Lo spreco di cibo cala in Italia del 12% ma in pattumiera finiscono 9 miliardi l’anno
Giornata di prevenzione del 5 febbraio: secondo Waste Watcher la più sprecata è la frutta, ma molto pesa l’inefficienza della filiera. Le iniziative di SpesaSospesa.org, Federalimenatre, Coldiretti e Confcommercio
di Emiliano Sgambato
5' di lettura
Diminuisce lo spreco di cibo nelle case degli italiani, ma ancora troppi alimenti vengono gettati in pattumiera prima del tempo o perché non più utilizzabili (o per l’incapacità o la mancata voglia di recuperali, ad esempio con ricette salva-spreco). Più precisamente in media vengono buttati 75 grammi di cibo al giorno a testa, più di mezzo chilo a settimana e oltre 27 ogni anno. Una quantità comunque in diminuzione del 12% rispetto allo scorso anno, ma che si somma allo spreco di filiera corrisponde a un valore di oltre i 9 miliardi.
Sono i dati contenuti nel report “Il caso Italia 2023” di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability, diffuso in occasione della decima Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare del 5 febbraio, per iniziativa della campagna Spreco Zero di Last Minute Market e dell’Università di Bologna, su monitoraggio Ipsos.
Tra gli alimenti più spesso sprecati in testa c’è la frutta fresca (3,4 grammi al giorno) e il pane (2,3 g): in un anno poco più e poco meno di 1 kg pro capite. Nella top 5 anche insalata, verdure, aglio e cipolle.Si spreca di più al Sud (+8% rispetto alla media nazionale) e nelle famiglie senza figli (+38%).
D'altra parte, però, rispetto a due anni fa e a parità di budget destinato alla spesa alimentare, quasi 1 italiano su 3 presta attenzione alla riduzione del consumo di carne (26%), e 4 italiani su 10 quando fanno la spesa ragionano sulla base di promozioni e offerte, ma anche sulla base della sostenibilità di produzione e consumo del cibo (27%).
Altrettanti importante dello spreco domestico è quello di filiera. «Nel 2022 sono andate sprecate nella filiera italiana oltre 4 milioni di tonnellate di cibo – dice Luca Falasconi, coordinatore del Rapporto ’Il caso Italia’ 2023 – per un valore complessivo e vertiginoso di oltre 9 miliardi».
Intervenuto alla presentazione del Rapporto, il presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino ha sostenuto l’impegno dell’industria alimentare «a prevenire lo spreco ancor prima che si realizzi, attraverso una serie di azioni che spingono il consumatore verso modelli più consapevoli secondo una serie di linee di azione, come ad esempio il riposizionamento degli alimenti in linea con nuovi stili di vita e abitudini di consumo, ma anche packaging più evoluti che siano in grado di preservare più a lungo sicurezza e qualità degli alimenti, come anche garantire l’estensione della shelf-life».
«Si tratta di ideare prodotti ad alto servizio aggiunto che minimizzino le manipolazioni domestiche e le occasioni di spreco – ha aggiunto Mascarino – come anche promuovere informazioni sempre più accurate per la corretta preparazione e conservazione degli alimenti a livello domestico, cooperando nei vari programmi di distribuzione degli alimenti agli indigenti attraverso la rete di enti e Ong caritatevoli». Come ad esempio il Banco Alimentare ma anche iniziative come quella di Too good to go.
Il contributo al risparmio di SpesaSospesa.org
Sono comunque anche molte le iniziative che tengono a contrastare questo fenomeno. Ad esempio grazie al progetto SpesaSospesa.org sono stati raccolti più di 1,4 milioni di euro e distribuiti oltre 4,9 milioni di pasti; 3.131 tonnellate tra alimenti e altri beni di prima necessità sono state consegnate direttamente a chi ne ha più bisogno ed è stata evitata l'emissione di oltre 4mila tonnellate di CO2, evitando che il cibo in eccedenza delle aziende di produzione e distribuzione venisse spiegato, «producendo non solo un danno economico ma anche ambientale», spiega una nota.
Ma come funziona? Attraverso la piattaforma Regusto, le imprese (alimentari e non), catene di distribuzione e produttori locali possono donare i prodotti in eccedenza o in scadenza, ma anche venderli a prezzi sociali contribuendo così alla lotta allo spreco e all'impatto ambientale.
Ma ora gli italiani sprecano meno
Più di un italiano su 3 (il 35%) ha tagliato gli sprechi adottando a casa soluzioni per salvare il cibo e recuperare quello che resta a tavola, «con una svolta green spinta dall’inflazione e dai rincari di gas e bollette». A stimarlo è Coldiretti che sabato 4 febbraio e per tutto il weekend negli agriturismi e nei mercati di Campagna Amica, a partire da quello al Circo Massimo a Roma, spiegherà, i trucchi salva spesa ed i segreti della cucina degli avanzi.
Non mancano poi decaloghi e vademecum predisposti con l’obiettivo di aiutare le famiglie a sprecare di meno. Unaitalia (associazione di filiera della carni bainche) e Unc (associazione consumatori) puntano ad esempio su consigli e suggerimenti pratici per i consumatori su come mettere in tavola alimenti e piatti nutrienti: si va dalle pratiche di corretta conservazione agli usi delle parti “meno nobili”. La prima regola per non sprecare è però programmare ciò che serve realmente preparando una lista della spesa pronta. Tra gli agli suggerimenti si segnala di fare attenzione alla data di scadenza dei prodotti e di acquistare e scegliere alimenti freschi solo se saranno consumati subito altrimenti è preferibile comprare alimenti con una vita residua più lunga. Aiuta inoltre programmare un menu settimanale e usare la creatività in cucina con la preparazione di ricette di recupero.
Anche l’associazione per le Carni Sostenibili, che sottolinea come la carne sia tra gli alimenti meno sprecati,con la consulenza dello chef Antonello Colonna consiglia di comprare solo il necessario: per farlo andare al supermercato a “pancia piena” per evitare l’effetto compulsività. Vanno inoltre lette bene le etichette, facendo attenzione agli ingredienti, data di scadenza e indicazioni per la conservazione.
Il ruolo della ristorazione
Tra i responsabili dello spreco ci sono anche i ristoranti, ma allo steso tempo molto possono fare per evitarlo. Collaborare con l'Osservatorio Internazionale su Cibo e Sostenibilità significa per Lino Stoppani, vicepresidente vicario di Confcommercio «acquisire una visione globale del problema dello spreco alimentare e cogliere l'opportunità per avviare un percorso legato alle azioni virtuose che le imprese di settore possono sviluppare, soprattutto nella distribuzione e nella ristorazione. Lo spreco di cibo, infatti, è un tema di responsabilità sociale sentito come urgente dalla Confederazione e dalle imprese associate. Esiste un nesso tra informazione, acquisto e consumo di cibo che svolge un ruolo cardine per far acquisire al consumatore, soprattutto nelle fasce di popolazione dove si spreca più cibo, la consapevolezza necessaria a consolidare abitudini alimentari sane, per sé e per l'ambiente. Per questo è necessario rafforzare e sostenere campagne informative che raggiungano il consumatore per guidarlo consapevolmente nella scelta dei prodotti, guardando non solo alle offerte, ma anche alla sostenibilità e alla qualità del cibo che viene acquistato».
Nella ristorazione ad esempio «sta crescendo la possibilità di portare a casa gli alimenti non consumati. Una pratica, questa, che rimane virtuosa, anche dinanzi al calo dei consumi fuori casa registrato in concomitanza con gli anni dell'emergenza sanitaria da Covid-19. Ma nella ristorazione occorre fare di più ripensando i processi in funzione del contrasto degli sprechi anche nella fase della preparazione dei piatti, oltre che in quella della conservazione dei prodotti. Occorre, dunque – conclude Stoppani – il contributo di tutti, imprese, consumatori, esperti della salute, per raggiungere l’obiettivo di preservare il valore del cibo lungo tutta la filiera, ridurre lo spreco alimentare e giungere a modelli di consumo e produzione sostenibili».
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