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Nuovo codice appalti in vigore: il flop della qualificazione delle stazioni appaltanti

Da oggi esecutive le regole per i contratti pubblici approvati in Cdm a fine marzo. Ma poco meno di 2mila stazioni appaltanti su 26mila si sono accreditate. L’Oice: «Negli ultimi giorni boom per la pubblicazione delle gare»

di Flavia Landolfi

Salvini: "Nuovo Codice appalti una rivoluzione, ci farà vivere boom economico"

4' di lettura

Il giorno è quello del calcio di inizio: da oggi, 1 luglio 2023, il nuovo Codice degli appalti pubblici entra in funzione con tutto il suo carico di novità. Ma anche con una tara pesante accumulata nei mesi scorsi, e che porta il nome di qualficazione delle stazioni appaltanti. Il flop era nell’aria da tempo. Almeno dall’approvazione del nuovo Codice degli appalti in Consiglio dei ministri alla fine di marzo, ma c’è chi dice anche da prima.

Pubblicazione bandi a rischio frenata

La qualificazione delle stazioni appaltanti, requisito obbligatorio per bandire le gare di lavori sopra i 500mila euro e quelle di servizi sopra i 140mila, è al palo. E rischia di schiacciare il pedale di frenata nelle procedure di evidenza pubblica già a partire da oggi, quando le nuove regole sui contratti entreranno in vigore.

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Secondo quanto risulta all’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) su 26mila stazioni appaltanti solamente 2.404 hanno inviato la domanda e solo 1.571 sono state qualificate, mentre altre 286 lo sono state ma solo con riserva. Un numero esiguo, meno del 10%, che da oggi sarà in grado di ricevere il Cig, il codice necessario per bandire le gare. Quanto questi numeri impatteranno sull’andamento degli appalti lo si capirà nelle prossime settimane. Ma gli osservatori più attenti parlano di una frenata preceduta da un’accelerazione degli ultimi giorni nella pubblicazione dei bandi.

Precedenti poco favorevoli

«Abbiamo il precedente nel 2016 in cui assistemmo a una riduzione del valore dei bandi nel primo mese recuperata nel secondo: l’auspicio è che sia un impatto limitato, però il punto è che questa volta mancano le Linee guida Anac e c’è il grande tema dell’obbligatorietà della qualificazione delle stazioni appaltanti e infine diversi problemi di diritto transitorio», dice Andrea Mascolini direttore generale Oice (Confindustria) che raccoglie le società di ingegneria e architettura. E che in questi giorni ha diffuso una proposta di disciplinare tipo per gli affidamenti dei progetti. «Il nostro osservatorio, da una media di 45 bandi al giorno, ha osservato uscite quotidiane per 70 gare nelle scorse tre settimane e culminati a 140 negli ultimi 4 giorni. Al punto che i siti delle amministrazioni non riescono a stargli dietro», racconta Mascolini. La corsa a svuotare i cassetti pubblicando tutto il pubblicabile è sintomatico del cambio di regime ed è un fenomeno fisiologico quando un settore si cambia d’abito. Ma ora, passata l’onda, la preoccupazione è di tornare a regime.

Circolare di sollecito targata Anac

Per questo l’authority guidata da Giuseppe Busia ha diramato una circolare di sollecito in cui si ricorda che «fermo restando il blocco dei Cig a partire dal 1° luglio (oggi, ndr), si fa presente che la presentazione della domanda di qualificazione può avvenire anche successivamente a tale data poiché al momento non sussiste alcuna finestra temporale di presentazione». Come a dire meglio tardi che mai. Fino a quel momento, aggiunge l’Anac, valgono le deroghe stabilite dal Codice. E dunque, oltre alle soglie fissate, si potrà procedere a bandi per la manutenzione ordinaria entro il milione di euro. Altra eccezione riguarda le province e le città metropolitane che sono fatte salve dalle nuove regole: per loro vale una qualificazione d’ufficio in un elenco speciale valida per un anno.

Tra le novità anche un primo passo verso le prossime scadenze: il 1° gennaio scatterà la parte del Codice che riguarda la digitalizzazione degli appalti e in Gazzetta sono approdate le prime circolari attuative.

Le soglie

150mila - Affidamento diretto
Il testo del Codice prevede che entro questa soglia le stazioni appaltanti anche non qualificate ricorrano obbligatoriamente all’affidamento diretto degli appalti. Si tratta in sostanza della scelta di un contraente senza alcuna procedura competitiva. L’articolo 50 prescrive l’affidamento diretto per lavori di importo inferiore a 150.000 euro, anche senza consultazione di più operatori economici, «assicurando che siano scelti soggetti in possesso di documentate esperienze pregresse idonee all’esecuzione delle prestazioni contrattuali anche individuati tra gli iscritti in elenchi o albi istituiti dalla stazione appaltante».

500mila - I Comuni
È la soglia fissata entro la quale tutte le stazioni appaltanti non qualificate possono affidare senza gare appalti di lavori

1 milione - La negoziazione
Dai 150mila euro al milione di euro del valore del contratto si prevede la procedura di negoziazione con cinque operatori. Il testo dell’articolo 50 recita così: «Procedura negoziata senza bando, previa consultazione di almeno cinque operatori economici, ove esistenti, individuati in base a indagini di mercato o tramite elenchi di operatori economici, per i lavori di importo pari o superiore a 150.000 euro e inferiore a 1 milione di euro»

5,3 milioni - La soglia comunitaria
È il tetto massimo stabilito dalla Ue per gli appalti di lavori entro il quale è possibile ricorrere alla procedura negoziata questa volta però con 10 operatori. In questo caso salta la previsione di dover necessariamente motivare l’eventuale ricorso alla procedura competitiva: il nuovo testo entrato in Consiglio dei ministri ieri non dispone più l’obbligo di adeguata motivazione per il ricorso alle gare. Entra invece la previsione prevista per la soglia precedente: e cioè l’individuazione dei concorrenti «in base a indagini di mercato o tramite elenchi di operatori economici».

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