ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLa revisione del Patto di stabilità

Nuove regole per creare una capacità fiscale centrale permanente

Il 26 aprile scorso, la Commissione ha presentato le sue proposte legislative riguardo alla riforma della governance fiscale europea.

di Marco Buti e Marcello Messori

(RVNW - stock.adobe.com)

4' di lettura

Il 26 aprile scorso, la Commissione ha presentato le sue proposte legislative riguardo alla riforma della governance fiscale europea. La discussione è già iniziata nei comitati tecnici al fine di raggiungere una convergenza fra Stati membri e di completare il processo legislativo entro il prossimo dicembre, come richiesto dai ministri dell’Economia nelle conclusioni del consiglio Ecofin di due mesi fa.

Rispettare questa scadenza sarebbe cruciale perché la clausola di sospensione delle regole del Patto di stabilità e crescita (Psc), adottata nel marzo 2020 a seguito dello scoppio della pandemia, decadrà a inizio 2024; e, data la radicale incertezza che sta caratterizzando evoluzione macroeconomica e intonazione delle policy della Ue, evitare il “rimbalzo” nelle vecchie regole prima del passaggio alle nuove offrirebbe una stabile àncora sia agli investitori di mercato sia ai responsabili delle politiche nazionali di bilancio.

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Il problema del coordinamento

Non si tratta, tuttavia, di un obiettivo facile da realizzare in quanto la proposta di nuova governance fiscale europea è stata oggetto di varie critiche. Qui si appunta l'attenzione su un rilievo avanzato da molti osservatori e da alcuni governi: le proposte della Commissione non includono un aspetto essenziale per l’efficace costruzione di tale governance, ossia la creazione di una Capacità fiscale centrale (Cfc) permanente in grado di assicurare un coordinamento verticale fra politiche fiscali nazionali ed europee a complemento del coordinamento orizzontale imposto, a livello nazionale, dal Psc.

È comprensibile che, nella sua proposta di riforma della governance fiscale, la Commissione non abbia sviluppato il tema della Cfc e non abbia esplicitamente affrontato la sua declinazione oggi più rilevante: la produzione di Beni pubblici europei (Bpe). Si tratta di aspetti controversi, che avrebbero rischiato di rafforzare le critiche di quanti si oppongono ai tentativi di trasformare le regole fiscali europee da mero vincolo stringente per le politiche economiche nazionali a strumento di cooperazione per quella forma di coordinamento verticale fra politiche fiscali nazionali e accentrate sopra menzionata.

La revisione di metà percorso

La realizzazione di una Cfc permanente e l’offerta di Bpe non vanno però accantonate o confinate a un’indeterminata data futura, allorché nuove crisi imporranno l’uso di questi strumenti per la stessa sopravvivenza della casa europea. Si apre, infatti, un’opportunità molto vicina nel tempo: la revisione di metà percorso del bilancio pluriennale della Ue che la Commissione deve proporre entro la prossima estate. Nel passato, la complessità delle negoziazioni sul bilancio Ue ha consigliato revisioni marginali; oggi la governance economica europea si trova, invece, a un intricato crocevia che rende auspicabili e possibili ridefinizioni profonde nell’allocazione (e nell’ammontare) delle risorse di tale bilancio.

È molto probabile che, nel prossimo trimestre, la Ue faccia registrare una moderata ripresa dell’attività produttiva ma a fronte di una persistenza degli eccessi inflazionistici, di drammatiche conseguenze economiche della guerra in Ucraina e di crescenti conflitti a livello globale fra Stati Uniti e Cina. Inoltre, come gli autori di questo articolo hanno sostenuto a più riprese, la Ue necessita di una Cfc permanente in grado di svolgere almeno tre funzioni: una stabilizzazione macroeconomica, un sostegno agli investimenti e alle riforme per la crescita, una produzione di Bpe.

In gioco la doppia transizione, “verde” e digitale

Nella fase attuale, l’offerta di specifiche tipologie di Bpe è fondamentale per attuare la doppia transizione (“verde” e digitale), per costruire un sistema comune di sicurezza nell’ambito del modello europeo di inclusione sociale e per aiutare la politica monetaria nel controllo dell’inflazione. Basti considerare i vantaggi che deriverebbero da iniziative europee accentrate per la produzione di componenti essenziali alle attività innovative, da comuni approvvigionamenti energetici, da una centralizzazione nel controllo delle frontiere europee e nella selezione dei flussi migratori.

Tali tipologie di Bpe consentirebbero di riconciliare l’agenda interna e quella esterna della Ue, in quanto attenuerebbero i rischi di stagflazione e ridurrebbero i ritardi tecnologici europei rispetto alle altre due aree più avanzate. Già nel discorso sullo “Stato dell’Unione” di settembre 2022, la Presidente della Commissione aveva annunciato iniziative coraggiose nella direzione qui indicata. La costituzione di un fondo sovrano europeo, da attuare mediante la revisione del bilancio pluriennale della Ue, è infatti uno strumento per vincere le sfide della crescita interna all’area e della competitività internazionale. Rispetto al crocevia a cui si trova oggi la governance europea, la disponibilità di questo fondo e il suo uso accentrato segnerebbero un rilevante progresso in termini di offerta di Bpe da associare alle riforme e agli investimenti nazionali selezionati dai piani di ripresa e resilienza e finanziati da risorse europee.

Una riforma delle regole fiscali centrali

Finora i vincoli negoziali e la specificità delle procedure hanno tenuto separate la discussione sulla riforma della governance fiscale della Ue e i processi di graduale accentramento delle risorse finanziarie e delle relative attività nell’area. Tuttavia, la dinamica economica europea rende sempre più evidente che solo una riforma delle regole fiscali centrali, che sia in grado di garantire la sostenibilità dei bilanci pubblici nazionali senza compromettere le potenzialità di crescita, crea le condizioni per forme non contingenti di Cfc. Al riguardo, si tratta di sfruttare l’opportunità aperta dalla proposta legislativa della Commissione. Anziché dividersi fra fautori di improbabili golden rule e difensori di vecchie e inattuabili regole quantitative, i Paesi della Ue dovrebbero accettare il metodo cooperativo che accomuna la nuova governance fiscale e i progressi nella Cfc. La revisione di metà percorso del bilancio pluriennale della Ue è l’occasione per compiere tale ulteriore salto.

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