San Siro, ecco «Cattedrale» e «Due Anelli»: i progetti in corsa per il nuovo stadio
Il primo progetto è firmato dallo studio di architettura americano Populous, che ha seguito il nuovo stadio di Wembley e lo stadio del Tottenham, il secondo da Manica Architecture-Sportium, con l'architetto David Manica. Escluse quindi le proposte di Hok e di Stefano Boeri, che tra le altre cose a Milano ha ideato il Bosco Verticale
di Marco Bellinazzo
4' di lettura
La “Cattedrale” versus “I Due Anelli”. La gara tra i due progetti architettonici per dare vita al nuovo San Siro è ufficialmente iniziata con il rito delle presentazioni officiato nella sede del Politecnico di Milano, ateneo cittadino già advisor dei due club per il masterplan presentato in Comune lo scorso luglio (e su cui Palazzo Marino dovrà pronunciarsi entro il 10 ottobre).
Il presidente del Milan Paolo Scaroni e l'ad dell'Inter Alessandro Antonello hanno intanto ribadito la necessità di edificare un nuovo impianto all'interno di un distretto multifunzionale che rigenererà l'intero quartiere di San Siro rispetto all'ipotesi di una ristrutturazione dell'attuale struttura. Il restyling tuttora caldeggiato dal sindaco Giuseppe Sala è stato scartato per ragioni di sicurezza, di anti-economicità e di scarsa resa rispetto all'esigenza di avere un impianto all'avanguardia, dotato di tutti i comfort per gli spettatori e in definitiva più redditizio per le società.
La Cattedrale
Il progetto della studio Usa Populous iper-specializzato in impiantistica sportiva (700 collaboratori in tutto il mondo che hanno ideato 3mila progetti in campo sportivo e dell’entertainment e 1300 stadi, da ultima l'arena del Tottenham) si ispira alle guglie del Duomo e alle linee della gallerie Vittorio Emanuele. Un catino parallelepipedo da 60-65mila con tribune a picco sul campo in stile inglese, gli spettatori più vicini al campo di 10 metri rispetto a San Sito, le panchine inserite nelle prime file e un'acustica da teatro dell’opera per esaltare l'atmosfera del tifo e dei concerti. Stadio improntato inoltre alla massima sostenibilità ambientale (“il migliore d'Europa”), con 22 acri di verde, pannelli fotovoltaici, riciclo dell'acqua piovana, sistema di teleriscaldamento e raffreddamento. È prevista un’ampia zona commerciale per valorizzare i prodotti di ristorazione italiani, sky box e un museo per le due formazioni. Il distretto extra-stadio contempla da due torri in stile City Life, tra cui la «signature tower», 28 piani e 143 metri per gli uffici per 3500 persone (l'altra, più bassa, è destinata all'albergo).
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I Due Anelli
Lo studio milanese-americano Manica-Cmr Sportium, ha accentuato la sinergia dei due club e l'unicità dell'iniziativa milanese immaginando nel rendering uno stadio esteticamente più classico abbracciato da una parete esterna formata da due anelli che si incrociano e si uniscono. Sulle facciate ci sono 16mila pannelli da un metro quadrato che potranno accogliere i volti dei tifosi dei due club simboleggiando la tradizione e l’eredità familiare della passione calcistica. Luci e pannelli cangianti permetteranno di personalizzare lo stadio anche nella parte esterna durante i match di ciascun team. Una grande piazza “verde” legherà lo stadio con il resto del distretto con dieci ettari di giardino, uffici, grattacieli e un centro commerciale sul cui tetto sarà conservato il vecchio prato del Meazza. Una nuova area per Milano e per i milanesi.
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Scaroni: il Meazza ha fatto il suo tempo
Il Giuseppe Meazza «così com'è non va più bene, siamo affezionatissimi e lo amiamo molto, ma ha fatto il suo tempo. Per la città di Milano è anche l'opportunità di trasformare un'area che è un non luogo in cui non c'è nulla, dobbiamo cogliere l'occasione per procedere sulla strada del moderno del nuovo e di un quartiere che vive 365 giorni all'anno e non solo durante le partite», ha detto il presidente del Milan Paolo Scaroni, durante la presentazione dei due progetti rimasti in lizza.
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Antonello: un progetto per la Milano che innova
Scaroni ha sottolineato che «il nuovo stadio consentirà di restare al passo delle altre città europee. Questo anche in un contesto in cui gli investimenti per gli stadi che in Italia sono nettamente inferiori a quelli del resto d'Europa, con 180 milioni di euro investiti contro 125 miliardi». «I due club - ha detto l'amministratore delegato dell'Inter Alessandro Antonello - si sono approcciati a questo progetto immergendosi nel contesto della città, che è anche una capitale economica e finanziaria, riesce ad attrarre turisti, è un polo della moda e del design. Milano è stata capace di rinnovarsi, si è visto con Expo, poi con Santa Giulia, Porta Nuova e CityLife. Abbiamo voluto un progetto che si inserisse nella vision di Milano 2030, una città green con le periferie al centro».
Ristrutturazione troppo costosa
Le due squadre si sono chieste perché non ristrutturare lo stadio e sono arrivate alla conclusione che «la città ha nel suo Dna l'innovazione e il progetto deve guardare alle future generazioni. Le strutture si sono sovrapposte negli anni, ma non sono aggregate. Gli spazi interni hanno una superficie di 24.000 metri quadri mentre gli stati moderni arrivano a 100.000 metri quadri, il comfort sugli spalti è limitato e non consono alle normative attuali, il secondo e terzo anello non hanno servizi idonei e la visibilità non è ottimale in tutti i posti», ha detto ancor Antonello, spiegando che «se volessimo fare una ristrutturazione, che comunque avrebbe una qualità inferiore a un nuovo stadio, i costi sarebbero molto alti, San Siro perderebbe la sua identità e la capienza dello stadio ristrutturato sarebbe comunque inferiore a 60.000 posti».
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