Olio: raccolto in crescita ma al di sotto di aspettative e potenzialità
Confermato il dato previsionale di 315mila tonnellate di olio di oliva per la campagna 2021-22, in crescita del 15% su un 2020 particolarmente scarso
di Emiliano Sgambato
4' di lettura
Con le operazioni di raccolta e molitura ben avviate in gran parte d’Italia, Ismea e Unapol confermano «il dato previsionale di 315mila tonnellate di olio di oliva per la campagna 2021-22, in crescita del 15% su un 2020 particolarmente scarso».
«La situazione per aree geografiche è molto eterogenea – si legge in un report – e pur con differenze importanti anche tra zone contigue, dalle indicazioni disponibili emerge un incremento produttivo al Sud, tale da indurre il segno positivo sull'intera produzione nazionale».
A trainare la ripresa è sicuramente la Puglia, con un +38% sullo scorso anno, che non soddisfa comunque i produttori. Nonostante infatti fosse attesa una “stagione di carica” (che si alterna a stagioni naturalmente meno ricche di raccolto), «la crescita è risultata nettamente inferiore sia alle aspettative che alle potenzialità», sottolinea il report.
Molti è dipeso dai fattori climatici – le gelate primaverili, la siccità estiva e la frequente alternanza di caldo e freddo – che non hanno favorito l'ottimale sviluppo vegetativo degli oliveti. «Le alte temperature estive e l’assenza prolungata di precipitazioni – si legge nel report – hanno ulteriormente aggravato la situazione in tutti gli areali italiani, soprattutto in quelli non provvisti di impianti irrigui».
Guardando i risultati degli ultimi 10 anni, Ismea e Unaprol evidenziano un’estrema variabilità produttiva da un anno all’altro e una graduale riduzione della produttività anche negli anni considerati di carica: «dalle 506 mila tonnellate del 2012, livello più alto del decennio, alle due pessime annate del 2014 e 2018 (con una produzione rispettivamente di 222 mila e 175 mila tonnellate), passando per recuperi produttivi deludenti anche negli anni di carica». Negli ultimi anni, in particolare, «le oscillazioni produttive sono andate oltre la fisiologica alternanza scontando eventi climatici avversi e fitopatie a cui non sempre si è fatto fronte in modo efficace».
L’eccessiva variabilità produttiva crea scompensi nel mercato perché da un lato mina la stabilità del reddito dei produttori, dall’altro rende difficile la programmazione degli acquisti di prodotto italiano da parte dell’industria di imbottigliamento esponendo il settore al ricorso sempre più massiccio alle importazioni. «Da considerare anche - aggiunge il report – il tema dell'aumento dei costi che non è sempre andato di pari passo a quello dei ricavi comprimendo sempre più il reddito dei produttori».
Sul fronte delle quotazioni, il 2021 è un anno segnato da una crescita dei listini dovuta a una scarsa produzione 2020: «Nei primi 11 mesi dell'anno, sono stati toccati incrementi medi dei prezzi del 27% per l'olio extravergine italiano a cui si sono aggiunti aumenti ancora più elevati sia in Spagna sia in Tunisia. L’autunno, però, ha invertito la tendenza soprattutto in Italia a seguito delle prime stime che, pur essendo inferiori alle aspettative, indicano comunque un aumento dei volumi».
Per quel che riguarda i consumi interni, i primi 11 mesi del 2021 hanno fatto registrare una flessione generalizzata degli acquisti di olio di oliva nei format della Gdo. Ma la riapertura dell'horeca (bar e ristoranti) già da alcuni mesi ha cominciato a far ben sperare il mondo produttivo che continua a confidare in una ripartenza della domanda soprattutto per i prodotti di qualità.
A livello mondiale, sul fronte dei consumi vengono confermati i 3,2 milioni di tonnellate registrati nel 2020, mentre le prime stime produttive attestano i volumi della campagna 2021/22 a 3,1 milioni di tonnellate, sintesi della flessione della produzione comunitaria (-3%), determinata dalla riduzione attesa in Spagna (-7%) e Grecia (-14%), e della contestuale crescita fuori dai confini della Ue, trainata dalla Tunisia (+71%), oltre che dalla Turchia (+9%) e dal Marocco (+25%).
In prospettiva l'indice Ismea relativo al clima di fiducia dell'industria olearia «continua ad essere positivo e sostanzialmente in linea con quello dell'agroalimentare nel complesso». Le buone aspettative si basano sul fatto che «le disponibilità saranno ancora abbondanti grazie alla buona combinazione delle scorte e della nuova produzione. Anche la domanda sembra tenere e quindi restano buone le aspettative sugli ordini».
Restano, comunque, «i timori legati anche alle nuove chiusure, sebbene parziali, a cui si sta assistendo». Questo vale anche per la domanda estera «a cui sono legate le esportazioni che, peraltro, stanno scontando tutte le problematiche legate alla logistica e al lievitare dei prezzi dei container e alla difficoltà di consegnare i prodotti soprattutto in alcuni porti statunitensi». A questo si aggiunge anche l'aumento dei costi legati all'energia, alle difficoltà nel reperimento del vetro e ad altri fattori produttivi.
L'industria di imbottigliamento sta quindi acquistando solo per piccole partite e «attende gli sviluppi della produzione quando a metà dicembre si entrerà nel vivo della raccolta non solo nelle principali regioni italiane ma, soprattutto, in Andalucìa».
Restano inoltre sul tavolo tutte le tematiche legate alla riforma della Pac e alle nuove opportunità che potrebbero venire, conclude l’analisi di Ismea, «sia dai fondi del Pnrr, soprattutto sul fronte frantoi, sia dai fondi destinati ai produttori olivicoli associati ad Organizzazioni di produttori che prevede lo stanziamento di 30 milioni di euro, a valere sul fondo filiere: 10 milioni di euro sono destinati al sostegno di investimenti in nuovi impianti e 20 milioni di euro per ammodernare gli impianti esistenti».
loading...