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«Nostalgia», il malinconico film di Mario Martone in concorso a Cannes

In lizza per la Palma d'oro il nuovo lungometraggio del regista italiano con protagonista Pierfrancesco Favino

di Andrea Chimento

3' di lettura

Al Festival di Cannes è arrivato il giorno di Mario Martone: «Nostalgia» segna il ritorno del regista partenopeo a pochi mesi di distanza dall'ottimo «Qui rido io», presentato in concorso all'ultima Mostra del Cinema di Venezia.

Dopo Valeria Bruni Tedeschi, che però ha firmato con «Les amandiers» un film di produzione prettamente francese, Mario Martone è il secondo e ultimo regista italiano in lizza quest'anno per la Palma d'oro. Protagonista di «Nostalgia» è Pierfrancesco Favino, che veste i panni di Felice, un uomo che torna a Napoli dopo quarant'anni di assenza.

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L’uomo, rientrato dall'estero dopo così tanto tempo per rivedere sua madre, resterà nel quartiere dove è nato (il Rione Sanità) più a lungo di quanto aveva previsto, riscoprendo i luoghi della sua giovinezza e facendo i conti con un passato che lo divora.Tratto dall'omonimo e toccante romanzo di Ermanno Rea, «Nostalgia» è un film che mette a confronto il passato e il presente, attraverso una diversa scelta stilistica con cui Martone sottolinea i passaggi relativi all'adolescenza del protagonista.Il confronto, però, è anche quello tra lui e Oreste, un amico d’infanzia, con cui ha commesso qualche piccolo crimine, fino a quando un uomo non è morto. Ora che è tornato nel Rione, Felice vorrebbe rivedere il suo vecchio amico, ma Oreste, noto ormai come il delinquente del quartiere, non si è mai allontano da quel mondo, che sembra averlo assorbito totalmente.

Un film capace di emozionare

Non è forse tra le opere più importanti di un grande regista come Martone, a causa di qualche passaggio troppo didascalico e un po' scolastico nella parte centrale, ma «Nostalgia» conferma l'ottima mano di un autore sempre in grado di tenere salde le redini delle sue pellicole e di gestire al meglio tutti i dettagli della messinscena. Soprattutto nella prima parte, inerente al rapporto ritrovato tra il protagonista e l'anziana madre, il coinvolgimento emotivo è altissimo: Martone non cade mai nelle trappole della retorica e con tocco delicato costruisce alcune sequenze realmente degne di nota.

Una menzione finale va all'ennesima, ottima prova di Favino in un ruolo complicatissimo non soltanto per dare volto ai tormenti interiori del personaggio, ma anche per un accento – quello di un italiano che si è trasferito in Egitto per così lungo tempo – tutt'altro che banale da rendere. Potrebbe essere tra i candidati alla Palma come miglior attore.

Decision to Leave

In concorso è stato presentato anche un altro film molto atteso come «Decision to Leave» del regista sudcoreano Park Chan-wook, celebre per film come «Oldboy» e «Lady Vendetta».Protagonista è un detective che, mentre indaga su una morte misteriosa, s’imbatte nella moglie della vittima, divenuta la principale sospettata del caso. Durante l’interrogatorio e le successive indagini il detective si renderà conto di iniziare a provare per la vedova sentimenti contrastanti, che lo porteranno a mettere in dubbio il suo senso del dovere.La trama non è delle più originali, ma Park riesce a rendere la visione decisamente anticonvenzionale attraverso il suo stile personale, perennemente alla ricerca di sequenze ad alta complessità di realizzazione, costanti movimenti della cinepresa e numerosi cambi di tono e di registro.Peccato, però, che la sua regia sia talmente barocca e sovrabbondante da distogliere l'attenzione da una narrazione già di per sé piuttosto macchinosa e vittima di una prolissità davvero eccessiva.Molto bello il finale, ma non basta ad alzare del tutto le sorti di un prodotto che funziona a fasi alterne. Menzione speciale all'attrice cinese Tang Wei che conferma ancora una volta il suo talento.


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