Occupazione: divario uomo-donna al Sud oltre il 20%
In Campania, Basilicata e Puglia i risultati peggiori. Va meglio al Centro-Nord
di Valentina Melis
I punti chiave
2' di lettura
In Italia il divario fra il tasso di occupazione maschile e quello femminile è al 18 per cento. Se si guarda ai dati del 2022, lavoravano il 69,2% dei maschi fra 15 e 64 anni e il 51,1% delle donne nella stessa fascia d’età. Il divario cambia di poco se si guarda agli ultimi dati diffusi dall’Istat per il 2023: ad aprile il tasso di occupazione maschile era al 69,8%%, contro il 52,3% delle donne (-17,5%).
Questa fotografia ha però declinazioni diverse nel territorio, come rivelano i dati elaborati per Il Sole 24 Ore del Lunedì dalla Fondazione Leone Moressa (riferiti al 2022): il divario è sotto la media nelle Regioni del Centro e del Nord Italia, mentre supera il 20% in Molise, Abruzzo, Calabria, Sicilia, Campania, Basilicata, Puglia (in queste ultime tre Regioni la differenza è oltre il 25%). C’è da dire che in queste Regioni anche il tasso di occupazione maschile è ben sotto la media nazionale: in Calabria è del 55,3 per cento.
L’effetto figli
A incidere negativamente sul tasso di occupazione femminile, più in Italia che nel resto d’Europa, è anche il numero di figli. È presente cioè un effetto maternità, che comporta la riduzione del tasso di occupazione delle donne all’aumentare del numero di figli. In Italia, se si considerano le donne fra 25 e 54 anni, quelle senza figli lavorano al 62,6 per cento. Al primo figlio il tasso di occupazione scende al 60,6%, al secondo figlio scende ancora al 56,7%, al terzo figlio si passa al 41,1 per cento. Vuol dire che quattro donne su dieci con tre o più figli riescono a continuare a lavorare, le altre no.
In altri Paesi europei, come la Germania o la Francia, i figli hanno un impatto, ma il crollo più consistente nel tasso di occupazione femminile si registra dal terzo figlio in poi.
Il confronto con l’Europa
In Italia i posti di lavoro femminili persi negli anni della pandemia sono stati recuperati. Ad aprile le occupate erano 9,9 milioni, ben oltre i 9,77 milioni del 2019. E il tasso di occupazione femminile ha superato la soglia psicologica del 50 per cento. Nonostante questo, per accesso delle donne al mercato del lavoro, l’Italia è ancora fanalino di coda in Europa. «L’Italia è all’ultimo posto per occupazione femminile nell’Unione europea, superata anche dalla Grecia», fa notare Chiara Tronchin, ricercatrice della Fondazione Leone Moressa. «Le nazioni con il maggior numero di donne occupate - continua - sono i Paesi Bassi, con il tasso di occupazione femminile fra 15 e 64 anni al 78,1%, l’Estonia, con il 75,3% e la Svezia, con il 74,7 per cento. Si tratta di Paesi dove è maggiore la condivisione dei carichi familiari tra i genitori e dove esistono politiche e strumenti di conciliazione più forti fra vita personale e professionale».
Ci sono poi Paesi dove la differenza tra il tasso di occupazione maschile e quello femminile è quasi inesistente: in Finlandia è dello 0,8%, in Lituania è dello 0,3 per cento.
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