La riscoperta della ricotta: snack o formaggio proteico
Con 15,4 milioni di consumatori ha attirato l'interesse dei big del mondo caseario
di Manuela Soressi
3' di lettura
Ricotta alla riscossa: il più tradizionale e sottovalutato dei latticini italiani sta cercando di scrollarsi di dosso l’immagine di “fratello povero” dei formaggi d’eccellenza per conquistarsi un posto non solo in cucina, ma anche in tavola. Un riposizionamento impensabile solo alcuni anni fa e che sta dando i suoi frutti: le vendite nella grande distribuzione continuano a crescere e solo nel 2022 sono aumentate di oltre il 6%, con punte del +15% per quella preconfezionata a libero servizio (fonte NielsenIQ).
La ricotta ha così superato i 246 milioni di euro e i 15,4 milioni di consumatori, attirando nuovi competitor e risvegliando l’interesse dei grandi nomi del mondo caseario, che l’avevano a lungo snobbata perché considerata a scarso valore aggiunto e poco appealing, in particolare come gusto. Perlomeno finché qualcuno ha scommesso proprio sul fattore sapore per valorizzarla.
«Per lanciare il nostro brand Riccotta e portarlo nella Gdo abbiamo scelto di puntare sulla ricotta, perché le ricerche di mercato ne sottolineavano alcuni punti di forza poco sfruttati, come il vissuto salutistico e la semplicità della ricetta – spiega Giovanni Alberto Ghilardelli, responsabile marketing di Valcolatte, azienda piacentina da 252 milioni di euro, che deve a Riccotta metà delle vendite realizzate nella Gdo –. Quindi abbiamo lanciato un prodotto che non c’era: la ricotta piacentina, che è molto gustosa e cremosa». Il risultato? In meno di un quinquennio l’azienda della famiglia Panizzi è arrivata a produrne 7mila tonnellate annue, ha rosicchiato spazio ai leader (10% la sua quota attuale), proposto nuovi modi di consumo (come la ricotta snack) e fatto della Riccotta uno dei best seller della categoria.
Che la componente di gusto giochi un ruolo importante nel revival della ricotta lo conferma anche l’andamento positivo di quella ovina, che nel 2022 ha aumentato di oltre il 10% le quantità vendute in Gdo e superato i 7,6 milioni di euro di sell out .«È un trend che prosegue da tempo ed è dettato dalla versatilità e dalla bontà della ricotta di pecora, che spingono i consumatori a usarla sempre più spesso in cucina, anche al posto del pecorino stagionato, o a consumarla come dessert fresco e leggero» spiega Marco Busti, direttore commerciale dell’azienda di famiglia (27 milioni di euro di fatturato 2022), specializzata nella lavorazione di latte ovino, per cui la ricotta è diventata la produzione principale (9% dei volumi totali). Visto il successo (+16% le quantità vendute nel 2022, +37% nei primi cinque mesi del 2023) l’azienda ha deciso di ampliare lo stabilimento di Acciaiolo, appena inaugurato.
Dietro la riscoperta della ricotta non c’è solo l’enfatizzazione del gusto. Una spinta propulsiva viene dalla crescita del mercato del proteico, in cui si inserisce la nuova ricotta firmata da Santa Lucia, la marca leader di mercato. «Stiamo studiando nuovi prodotti a base di ricotta con l’obiettivo di aumentare i volumi venduti, intercettare altri potenziali consumatori e diverse occasioni di consumo», spiega Mauro Frantellizzi, direttore marketing di Galbani Cheese, che ha in portafoglio anche il brand Vallelata.
È dal proteico che le aziende si aspettano di più visto il boom del mercato: nel 2022 l’offerta di prodotti con il claim “proteine” in etichetta è salita dell’11% e la domanda del 3,8%, con consumatori disposti anche a spendere di più per questo tipo di prodotti (fonte Osservatorio Immagino). «Il nostro obiettivo è quello di allargare ulteriormente la penetrazione degli alimenti ad alto contenuto proteico, che oggi si stima siano acquistati da una famiglia su cinque», afferma Filippo Marchi, direttore generale di Granarolo, che ha ampliato la sua gamma Benessere High Protein con una ricotta senza lattosio, con il 21% di proteine e con il 60% di grassi in meno.
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