Occupato il 92,7% single laureate del Nord contro il 21,4% madri del Sud con bassa istruzione
Dall’Istituto di statistica in audizione nelle commissioni Bilancio e Politiche Ue del Senato la fotografia di uno dei tanti divari territoriali del nostro Paese
di Redazione Scuola
2' di lettura
Il mercato del lavoro presenta «un quadro molto eterogeneo» per le donne, «con un tasso di occupazione per le donne di 25-49 anni che varia da un minimo di 21,4% delle madri del Mezzogiorno con basso titolo di studio a un massimo di 92,7% delle donne laureate che vivono da sole al Nord». Lo afferma l’Istat in audizione nelle commissioni Bilancio e Politiche Ue del Senato. «Il riequilibrio dei divari di genere, generazionali e territoriali rappresenta un obiettivo del Pnrr», ricorda l’Istituto. La partecipazione delle donne al mercato del lavoro, in particolare, «è molto legata ai carichi familiari, alla disponibilità di servizi per l'infanzia e la cura, ai modelli culturali».
La fotografia dell’Istituto di statistica
Nel 2022 il tasso di occupazione delle 25-49enni è l'80,7% per le donne che vivono da sole, il 74,9% per quelle che vivono in coppia senza figli, e il 58,3% per le madri», osserva l’Istat. «Il divario a sfavore delle madri rispetto alle donne senza obblighi familiari si riduce sensibilmente per le donne con un più elevato titolo di studio». Per le laureate che sono economicamente indipendenti dalla famiglia di origine, infatti, «il tasso di occupazione è superiore al 70% indipendentemente dal ruolo svolto in famiglia e in tutte le ripartizioni». «L'importanza del livello di istruzione nella partecipazione al mercato del lavoro diviene evidente anche quando si osservano gli individui senza esperienze di lavoro», prosegue l’Istituto.
Il peso del titolo di studio
Nella classe di età 30-34 anni, non ha mai lavorato il 12,1% delle persone. «Tale incidenza varia molto per genere, territorio e soprattutto livello di istruzione: tra i laureati è pari a circa un terzo rispetto a chi possiede al massimo la licenza media (7,0% contro 21,4%). L'effetto discriminante del titolo di studio ’’riguarda soprattutto le donne (non ha mai lavorato il 7,5% delle 30-34enni laureate contro il 38,3% delle coetanee con al più la licenza media) mentre è molto ridotto tra gli uomini (6,2% rispetto a 8,5% rispettivamente)».
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