Diario di bordo dell’Economia

occupazione femminile, la regione sul podio

di Centro studi Tagliacarne

2' di lettura

Il 2021 è stato un anno nel quale alcuni processi di produzione di informazione statistica (ed in particolar modo l’indagine sulle forze di lavoro) hanno subito significative revisioni da un punto di vista delle definizioni adottate (per renderle coerenti ad un nuovo regolamento europeo sulle statistiche su persone e famiglie derivanti da indagini campionarie) e per via della necessità di tener conto della nuova cadenza del censimento demografico passata da decennale ad annuale. Ciò premesso, il quadro della Lombardia continua ad essere largamente positivo rispetto alla media italiana sia per il totale occupati e sia per quanto concerne alcuni sottoinsiemi come l’occupazione femminile. Parliamo, infatti, di un’area che con il 66,5% di livello occupazionale fra 15-64 anni si colloca al terzo posto fra le regioni italiane, dopo Emilia-Romagna e Friuli-Venezia Giulia. Ed è di particolare rilievo notare l’omogeneità di questo dato sull’intero territorio, con una forbice molto ristretta compresa fra il 64% di Sondrio e il 68% di Lodi e che fa della regione la terza realtà italiana a minore variabilità interna. La componente femminile (che in termini assoluti pone la Lombardia nelle stesse posizioni del tasso totale) vede, invece, forti distinzioni provinciali. Il differenziale fra livello minimo e livello massimo dell’occupazione femminile sfiora i 9 punti percentuali passando dal 54,2% di Brescia al 63% di Milano. Un differenziale che si può spiegare, ma solo in parte, con la strutturazione economica delle singole province che vede le donne maggiormente penalizzate nei contesti in cui vi è una forte industrializzazione (non a caso la quota di occupati nell’industria nel bresciano supera il 40% a fronte del circa 20% del milanese). Ma questa non può essere di certo l’unica discriminante perché altrimenti non si spiegherebbe come la provincia di Monza e della Brianza pur avendo una forte componente industriale sia terza in Italia per tasso di occupazione femminile, dietro Trieste e Bologna e seconda dopo la Valle d’Aosta, per similarità tra livelli di occupazione maschile e femminile.

Qualche scricchiolio viene dalle prime indicazioni per il 2022. Le informazioni desunte dal Sistema Informativo Excelsior realizzato da Unioncamere e Anpal mettono in evidenza una maggiore tendenza ad assumere da parte delle imprese lombarde nel periodo marzo-maggio 2022 rispetto alla media nazionale (36 entrate per 1.000 residenti contro 30,1). Ma dietro questo risultato medio si celano ben otto province per le quali il livello di entrata è inferiore alla media nazionale. Tra queste Lodi che con un valore di 19,9 rappresenta la provincia con la minore intensità di tutto il Nord, facendo peggio anche di tante realtà del Mezzogiorno e che rappresenta la punta dell’iceberg di una fascia padana che in questo periodo sta offrendo relativamente poche opportunità lavorative (26,2 entrate per 1.000 15-64 enni). Milano, invece si colloca al quarto posto con un quoziente che sfiora 49.

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