Ocse: in Italia classe media “schiacciata” dai costi in aumento e dal lavoro incerto
di Giuliana Licini
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Tempi duri per la classe media, “schiacciata” da redditi stagnanti o in declino, costi in aumento, lavoro più incerto, debiti. Sotto assedio in molti Paesi industrializzati, la ‘middle class' si è ristretta, mentre le classi più agiate continuano ad accumulare ricchezza. E una classe media in difficoltà, disillusa e scontenta comporta maggiori rischi economici, sociali e politici, ammonisce l'Ocse, raccomandando ai Governi di intervenire a vari livelli, tra cui la tassazione. Dove c'è una classe media più diffusa e prospera, c’è maggiore crescita, sottolinea uno studio dell'Organizzazione intitolato ‘Under Pressure: the Squeezed Middle Class'. La classe media sostiene i consumi (due terzi del totale), investe in istruzione, salute e abitazioni e ha un ruolo chiave nel sostenere il sistema di welfare pagando le tasse. Dove c'è una classe media forte ci sono anche minori tassi di criminalità e una maggiore stabilità politica. Considerata “il centro di gravità dell'economia”, negli ultimi 30 anni la ‘middle class' ha però visto indebolirsi la sua influenza economica.
Nei Paesi avanzati i redditi mediani sono saliti un terzo in meno rispetto ai redditi del 10% più ricco della popolazione. La crescita dei redditi reali mediani tra il 2008 e il 2016 è stata solo dello 0,3%, contro l'1% tra il 1985 e il 1995 e l'1,6% nel decennio al 2005.
In Italia è andata anche peggio: tra il 2008 e il 2015 il reddito mediano è calato dello 0,6%, dopo essere aumentato solo dello 0,7% nei precedenti 10 anni e dello 0,5% tra il 1985 e il 1995.
Trent'anni fa, il reddito aggregato delle famiglie della classe media nell’Ocse era pari a quattro volte il reddito complessivo delle famiglie ad alto reddito, ora è pari a meno di 3 volte.
La quota di popolazione con reddito medio – cioè con guadagni compresi tra il 75% e il 200% del reddito mediano nazionale – è calata dal 64% del 1985 al 61% del 2015. In Italia è pari al 58,6%, negli Usa e in Messico al 50% circa, mentre nei Paesi scandinavi è al 70%.
Dal 1985 in poi, in media ogni 10 anni l'1% della popolazione è uscito dalla fascia del reddito medio e per due terzi è finito nella classe inferiore. I due terzi della popolazione Ocse, per altro, si identificano nella classe media, anche indipendentemente dalle oggettive condizioni socio-economiche e l’Italia in questo caso è ai primi posti, con il 78% che si ‘sente' middle class.
Le soglie di reddito medio disponibile variano da paese a paese: secondo l'Ocse in Lussemburgo vanno da 26.500 dollari a parità di potere d'acquisto a 70.600, in Francia da 18.200 a 48.500, in Italia da 12.200 a 32.500, negli Usa da 23.500 a 63.500, in Messico da 3.800 a 10.000 dollari.
Per i giovani, però, è sempre più difficile varcare queste soglie: nel 1985 il 70% dei ‘baby boomers' faceva parte della classe media all'età di 20 anni, oggi solo il 60% dei ‘millenials' può dire altrettanto. Stesso andamento per i bambini: rientravano per il 66% nella classe media nel 1985 (grazie al reddito delle famiglie), ora la percentuale è scesa al 60%.
È invece aumentata la quota degli over-65: più protetti prima nel lavoro e poi dal sistema pensionistico, erano il 46% trent'anni fa, ora sono il 56%. Una classe media, dunque, sempre più anziana e meno ‘family friendly'.
Il 60% dei genitori (in Italia oltre il 70%) teme che i figli non avranno lo stesso status e comfort di cui hanno goduto loro.
Negli anni mantenere lo stile di vita ‘middle class' ha richiesto in effetti spese sempre maggiori, perché mentre i redditi (principalmente i salari) aumentavano poco o stagnavano, i costi di alcune ‘materie prime' della classe media sono aumentati più dell'inflazione, a cominciare dalle case, uno dei simboli della classe media.
Nell'Ocse servono in media 10,2 anni di salari per una coppia di reddito medio con figli per comperare un appartamento di 60 metri in una città, mentre nel 1985 ‘bastavano' 6,8 anni. Ma sono aumentati anche i costi dell'istruzione (pesano il 32% in più sul reddito disponibile nei Paesi europei rispetto a 30 anni fa), soprattutto a livello di scuola per l'infanzia e università, come pure incidono di più i costi per la salute (pesano il 28% in più sul budget famigliare), anche perché si ricorre più spesso al settore privato.
Il tutto in un contesto di crescente insicurezza sul lavoro, tra globalizzazione, digitalizzazione e crisi, soprattutto tra chi ha competenze di routine basse. Molti posti di lavoro del manifatturiero, tipici della classe media, stanno sparendo. Un posto su sei è a rischio automazione. Sono anche aumentate le competenze richieste per entrare nel ‘club': oggi circa metà dei lavoratori a reddito medio hanno un lavoro che richiede competenze elevate, contro un terzo 20 anni fa. Servono poi sempre più spesso due stipendi in famiglia e uno dei due deve venire da un'occupazione ad alta competenza, mentre in passato ne bastava uno, sia pure buono.
Per mantenere il livello di vita, si spende spesso più di quanto si guadagni (è il caso di una famiglia su 5 nell'Ocse) e l'indebitamento eccessivo (rapporto debito/reddito oltre 3) è più diffuso nella classe media, dove riguarda una famiglia su 8 (ma l'Italia in questo caso è tra i Paesi più virtuosi) che in quelle a basso o alto reddito.
Quasi il 40% delle famiglie a reddito medio sono finanziariamente vulnerabili, cioè con spese in arretrato o incapaci di fare fronte a spese improvvise o a un calo improvviso del reddito e quasi una famiglia su due (47%) riferisce di avere difficoltà a far quadrare i conti (in Italia il 73%).
Il crescente senso di vulnerabilità e la sensazione di essere trattata ingiustamente, soprattutto nel rapporto tra tassazione e benefici pubblici, si riflette in un crescente scontento e sfiducia verso le istituzioni, accompagnato negli anni dall'emergere di nuove forme di nazionalismo, populismo e protezionismo. Una classe media disillusa spinge gli elettori verso politiche anti-establishment. Oggi “la classe media sembra sempre più un battello in acque tempestose”, riassume l'Ocse.
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