ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùIntervista a Francesco Messina

«Ogni passaggio è controllato dall’uomo»

Giove appare in linea con il Regolamento Ue, non nasce per valutare la pericolosità dell’individuo

di Ivan Cimmarusti e Bianca Lucia Mazzei

In Italia un furto nei negozi ogni 9 minuti

3' di lettura

Nessuna automazione nelle decisioni, esclusivo utilizzo di dati di polizia e soprattutto ruolo cardine del controllo umano su ogni passaggio. Secondo Francesco Messina, direttore della Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato, sono questi gli elementi che permettono all’evoluzione tecnologica e all’intelligenza artificiale di rafforzare la capacità di contrasto dei fenomeni criminali senza però ledere diritti fondamentali, privacy e libertà delle persone.

In che modo le forze dell’ordine possono utilizzare i nuovi strumenti tecnologici e l’intelligenza artificiale senza compromettere diritti e libertà delle persone?

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L’uso dell’intelligenza artificiale nell’esercizio di pubbliche funzioni, come quella di Polizia, non può prescindere da una rigorosa attività di governo da parte dell’uomo. Per il riconoscimento facciale, ad esempio, i candidati proposti dal Sari sono sempre verificati a cura di un operatore esperto, come peraltro richiesto dalle specifiche linee guida tracciate dal Garante europeo della Privacy.

Quali sistemi utilizzate già?

A partire dal 2018, la Polizia di Stato utilizza algoritmi di intelligenza artificiale sia con il sistema Sari in uso alla polizia scientifica per il riconoscimento facciale, che con altri software di supporto delle indagini, come l’analisi della voce, l’elaborazione di identikit, l’age progression o il miglioramento delle immagini di volti o targhe. Sono sistemi che facilitano e velocizzano l’attività di polizia: ad esempio, il Sari, il sistema di riconoscimento facciale che riesce a cogliere la somiglianza tra due volti utilizzando motori di ricerca che confrontano il viso di un sospettato con la grande quantità di foto-segnaletiche. Un lavoro che, in astratto, potrebbe essere eseguito anche da un operatore di polizia, ma con tempi inaccettabili.

Nel campo della polizia predittiva state invece sviluppando il progetto Giove...

Il progetto Giove (che non è propriamente intelligenza artificiale ma soprattutto un sistema di elaborazione e analisi automatizzata dei dati) ci permetterà di ottimizzare e migliorare l’azione di prevenzione dei reati. Negli ultimi anni la Polizia di Stato ha sperimentato software funzionali alla cosiddetta “polizia predittiva”, che in alcuni casi hanno dato prova di efficacia. Il progetto Giove nasce come progettualità più strutturata, destinata a essere impiegata in tutti gli uffici della Polizia di Stato, sull’intero territorio nazionale, per migliorare il controllo del territorio. Individuando circostanze comuni relative a fatti apparentemente diversi, Giove aiuterà gli operatori nell’identificazione di collegamenti, al fine di individuare e isolare serialità criminali attive sul territorio.

Quali sono i benefici?

Permetterà di mettere in campo servizi mirati che garantiranno una più efficace pianificazione e gestione delle risorse.

E i rischi?

Non si evidenziano allo stato rischi, perché il controllo umano resta fondamentale. Il sistema, mediante l’utilizzo di specifici algoritmi che elaborano dati immessi dall’uomo, suggerirà dove inviare un equipaggio per prevenire la probabile commissione di un crimine, oppure potrà isolare un reato seriale. In entrambi i casi, la proposta d’intervento offerta dalla macchina dovrà sempre essere riscontrata da un operatore di polizia e solo quest’ultimo valuterà se esistono gli elementi che la legge richiede per arrestare una persona o deferirla all’autorità giudiziaria. È l’uomo che valida il processo analitico dei sistemi informatici prima dell’adozione di qualsiasi provvedimento di polizia.

In tema di polizia predittiva, il regolamento europeo sull’Ai vieta l’utilizzo dell’ intelligenza artificiale per effettuare previsioni basate sulla profilazione di persone fisiche o su caratteristiche della personalità. Il progetto Giove rispetta le regole Ue?

Il sistema Giove non nasce per valutare la pericolosità sociale e quindi il rischio di commissione o reiterazione di reati (come, ad esempio, nel caso dei detenuti che chiedono un permesso premio o una misura alternativa alla detenzione); Giove lavorerà su fatti seriali per favorire l’identificazione degli autori, sfruttando le informazioni ottenute nelle attività di polizia, facilitandone l’analisi in modo da fornire validi spunti investigativi, suscettibili di rapidissimo approfondimento da parte degli operatori. Appare, dunque, conforme al Regolamento Ue. In ogni caso, la sua realizzazione procederà in rapporto di stretta collaborazione con l’Autorità garante della privacy.

Giove da dove attingerà dati e informazioni?

I dati che alimenteranno il sistema saranno immessi dagli operatori di Polizia che verranno assistiti da un set di domande da porre alla vittima all’atto della ricezione della denuncia, in modo da orientare la raccolta di informazioni funzionali alla successiva analisi. Negli sviluppi futuri, si potranno prevedere implementazioni che consentiranno l’accesso alle informazioni archiviate nelle banche dati di polizia.

Per quali reati potrà essere di maggiore aiuto?

Per i fenomeni criminali che potremmo definire “quotidiani”, come furti in appartamento, rapine a esercizi commerciali, molestie sessuali e truffe in danno delle fasce deboli.

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