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Olio, torna in positivo la bilancia commerciale

Il raccolto è in calo del 30%, anche a causa dell’annata di “scarico” nelle regioni meridionali. Nel 2020 l’extravergine quotato il 25% in meno rispetto al 2019

di Emiliano Sgambato

(AdobeStock)

4' di lettura

Nella campagna 2020/21 la produzione di olio italiano diminuirà del 30% e dovrebbe attestarsi sulle 255 mila tonnellate. Ma il calo è dovuto soprattutto alla ciclicità di raccolti, molto più scarsi quest’anno nelle regioni del Sud; in altre regioni, invece, il raccolto ha rispettato le previsioni positive. L’abbondante produzione 2019 ha invece comportato una forte diminuzione dei prezzi alla produzione, che ha però favorito l’industria olearia, molto legata alle importazioni e forte di un aumento delle vendite nei supermercati e dell’export.

I primi 9 mesi del 2020, secondo Ismea, hanno infatti segnato «un importante incremento delle importazioni a volume (+9%) a fronte di una flessione del valore, frutto di una riduzione generalizzata dei prezzi internazionali, mentre le esportazioni, che in volume sono schizzate al 21%, hanno messo a segno un +3% in valore. Questo ha permesso alla bilancia commerciale del settore di stabilizzarsi su terreno positivo, evento piuttosto raro nel settore olivicolo».

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L'indicatore Ismea relativo al clima di fiducia del settore olivicolo «torna su terreno positivo e si posiziona meglio rispetto a quello del totale agroalimentare». Per l'industria «si prospetta una maggiore produzione e anche le aspettative sugli ordini sono molto buone. Del resto, aumentano i consumi domestici, e quindi la domanda della Gdo, e allo stesso tempo l'export sta andando molto bene».

Mercato e produzione in Italia

Secondo l'aggiornamento previsionale elaborato da Ismea e Unaprol, a condizionare la raccolta, in calo di un terzo, «è soprattutto l’alternanza tra anno di carica e anno di scarica al Sud, dove Puglia, Calabria e Sicilia fanno registrare contrazioni rispettivamente del 43%, 38% e 15%. Al Centro Nord si confermano, invece, le previsioni piuttosto rosee di inizio autunno, con incrementi del 31% in Toscana, 8% nel Lazio, 70% in Umbria e del 100% in Liguria, dopo gli scarsi livelli dello scorso anno»
In generale, comunque, ci si attende «un olio di elevata qualità grazie all'ottima fioritura, a condizioni meteo non avverse e ai limitati attacchi della mosca olearia».

Il bilancio consuntivo della campagna 2019/20, è invece di un raccolto abbondante, con una ripresa produttiva concentrata al Mezzogiorno (Puglia +186% e Calabria +284%).

Dal punto di vista del mercato, il 2020 è stato caratterizzato da prezzi in forte ribasso, soprattutto nella prima parte dell’anno. «Le abbondanti produzioni 2019 in Italia, Grecia e Tunisia – nota Ismea – unitamente alle elevate scorte spagnole hanno mantenuto alte le disponibilità internazionali portando naturalmente verso il basso i listini». In Italia l’extravergine è stato mediamente quotato il 25% in meno rispetto al 2019.

Tuttavia, «l'anno solare per il settore olivicolo-oleario è chiaramente attraversato da due campagne e anche i listini risentono di tale situazione. Dall'inizio dell'autunno, infatti, con l'ingresso della nuova produzione, le quotazioni hanno cominciato a evidenziare tendenze al rialzo grazie a disponibilità internazionali (date da produzione e scorte) non particolarmente elevate e comunque in linea con una domanda degli imbottigliatori sempre piuttosto dinamica.Le ultime settimane, infatti, hanno segnato dei rialzi un po' in tutti i principali Paesi produttori a partire dall'Italia che ripercorre l'iter delle annate produttive scarse. Già dalla primavera, infatti, consapevoli di una campagna di raccolta inferiore alla precedente, i prezzi italiani avevano cominciato a risalire e in autunno l'incremento si è consolidato fino ad arrivare in dicembre con il prezzo medio dell'extravergine nazionale a 4,77 euro al chilo. Nell'ultimo trimestre del 2020 l'aumento è del 17% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, mentre in Spagna, dove i listini sono sopra i 2,40 euro al chilo, si ha un aumento del 14%».

La produzione all’estero

Le stime del Coi (Consiglio Oleicolo Internazionale) per la campagna 2020/21 attestano la produzione mondiale di olio di oliva a 3,3 milioni di tonnellate, il 3% in più rispetto alla precedente. La Ue dovrebbe produrre poco più di 2,3 milioni di tonnellate, il 19% in più sullo scorso anno, mentre la produzione dei paesi extra Ue, con meno di un milione di tonnellate, dovrebbe diminuire del 22%.

Per il principale player mondiale, la Spagna, si prevede «un'annata buona ma non all'altezza delle aspettative di qualche mese fa a causa della mancanza di piogge». Le ultime stime provenienti da Madrid e diffuse dalla Ue «indicano la produzione a circa 1,6 milioni di tonnellate, comunque il 42 per cento in più rispetto alla scarsa annata 2019». Per la Grecia, invece, la produzione è di poco inferiore a quella dello scorso anno (-4%), per il Portogallo la flessione è più sensibile (-29%).
La Tunisia che, con appena 120 mila tonnellate previste, dimezza i volumi dell'anno precedente, mentre la Turchia dovrebbe confermare i livelli della campagna scorsa.

«Un dato che, invece, è decisamente in controtendenza – continua Ismea – è quello delle scorte all'interno della Ueche si stimano in circa 610 mila tonnellate, ben il 22% in meno rispetto allo scorso anno. Tale riduzione orienta chiaramente l'andamento delle scorte internazionali che si stimano poco al di sopra delle 800 mila tonnellate (-10%). Questo potrebbe essere un elemento favorevole per il mercato che ha aperto la campagna commerciale con magazzini sicuramente meno ingombrati dello scorso anno».

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