Annata da ricordare per l’Etna Doc: le bottiglie 2022 aumentano del 29%
Oltre 5,8 milioni di bottiglie con l’export che supera il 40% della produzione: risultato che il presidente Cambria attribuisce a «qualità e credibilità dei vini», premiati a livello internazionale
di Giambattista Marchetto
3' di lettura
Un successo fatto di identità e qualità. È quello dei vini dell'Etna, una denominazione in crescita non solo nei numeri, ma anche nella riconoscibilità in Italia e sui mercati internazionali.
Negli ultimi cinque anni la Doc Etna non ha avuto problemi di mercato. Se si esclude la frenata all'export legata al covid, la domanda è ripartita con in ritmo sostenuto. Il 2021 era stato l'anno del rimbalzo quasi del +5% rispetto al 2019, dettato da una crescita dell'imbottigliato a quota 4,52 milioni di bottiglie.
«D’altra parte la superficie rivendicata a denominazione è quasi raddoppiata dal 2013 al 2022, arrivando a 1184 ettari», rimarca il direttore del consorzio Etna Doc Maurizio Lunetta. Ora i numeri relativi al 2022 certificano l'ottimo stato di salute del vino prodotto alle pendici del vulcano. Nell’anno concluso da poco sono stati imbottigliati poco meno di 44mila ettolitri di vino, pari a oltre 5,8 milioni di bottiglie, con una crescita del 28,7% rispetto al 2021 e del 34,6% rispetto 2019.
«Se gli ottimi dati del 2021 potevano essere visti come un normale rimbalzo rispetto all’anno della pandemia, grazie soprattutto alla riapertura del mondo horeca (bar e ristoranti, ndr), quelli relativi al 2022 certificano ora in modo inconfutabile la costante crescita della richiesta sia sul mercato nazionale che internazionale», sottolinea con soddisfazione il presidente del consorzio Francesco Cambria.
La crescita della denominazione negli ultimi dieci anni è impressionante. La superficie vitata è passata dai 680 ettari del 2013, rivendicata da 203 produttori, ai 1.184 ettari nel 2021 per 390 viticultori. In questa evoluzione progressiva, si è passati da incrementi tumultuosi tra il 2014 e il 2016 a numeri più moderati nel 2018.
Il Covid ha visto l'unica frenata nel decennio, ma la ripartenza è stata clamorosa. «Al di là dell’andamento generale e delle differenze presenti nelle singole tipologie della nostra denominazione – osserva Cambria – emerge un aspetto che probabilmente è quello che più di tutti ci riempie di orgoglio: la credibilità. I nostri vini sono riusciti a conquistarsi una posizione di grande prestigio all'interno del mercato locale, nazionale e anche nei principali Paesi dell'export».
Un gioco di squadra che ha portato a “vendere” bene l'immagine dell'Etna enoica nel mondo, ma anche una grande capacità attrattiva del territorio. «La crescita è legata al rafforzamento dei mercati, non a caso l'export ha superato il 40% della produzione, ma anche alla forte spinta data dall'enoturismo, che vede l’Etna tra le destinazioni più ambite dai winelover», aggiunge il direttore Lunetta. E in effetti anche i progetti della Strada del vino e dei sapori dell'Etna sta portando l'attenzione crescente dei tour operator internazionali sull'area.
La dimensione media delle aziende vitivinicole sull'Etna è inferiore a un ettaro e sono solo sette le realtà che superano i 20 ettari. Quello etneo è dunque un territorio vinicolo fortemente parcellizzato, che però deve il proprio successo anche al carattere peculiare dei propri vini.Con differenze pedoclimatiche che cambiano nel raggio di pochi chilometri, ogni area e talvolta ogni singola cantina può esprimere.
È legata a questa frammentazione di identità il lavoro di zonazione condotto dal Consorzio assieme ai tecnici la Regione Sicilia per l’identificazione di una vera “Mappa delle Contrade” dell'Etna. Il disciplinare della Doc Etna identificava 133 Contrade (che molte aziende hanno introdotto in etichetta), ma la mappa ha identificato con chiarezza e precisione i confini e la posizione in questo mosaico sfaccettato.
«È un lavoro che rappresenta solo il primo tassello di un progetto ancor più articolato di studio del territorio etneo – chiosa Cambria –. L’incredibile biodiversità che l’Etna custodisce si esprime nei diversi versanti del vulcano dove è presente la nostra viticoltura, ma anche nelle tante Contrade a partire dalle diverse stratificazioni delle colate laviche e dall'esposizione dei vigneti. Tutti fattori che rendono ogni Contrada quasi un unicum all'interno dell'areale».
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