma per promuovere riforme finalizzate ad aumentargli i consensi all'interno anziché minare la sua autorità, Kim sembra aver bisogno anzitutto di chiare garanzie di sicurezza per il suo regime.
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