Coronavirus, confermati i primi casi di reinfezione. Uno a Hong Kong, due in Europa
La scoperta all’ospedale di Hong Kong. Il paziente aveva già contratto il virus ma è stato trovato di nuovo positivo dopo un viaggio in Spagna
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Il Covid-19 può ripresentarsi anche in pazienti già guariti dal virus. Lo hanno rilevato dei ricercatori di Hong Kong, registrando il primo caso confermato di ricaduta in una pandemia arrivata a conteggiare 23,5 milioni di casi su scala globale. Lo scrive il New York Times. Due casi analoghi sono stati registrati in un secondo momento anche in Belgio e Olanda.
«Un paziente giovane e in salute ha avuto una seconda infezione di Covid-19 a distanza di 4 mesi e mezzo dal primo episodio» ha dichiarato l’Università di Hong Kong attraverso un comunicato.
Il caso, sottolinea il quotidiano newyorchese, sta creando preoccupazione perché potrebbe significare che l’immunità duri pochi mesi in alcuni soggetti. L’uomo, 33 anni, mostrava sintomi moderati ai tempi del primo contagio e nessun sintomo nel secondo. Il contagio è stato rilevato dopo il suo rientro da un viaggio in Spagna il 15 agosto.
Il contagio con un nuovo virus
Secondo i ricercatori, l'uomo che in precedenza non aveva mai avuto significativi problemi di salute, sembra aver contratto un ceppo del coronavirus diverso da quello di aprile ed è ora asintomatico.
Il timore è dunque che la risposta immunitaria possa essere insufficiente a difendere i pazienti da un nuovo contagio ma secondo l'epidemiologa dell'organizzazione mondiale della sanità, Maria Van Kerkhove, non bisogna saltare alle conclusioni in rapporto a questo singolo caso.
Notizie di pazienti che erano risultati nuovamente positivi erano giunte nelle scorse settimane anche dalla Cina ma allora non era stato appurato se il virus era semplicemente rimasto nel sistema dei pazienti dopo il contagio iniziale. Nel caso di Hong Kong invece il paziente era guarito a tutti gli effetti ed è ora nuovamente risultato positivo.
Gli esperti ritengono plausibile che un certo numero di pazienti guariti possa subire ricadute nei prossimi mesi. I medici hanno già registrato presunti casi di «secondi contagi», ma nessuno era stato confermato prima del caso emerso a Hong Kong. I ricercatori dell’ospedale hanno rilevato differenze sostanziali tra i virus del primo e del secondo contagio, confermando che il paziente è stato contagiato ex novo.Tuttavia, l’Oms afferma che servono studi più ampi per dimostrare la possibilità di nuove infezioni.
I due casi in Europa
Anche due pazienti europei sono risultati nuovamente infetti dal coronavirus, aumentando le preoccupazioni sull’immunità che si dovrebbe acquisire dopo il primo contagio. Si tratta di una donna belga e di un uomo olandese, secondo quanto riporta l’agenzia Reuters.
Il virologo Marc Van Ranst ha spiegato che la paziente belga ha contratto il virus prima a giugno e poi a marzo. «Non sappiamo ancora se ci sarà un grosso numero (di ricadute, ndr). Probabilmente no, ma vedremo - ha detto - Forse il vaccino dovrà essere ripetuto ogni anno, o nell’arco di due o tre anni».
I sintomi della donna vittima del doppio contagio, ha aggiunto, erano relativamente tenui: il corpo della paziente potrebbe non essere riuscito a creare abbastanza anticorpi per scongiurare il rischio di una ricaduta. Nel caso del paziente olandese, si tratta di un uomo di età più avanzata e con un sistema immunitario già debole.
In Italia, l’imprenditore Flavio Briatore è stato ricoverato all’ospedale San Raffaele dopo essere risultato positivo al virus. Briatore, ricostruisce il quotidiano online The Post Internazionale, ha sostenuto di aver già contratto la malattia nel dicembre 2019, per poi accusare gli stessi sintomi nell’agosto del 2020. Il medico di fiducia, Alberto Zangrillo, avrebbe però classificato come un «raffreddore» il suo disturbo.
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