Ogyre, la start up che ingaggia i pescatori per ripulire il mare dalla plastica
Lo scorso anno l'azienda, che conta 15 dipendenti diretti e una sessantina di pescatori distribuiti tra Italia, Brasile e Indonesia, ha raccolto 250mila chili di plastica, l'obiettivo è arrivare a mille tonnellate entro il 2024
di Davide Madeddu
2' di lettura
All’unicorno (che identifica una startup con una valutazione miliardaria) preferiscono la zebra, con il suo bianco e nero. E al colore unico le sfumature. Come quelle del mare che si impegnano a ripulire attraverso un sistema che crea ricchezza e difesa dell’ambiente e in cui i pescatori sono pagati proprio per raccogliere plastiche e rifiuti dall’acqua. Una filosofia di vita e di lavoro per i fondatori di Ogyre, startup italiana con sede a Genova. Fondata da Antonio Augeri e Andrea Faldella, appassionato di surf il primo e di vela il secondo, la Endless S.R.L. Società Benefit, è proprietaria del marchio Ogyre. Un nome che si ispira alle ocean gyres, un grande sistema di correnti oceaniche che si formano a causa dei venti e del movimento rotatorio del pianeta e che, proprio in forza di questo loro movimento circolare, creano dei vortici di grande dimensione nei mari di tutto il mondo. Oggi, questi vortici sono la “forza motrice” che genera la formazione di immense isole di plastica.
«Vogliamo che le ocean gyres - premettono i fondatori - tornino ad essere un circolo virtuoso e vitale per l’Oceano». Quindi l’avvio dell’attività per l’azienda che ha archiviato il 2022 con un fatturato di 850 mila euro e punta a chiudere il 2023 con 2 milioni.
«Io e il mio socio abbiamo viaggiato tantissimo e abbiamo constatato che le condizioni del mare continuano a peggiorare - spiega Faldella - così abbiamo deciso di realizzare un modello che non fosse solo incentrato al raggiungimento del profitto ma che avesse anche un impatto sull’ambiente». Da qui l’idea di creare l’azienda che funziona come una sorta di intermediario, attraverso una piattaforma digitale, tra i sostenitori delle campagne e i pescatori. «Paghiamo i pescatori - dice il fondatore - per raccogliere i rifiuti e questa attività ha un impatto positivo sulle comunità locali». L’azienda conta 15 dipendenti diretti e una sessantina di pescatori distribuiti tra Italia (Cagliari e Salerno), Brasile e Indonesia. «Lo scorso anno abbiamo raccolto 250 mila chili di plastica - aggiunge - e abbiamo l’ obiettivo di arrivare a mille tonnellate nel 2024». Una nuova concezione di attività imprenditoriale che guarda al business rigenerativo che crea valore sociale e «valore per le comunità in cui lavoriamo». Ecco perché «preferiamo il modello zebra all’unicorno»: produce valore, ma condiviso.
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