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Nordio a commissario Ue, abuso d’ufficio è reato residuale

Il ministro della Giustizia ha incontrato il Commissario alla Giustizia Ue, Didier Reynders a margine dei lavori del G7 Tokyo

Nordio: "Certi che abrogazione abuso d'ufficio andrà a buon fine"

2' di lettura

Il codice penale italiano prevede un intero titolo dedicato ai delitti contro la Pubblica Amministrazione e in tale contesto l’abuso di ufficio «rappresenta una fattispecie residuale, con funzione di chiusura del sistema, applicabile soltanto ove non possa configurarsi un diverso e più grave reato». Lo ha ribadito il ministro della Giustizia Carlo Nordio al Commissario alla Giustizia Ue, Didier Reynders, con il quale ha avuto un incontro “cordiale” a margine dei lavori del G7 Tokyo.

Nordio ha ricordato che il corpo dei reati contro la pubblica amministrazione, pari a 18 diverse fattispecie, disegna «un sistema in grado di colpire efficacemente ogni condotta aggressiva del bene tutelato. Dunque, pur a seguito dell’abrogazione dell’art. 323 c.p., le condotte rientranti nell’alveo dell’attuale abuso d’ufficio, lungi dal rimanere prive di ogni forma di intervento statale, saranno più correttamente inquadrate nel contesto del sindacato giurisdizionale sull’azione amministrativa da parte del giudice amministrativo». Si tratta cioè di riproporre «nei corretti termini il rapporto tra irregolarità amministrativa/illegalità dell’atto ed illiceità delle condotte, secondo una dimensione pienamente compatibile con la proposta di Direttiva UE sopra richiamata (artt. 10 e 11)».

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Su suoi argomenti il ministro ha riscontrato «la viva attenzione» del Commissario Reynders al quale ha peraltro fornito una serie di dati statistici relativi agli esiti dei procedimenti per abuso d’ufficio: in particolare, nell’ultima annualità rilevata (2021), su un totale di 5.292 procedimenti definiti si sono registrate soltanto 9 sentenze di condanna, in tal modo sottolineando la ridotta efficacia dei risultati raggiunti e la loro assoluta sproporzione rispetto alle risorse (umane ed economiche) necessarie a celebrare tali procedimenti, di regola peraltro particolarmente complessi, peraltro in un sistema costituzionale caratterizzato dall’obbligatorietà dell’esercizio dell’azione penale. L’iniziativa legislativa che il governo si appresta ad emanare, dunque, «avrebbe anche l’effetto di ridurre il carico di lavoro sulle procure, con un evidente, complessivo, miglioramento dei tempi di definizione dei procedimenti penali, che è uno degli obiettivi prioritari che la stessa Commissione Europea si attende dall’Italia».

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