Titan, polemiche per le falle nel sommergibile. Tutto quello che c’è da sapere su OceanGate
Rientrano al porto di St. Johns le navi per il soccorso dopo la missione di salvataggio che non ha avuto esito
di Franco Sarcina
I punti chiave
4' di lettura
Crescono le polemiche sulle falle del sommergibile Titan, dopo la conferma della morte istantanea dei suoi cinque passeggeri, dovuta ad un implosione della sua struttura: i corpi sono irrecuperabili. L’Us Navy ha rilevato quello che sospettava fosse il suono di un’implosione vicino al sito dei detriti scoperto venerdì 23 giugno e ha riferito le sue scoperte al comandante sul posto. Il regista James Cameron, che è anche un progettista di sommergibili, ha definito la costruzione in fibra di carbonio del Titan «fondamentalmente sbagliata». Sono intanto rientrate al porto di St. Johns le navi per il soccorso.
Fa un po’ specie che, alla mattina del 22 giugno, sul sito di OceanGate Expedition, non ci sia alcuna traccia del dramma in corso che riguarda il Titan, il sommergibile di cui si sono perse le tracce. In teoria, anzi, la pagina dedicata all’esplorazione del Titanic è ancora lì, attiva e raggiungibile. Viene spiegato anzi che le prossime missioni sono previste nel 2024: un percorso di 380 miglia con una profondità raggiunta di 3.800 metri. Anche nella sezione Media, l’ultima informazione disponibile è dello scorso 5 aprile. Alla luce dei fatti, il tutto appare parecchio approssimativo.
Girovagando per il sito, scarseggiano informazioni sulla società. Il Ceo, Stockton Rush, presente nel sottomarino nella sfortunata missione, si qualifica nella pagina “Our teams” come Expedition leader, e non come amministratore delegato.
Non mancano informazioni sulle spedizioni verso il relitto del Titanic. Il prezzo - 250mila dollari - è in bella evidenza, e addirittura appaiono a calendario le due prossime missioni sul relitto, previste per il giugno 2024. Alcune informazioni fornite nelle Faq lasciano interdetti, come la nota che precisa che a 3.800 metri di profondità non si può andare con le bombole, una informazione che chiunque possa aver mai pensato di andare a visitare il relitto del transatlantico affondato nel 1912 dovrebbe già ben conoscere.
I requisiti dei partecipanti
Sul sito c’è anche una sezione che riguarda i requisiti necessari per poter partecipare a una missione verso il Titanic: oltre alle formalità burocratiche, è richiesto di «Essere in grado di dimostrare forza, equilibrio e flessibilità di base (ad es. salire una scala di 6 piedi [183 cm], trasportare 20 libbre [9 kg], ecc.)». In pratica, quello che serve per fare con una certa sicurezza una scampagnata in montagna.
Come se nulla fosse accaduto
Insomma, tutto appare come se nulla fosse successo, e con un grado di approssimazione che, almeno col senno di poi, appare piuttosto sconcertante.
Scarseggiano invece le informazioni sulla società. Da fonti di agenzia sappiamo che OceanGate ha sede a Everett, nello stato di Washington, a una quarantina di km da Seattle a nord verso il Canada. Qualche cambio al sito è stato comunque fatto, dato che, ci informa Bloomberg, OceanGate fino a qualche giorno fa mostrava sulle proprie pagine che Boeing, NASA e l’Università di Washington avevano collaborato alla progettazione e all’ingegneria del Titano: la menzione non è più visibile sulla pagina.
In un video promozionale sulla pagina YouTube di OceanGate, la società descrive la sicurezza del Titan e spiega che «ha collaborato con esperti aerospaziali dell’Università di Washington, della NASA e della Boeing per la progettazione del nostro scafo». Ma
Boeing ha dichiarato di non essere stata «un partner [nella progettazione] del Titan e di non averlo nè progettato nè costruito».
Anche la Nasa nega una forte partecipazione nel progetto: se sul sito di OceanGate si legge in una pagina del 2020 che «il Marshall Space Flight Center della NASA a Huntsville, in Alabama, fungerà da struttura in cui verrà completato lo sviluppo e la produzione di un nuovo scafo di livello aerospaziale» per il suo ultimo sommergibile, in una dichiarazione di mercoledì la NASA ha detto di essersi sì consultata sui materiali e sul processo di costruzione del Titan, ma senza condurre test o utilizzare la sua forza lavoro o le sue strutture per la fabbricazione del sommergibile.
Avvertimenti e licenziamenti
Nel marzo 2018, la Marine Technology Society, un gruppo di tecnici e ingegneri oceanici, aveva inviato una lettera a OceanGate chiedendo alla società di adottare standard di sicurezza riconosciuti per il Titan, affermando che «l’approccio ’sperimentale’» adottato della società avrebbe potuto portare a «risultati negativi che vanno dal minore al catastrofico». Di fatto i sommergibili, a differenza delle navi, sono in gran parte non regolamentati, in particolare quando operano in acque internazionali.
L’altro caso eclatante riguarda David Lochridge, un ex dipendente di alto livello della OceanGate, che aveva espresso preoccupazioni per le pratiche di sicurezza dell’azienda, secondo i documenti depositati in un caso federale del 2018 che riguardava il suo licenziamento, formalmente avvenuto per aver fornito all’esterno della società informazioni riservate.
Un contratto che prevede la morte
La reticenza del sito nel fornire informazioni sui requisiti necessari per partecipare alla missione Titanic viene però stravolta quando si passa al sodo, ovvero a firmare il contratto per la spedizione. Diversi ex passeggeri saliti a bordo del sommergibile hanno dichiarato di aver firmato una rinuncia prima di imbarcarsi che delineava chiaramente i rischi estremi.
«C’è una lunga, lunga parte del contratto che menziona la morte tre volte nella prima pagina», ha detto Mike Reiss, produttore del programma televisivo The Simpsons, che ha fatto un viaggio sul Titan la scorsa estate per visitare il relitto del Titanic. E in una trasmissione della Cbs trasmessa la scorsa estate sui viaggi del Titan, è stata letta una clausola firmata da un passeggero prima di salire sull’imbarcazione, che descriveva il Titan come una «nave sommergibile sperimentale che non è stata approvata o certificata da alcun organismo di regolamentazione e potrebbe provocare lesioni fisiche, disabilità, traumi emotivi o morte».
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