Nuove tasse, per i Paperoni si studia un’Italia ad attrazione fiscale
Ipotizzata una «cooperative compliance» per le persone fisiche che funzionerebbe allo stesso modo di quella prevista per le società con grandi risorse finanziarie
di Nicola Barone
I punti chiave
3' di lettura
Incoraggiare l’arrivo dall’estero di persone fisiche con grandi disponibilità finanziarie attraverso un regime fiscale favorevole. «L’Italia è sicuramente un Paese attrattivo», nelle parole del viceministro dell’Economia Maurizio Leo cui si deve il lancio dell’idea già pochi giorni dopo il round di presentazione della sua riforma fiscale agli investitori inglesi.
Il sistema vigente
Finora la cosiddetta «cooperative compliance», il trattamento premiale per chi decida di avvalersi ex ante della collaborazione dell’agenzia delle Entrate nel gestire il rischio fiscale, è appannaggio di società e imprese con un giro d’affari superiore al miliardo di euro. Potrebbe in futuro estendersi alle persone fisiche mediante una rivisitazione dei meccanismi di funzionamento, almeno sul piano teorico. L’adempimento collaborativo è «uno strumento molto importante» su cui «si punta molto», secondo il direttore dell’agenzia. Ma una “estensione” presupporrebbe un potenziamento del personale e della capacità dell’amministrazione finanziaria di gestire nuove istanze.
Gli ambiti potenziali di applicazione
Al momento sono 90 società ammesse in questo regime, fra loro 15 hanno aderito all’accordo preventivo nel solo 2022. «Non dobbiamo vedere i neo-Paperoni come ostili, è gente che porta i soldi in Italia e fa crescere il nostro Paese», spinge a considerare Maurizio Leo che, in collaborazione con le Entrate e il suo direttore Ruffini, sta lavorando a un nuovo schema di «cooperative compliance» riadattato. Gli ambiti di “compliance” potrebbero essere, stando ai primi ragionamenti, gli investimenti in criptovalute, le quote in un trust all’estero, e imposte di successione.
Le finalità dell’istituto
«Si tratta in sostanza di un sistema di cooperazione tra le autorità fiscali e le imprese, che vede quest’ultime impegnate a rispettare le norme fiscali in modo volontario e trasparente attraverso lo sviluppo di un dialogo costruttivo con l’amministrazione finanziaria», spiega l’avvocato Antonello Lupo, socio responsabile del dipartimento di Diritto tributario di Ughi e Nunziante Studio Legale. «La finalità dell’istituto (nato per essere adottato da imprese di grandi dimensioni che rispettino determinati requisiti) ha dunque l’obiettivo di ridurre i costi di compliance per le imprese e migliorare il rapporto tra il fisco e gli operatori economici. Grazie al modello dell'adempimento collaborativo, le imprese si trovano in una posizione di maggiore consapevolezza dei rischi fiscali, facilitando così l’adempimento degli obblighi e riducendo i potenziali costi derivanti da accertamenti e sanzioni fiscali».
Continuità con altre misure
Si tratta di un modello, secondo l’esperto, che si sta progressivamente diffondendo su scala internazionale e rappresenta un’opportunità per migliorare l’efficienza e la trasparenza nel rapporto tra imprese e Fisco. «La proposta appare orientata ad estendere l’ambito di applicazione dell’adempimento collaborativo anche al settore delle persone fisiche. L’idea sarebbe quella di attrarre in Italia nuovi contribuenti dall’elevato indice reddituale e patrimoniale consentendo loro di avere certezza in merito al carico impositivo». E, in un certo senso, questa proposta si pone in continuità con altre misure già adottate negli ultimi anni. «Dalla flat tax di 100mila euro applicabile ai neo-residenti che percepiscono redditi esteri, alle agevolazioni sull’imponibile fiscale per gli impatriati che si trasferiscono in Italia per svolgere attività di lavoro dipendente, autonomo o di impresa».
Un quadro di certezza e stabilità
«È chiaro che questa proposta nasce dalla consapevolezza che un Fisco attrattivo riesce ad esserlo se consente agevolazioni impositive ma lo è anche se riesce a fornire un quadro di certezza e stabilità al contribuente», conclude Lupo. «Ed evidentemente questa stabilità risulta ancora più necessaria laddove la scelta di stabilirsi in un determinato Paese dipende anche dal quadro giuridico e tributario dello stesso».
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