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Novocherkassk: lo sciopero che finì in un bagno di sangue

Premio Speciale della Giuria all'ultimo Festival di Venezia, “Cari Compagni!” di Andrei Konchalovsky è stato tra i film più chiacchierati dell'edizione appena chiusa. Si conferma così una tendenza. Quinta vittoria per il regista amato alla Mostra già dall’esordio

di Federica Polidoro

Una foto di scena di “Cari compagni” (Ansa)

2' di lettura

Premio Speciale della Giuria all'ultimo Festival di Venezia, Cari Compagni! di Andrei Konchalovsky è stato tra i film più chiacchierati dell'edizione appena chiusa. Il regista è amatissimo in laguna dal suo esordio nel 1966 con Il primo maestro, che pure vinse la Coppa Volpi nell'anno in cui il Leone d'oro finì a Gillo Pontecorvo per La Battaglia di Algeri. Adesso come allora la situazione politica internazionale è molto tesa e il festival, in tempo di Covid, ha scelto numerosi titoli per rappresentare la complessità del momento storico.

Novocherkassk: lo sciopero che finì in un bagno di sangue. E il dubbio sull’ideologia

Cari Compagni! racconta la storia del massacro che seguì lo sciopero di Novocherkassk del ‘62, quando l'aumento sui generi alimentari di prima necessità coincise con un taglio netto sul salario degli operai. Il punto di vista è quello di una burocrate (Julia Vysotskaya, anche la moglie del regista) che inizia a dubitare dell'ideologia comunista da quando la figlia resta dispersa nella rappresaglia.

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Nella sparizione della ragazza c'è qualcosa di sinistro che rimanda anche a un altro fatto reale: nel 2013 Andrei ebbe un incidente automobilistico nei pressi di Marsiglia con la figlia quattordicenne, che da allora è in coma. Tra i maggiori registi russi viventi, Konchalovsky viene da una famiglia di intellettuali e artisti molto rispettata nel paese. Il padre Sergei Mikhalkov, autore di romanzi per bambini, ha scritto gli inni nazionali sotto Stalin e ha lavorato per il KGB insieme alla moglie, la poetessa Natalia Petrovna Konchalovskaya, nipote del pittore Vasily Surikov. Fratello di Konchalovsky è il regista Nikita Mikhailkov, da anni ritirato a vita privata in una megatenuta che produce vini nel cuore della Toscana.

Dal pubblico al privato, dalla vita rurale a quella delle grandi capitali Konchalovsky ha raccontato ogni genere di storia sperimentando su generi e linguaggi. Dalle storie d'amore alle trasposizioni teatrali, dai libri di storia al realismo magico, il suo cinema porta sempre sorprese.

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