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Premierato, Meloni: basta ribaltoni. Schlein: riforma pericolosa

Obiettivo delle modifiche costituzionali è secondo la premier «garantire che governi chi è stato scelto dal popolo» con «stabilità»

Obiettivo delle modifiche costituzionali è secondo la premier «garantire che governi chi è stato scelto dal popolo» con «stabilità»

Fisco, arriva il concordato preventivo

9' di lettura

Il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il disegno di legge sulle riforme nel segno del premierato. Così come lo schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di accertamento tributario e di concordato preventivo biennale per i lavoratori autonomi. Via libera anche allo stato di emergenza per la Regione Toscana, a seguito dell’alluvione, e con la determinazione dell’esecutivo può avanzare ora formalmente la governance del Piano Mattei.

Meloni: basta giochi di palazzo, ora decidono cittadini

È una «riforma costituzionale che introduce l’elezione diretta del presidente del Consiglio e garantisce due obiettivi che dall’inizio ci siamo impegnati a realizzare: il diritto cittadini a decidere da chi farsi governare, mettendo fine a ribaltoni, giochi di palazzo e governi tecnici» o «passati sulla testa dei cittadini». L’altro obiettivo è «garantire che governi chi è stato scelto dal popolo» con «stabilità». La sintesi è della premier Giorgia Meloni in conferenza stampa. Il testo «raccoglie i suggerimenti raccolti durante il confronto sia con la maggioranza sia con l’opposizione, sia con la società civile» e si auspica che il «provvedimento possa incontrare il più ampio consenso». Sulla riforma, aggiunge Meloni, «c’è stata un’interlocuzione con il presidente della Repubblica e con gli uffici, come avviene sempre con provvedimenti importanti di questo tipo». Il presidente del Consiglio eletto direttamente dai cittadini «dovrà rispettare sempre il programma di governo per il quale è stato eletto».

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Concordato per gli autonomi, adesioni entro luglio

Un patto con i lavoratori autonomi sui redditi, che dura due anni e dal quale l’Erario ipotizza anche di poter incassare 760,5 milioni: il governo delinea le regole del nuovo concordato preventivo biennale nella bozza del decreto legislativo di attuazione della delega fiscale. Il testo, approvato oggi dal Cdm, andrà alle Camere per il parere prima del passaggio definitivo e l’entrata in vigore, già dal prossimo anno. La pubblicazione in Gazzetta riscriverà molte regole fiscali attualmente affidate a testi decisamente datati. Le nuove norme, seguite dal viceministro all’Economia Maurizio Leo (video), consentiranno inoltre di svecchiare la macchina fiscale affidando la lotta all’evasione anche alle nuove tecnologie ed in particolare all’intelligenza artificiale. Ma si punta anche sull’integrazione fra le diverse banche dati, vero cruccio fino ad ora: attualmente molte non “parlano” fra loro.

Il rapporto con i contribuenti

Si tratta di «un ulteriore importante provvedimento» secondo Meloni, nel senso di favorire «la partecipazione del contribuente per un fisco più collaborativo con il contribuente senza abbassare la guardia sulla lotta all’evasione fiscale». La chiave di volta del nuovo testo è il concordato preventivo: consentirà ai contribuenti di accordarsi in anticipo per due anni sui propri redditi con il fisco. L’Agenzia delle Entrate metterà a disposizione dei contribuenti la proposta di adesione entro aprile 2024 (ma a regime la scadenza è il 15 marzo). I contribuenti potranno aderire entro luglio 2024 e, negli anni successivi, entro giugno. L’accordo è rivolto ai contribuenti con la partita Iva “esercenti attività d’impresa, arti o professioni”. «Un ulteriore importante provvedimento, un decreto legislativo sulla disciplina dell’accertamento fiscale favorendo la partecipazione del contribuente per un fisco più collaborativo con il contribuente senza abbassare la guardia sulla lotta all’evasione fiscale”.

I paletti a difesa di un’applicazione trasparente

Ma ci sono anche paletti a difesa di un’applicazione trasparente: l’indicazione nella dichiarazione dei redditi di dati non corrispondenti a quelli comunicati, ai fini della definizione della proposta di concordato, - ad esempio - impedisce l’accesso. Oppure ancora: i contribuenti sottoposti agli indici di affidabilità fiscale, i vecchi studi di settore, dovranno avere un voto alto per aderire al concordato: almeno otto. Oppure, se hanno un voto basso e possono, aggiorneranno i dati in possesso dell’amministrazione. Inoltre non devono avere debiti tributari o aver almeno estinto quelli oltre i 5.000 euro. Esclusi anche quelli che non hanno presentato le dichiarazioni dei redditi o hanno ricevuto condanne ad esempio per “dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti”.

Attesi incassi da 748 milioni nel 2024

Ci si potrà mettere in regola per superare alcuni di questi ’semafori rossi’ e proprio per questo il governo conta di incassare 748,1 l’anno prossimo e 12,3 milioni nel 2025. Si tratta di somme che comunque non mette a bilancio. La nuova attuazione della delega riguarda anche altro. Punta sempre di più a un dialogo preventivo con i contribuenti, soprattutto in fase di accertamento. Si impone una sorta di dialettica obbligatoria tra amministrazione e contribuente: ad esempio, l’Agenzia delle Entrate dovrà dialogare in caso di accertamento e verbale. Il contribuente potrà aderire e dialogare anche subito. In presenza dell’adesione le sanzioni saranno dimezzate.

Intelligenza artificiale per gli accertamenti

Più tecnologia è in arrivo contro l’evasione: si rivedono così le norme per l’analisi preventiva dei comportamenti a rischio. Si prevede infatti una revisione delle regole e per far questo ci si riferisce esplicitamente all’intelligenza artificiale che servirà a stanare preventivamente i furbetti nel rispetto - si precisa - delle norma sulla privacy. Ma si punta anche alla maggior integrazione delle banche dati: le informazioni saranno utilizzate dall’Agenzia delle Entrate, anche tramite interconnessione tra loro e con quelle di archivi e registri pubblici. Infine una stretta: le notifiche fiscali, comprese le contestazioni e quindi le cartelle, potranno essere spedite al contribuente anche sul domicilio digitale, prevedendo se la casella risultasse satura anche un secondo invio. La decorrenza dei termini, per i pagamenti ed anche la decadenza o la prescrizione, scatterà praticamente da subito, non appena il gestore della Pec comunicherà al fisco l’arrivo della notifica nella casella postale.

Ok elezione diretta del premier, si apre partita tetto mandati

La riforma costituzionale per l’elezione diretta del premier è dunque al D-day e si avvia verso la lunga maratona parlamentare. Nel frattempo si è continuato a limare il testo con la novità sostanziale - rispetto alle bozze circolate pochi giorni fa - che il capo dello Stato può incaricare un parlamentare candidato nella stessa coalizione del premier dimissionario o sfiduciato, ma solo una volta. Se fallisce anche il piano B, il presidente della Repubblica ne prende atto e scioglie le Camere. Un’aggiunta che, secondo i più critici, è un ulteriore colpo di accetta ai poteri del Quirinale. Oltre che rafforzare, implicitamente, il ruolo del premier subentrante: è lui che diventa cruciale per lo scioglimento del Parlamento, avendo in mano l’unica e ultima chance per la sopravvivenza del governo. «Io ero favorevole» alla soluzione “simul simul”, tornare subito alle urne in caso di sfiducia, puntualizza la premier sollecitata dai giornalisti a Palazzo Chigi. «Poi si è optato per una soluzione che consentisse in casi estremi di mantenere la possibilità di terminare la legislatura. Per me è una soluzione che va comunque bene, ma se il Parlamento volesse ragionare» della prima opzione «non troverebbe la mia opposizione».

Elezione del premier e premio di maggioranza

Sarà la legge elettorale che fisserà le modalità e i dettagli per la formazione della maggioranza a supporto del premier. Questa la sostituzione dell’articolo 92 della Costituzione: «Il Governo della Repubblica - si legge - è composto dal Presidente del Consiglio e dai Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri. Il Presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per la durata di cinque anni. Le votazioni per l’elezione del Presidente del Consiglio e delle Camere avvengono tramite un’unica scheda elettorale. La legge disciplina il sistema elettorale delle Camere secondo i principi di rappresentatività e governabilità e in modo che un premio, assegnato su base nazionale, garantisca il 55 per cento dei seggi nelle Camere alle liste e ai candidati collegati al Presidente del Consiglio dei Ministri. Il Presidente del Consiglio dei Ministri è eletto nella Camera nella quale ha presentato la sua candidatura. Il Presidente della Repubblica conferisce al Presidente del Consiglio dei Ministri eletto l’incarico di formare il Governo e nomina, su proposta del Presidente del Consiglio, i Ministri».

Un sistema rigido con cui si rischia lo stallo. Sì alle riforme con un premier a poteri rinforzati

Il limite dei mandati del premier

Al di là delle polemiche e delle tensioni dentro e fuori la maggioranza, sul premierato potrebbe aprirsi un nuovo fronte: quello sul limite dei mandati del presidente del Consiglio. La proposta di legge, che porta la firma della ministra Elisabetta Casellati, specifica che il capo del governo viene eletto dai cittadini “per la durata di 5 anni”. Nient’altro. Non aggiunge se e per quanto tempo potrà restare ulteriormente a Palazzo Chigi. Una lacuna che è il governatore leghista Luca Zaia a evidenziare per primo. Proprio lui che è al terzo mandato e senza più chance di ricandidarsi in Veneto, perché la legge non lo consente, denuncia a Repubblica: «È anacronistico che il futuro premier eletto non abbia il limite del mandato, mentre governatori e sindaci sì». Un’anomalia che, seguendo il ragionamento di Zaia, stride con il modello del ’sindaco d’Italia’ spesso evocato da alcuni esponenti del centrodestra come riferimento della riforma. Un allarme che potrebbe trovare seguaci in altri amministratori a fine corsa, anche dello stesso schieramento di Zaia. Per ora a cavalcare l’sos (pur con un altro approccio) è il Pd. Il senatore Dario Parrini evidenzia la “gravità” della mancanza anche nel confronto con il resto d’Europa. E ricorda che «in tutti i 14 Paesi Ue, in cui vige l’elezione nazionale diretta di una persona, il limite dei due mandati esiste nella Costituzione».

Premio di maggioranza del 55%

In attesa della versione “bollinata”, l’ultima bozza a disposizione conferma l’elezione diretta del premier e il potere del capo dello Stato di assegnargli l’incarico e di nominare i ministri, su proposta del premier. Resta anche il premio di maggioranza assegnato su base nazionale, che garantisce il 55% dei seggi a chi ottiene più voti. Una novità fortemente contestata dalle minoranze, anche perché non viene indicata, invece, la soglia minima (l’asticella richiesta potrebbe fissarsi al 40%). Idem per l’addio ai senatori a vita nominati per alti meriti.

Immigrazione, Meloni: "Il Piano Mattei va scritto con l'Africa"

Piano Mattei sarà quadriennale, la governance

Cooperazione nel campo dell’energia e «prevenzione e contrasto dell’immigrazione irregolare», poi agricoltura, salute, istruzione e tutela dell’ambiente: gli obiettivi del Piano Mattei, per una nuova centralità dell’Italia nel Mediterraneo e nelle relazioni con i Paesi Africani, sono messi nero su bianco nel decreto sul tavolo odierno del Consiglio dei ministri di domani. Un provvedimento in 7 articoli che costituisce la cornice del Piano, che avrà durata quadriennale. Ne delinea la governance, con il coordinamento centralizzato da Palazzo Chigi - tramite una cabina di regia presieduta dal presidente del Consiglio - e fissa le priorità: «la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati del Continente africano, volto a promuovere uno sviluppo comune, sostenibile e duraturo, nella dimensione politica, economica, sociale, culturale e di sicurezza».

La cabina di regia

I contenuti, secondo il timing previsto nella bozza del decreto, arriveranno entro l’inizio della primavera.Il ministro degli Esteri sarà vicepresidente della cabina di regia, di cui fanno parte - secondo lo schema delineato nella bozza del decreto - gli altri ministri, il presidente della Conferenza delle Regioni, il direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo”, i presidenti di Ice, Cdp e Sace. La cabina di regia “coordina”, “finalizza” e “monitora” il Piano, sarà supportata da una struttura di missione che avrà una dotazione 2,6 milioni annui.

Il Piano - viene sottolineato nel testo - rientra in una più ampia strategia «di tutela e promozione della sicurezza nazionale in tutte le sue dimensioni, inclusa quella economica, energetica, climatica, alimentare e del contrasto ai flussi migratori irregolari. Il decreto individua allora «ambiti di intervento e priorità di azione», in settori che vanno dalla cooperazione allo sviluppo all’istruzione e formazione professionale, poi «approvvigionamento e sfruttamento sostenibile delle risorse naturali» e «valorizzazione e sviluppo del partenariato energetico anche nell’ambito delle fonti rinnovabili», infine «prevenzione e contrasto dell’immigrazione irregolare». Entro sessanta giorni dall’entrata in vigore del decreto, i ministri trasmettono alla struttura di missione una relazione nella quale sono indicate «le iniziative rivolte a Stati del Continente africano programmate o in corso di svolgimento», con la specifica indicazione delle risorse e dei tempi di realizzazione. Nei 90 giorni successivi, la cabina di regia completa la definizione del Piano e lo trasmette al Consiglio dei ministri per la sua deliberazione. Il Parlamento sarà aggiornato con cadenza annuale sull’attuazione.

Riforma disabilità dal 2025 con sperimentazione

«La riforma si avvierà con l’1 gennaio 2025 con una sperimentazione solo su alcune province. Si tratta di andare a rivedere percorsi che da tantissimi anni sono stati svolti sempre allo stesso modo e oggi invece introduciamo un concetto innovativo e soprattutto derivante dalla Convenzione Onu per le persone con disabilità. Entrerà in vigore in modo progressivo». Così la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli durante la conferenza stampa dopo il Cdm sull’approvazione di due decreti attuativi della legge delega sulla disabilità. « Le risorse sono 350 milioni sui capitoli di spesa degli anni successivi a partire dal 2025, poi ci sarà piena implementazione dell’entrata in regime della riforma a partire dal 2026 e quindi con gli 85 milioni in più che il Mef ci ha dedicato, spostandoli da quest’anno agli anni successivi».

Schlein, riforma pericolosa e anticostituzionale

«Utilizzeremo ogni strumento della dialettica parlamentare contro un disegno che riteniamo pericoloso». La segretaria Pd Elly Schlein ha criticato il disegno sul presidenzialismo licenziato venerdì dal governo dicendo che parlerà con le altre opposizioni. «Condivido le critiche di Amato - ha detto a Milano all’ottava edizione di Elle Active - indebolisce il Parlamento e le prerogative del presidente della Repubblica. È uno stravolgimento della Costituzione e della Repubblica parlamentare».

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