Oltre 432mila imprese italiane negli ultimi 5 anni hanno investito nella green economy
Stando all’indagine Fondazione Symbola - Unioncamere, è record di eco investimenti nel 2019, anno in cui la quota raggiunge un valore pari a 21,5%, corrispondente a un valore assoluto di quasi 300 mila imprese e di 7,2 punti superiore a quanto registrato nel 2011
di Andrea Carli
5' di lettura
Un settore che registra risultati in linea con le rivendicazioni della “generazione Greta” e che va in controtendenza rispetto a un’economia italiana che, stando alle ultime previsioni dell’Istat, potrebbe registrare nel secondo trimestre un Pil negativo.
432.000 imprese puntano sul green
Oltre 432mila imprese italiane negli ultimi 5 anni hanno investito in prodotti e tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2 (o prevedono di farlo entro quest’anno). In Italia i Green Jobs, ovvero le persone che lavorano in questo settore sono 3,1 milioni, il 13,4% degli occupati. Sono alcuni dei numeri contenuti nella decima edizione del Rapporto GreenItaly, redatto da Fondazione Symbola e Unioncamere e presentato oggi, 28 ottobre, a Roma.
Nel 2019 record di investimenti
Complessivamente il 21,5% delle imprese investe su prodotti e tecnologie green nel 2019, un valore record - sottolinea l’indagine - superiore di 7,2 punti a quanto registrato nel 2011. E nei prossimi 5 anni, prevede il rapporto GreenItaly, l’economia circolare e sostenibile offrirà una opportunità di lavoro su 5 sia nel settore privato, sia in quello pubblico.
Il boom delle rinnovabili negli ultimi dieci anni
Negli ultimi dieci anni in Italia, sottolinea l’indagine, le rinnovabili sono esplose. Se nel fotovoltaico nel 2009 gli impianti erano 71mila, per una potenza complessiva di poco più di 1000MW, oggi gli impianti sono 820mila, per una potenza che supera i 20.000 MW. Negli ultimi 10 anni nel mondo si sono investiti oltre 2.600 milioni di dollari in rinnovabili, di cui 1.300 nel solare e mille nell’eolico. L’Italia è il settimo paese per valore di investimenti nel decennio (dopo Cina, Usa, Giappone, Germania, Gran Breatgna e India).
Tripoli (Unioncamere): sostenibilità per una impresa su tre
«I dati parlano chiaro - osserva il segretario generale di Unioncamere Giuseppe Tripoli -. Una impresa su tre ha imboccato la strada della sostenibilità, 90mila in più dello scorso anno. E questa scelta si traduce in una maggiore produttività e competitività e in più capacità di innovazione e di export. Un dato interessante - continua Tripoli - è che a questa accelerazione stanno contribuendo molto anche le imprese dei giovani under 35, che, nella metà dei casi, hanno puntato sulla greeneconomy. Nei prossimi 5 anni, l’economia circolare e sostenibile offrirà una opportunità di lavoro su 5 sia nel settore privato, sia in quello pubblico». Quello della Green economy è un comparto in cui l’Italia è im prima fila. Il presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci sottolinea che «è la superpotenza europea nell’economia circolare con il 79% di rifiuti totali avviati a riciclo e presenta un’incidenza ben superiore rispetto a tutti gli altri grandi Paesi europei: la Francia è al 55%, il Regno Unito al 49%, la Germania al 43%. La green economy italiana - conclude Realacci - è la frontiera più avanzata per cogliere queste opportunità». Il governo ha dato il via libera al decreto clima, prima tappa del Green New deal annunciato dal premier Giuseppe Conte e dal ministro dell’Ambiente Costa, attualmente all’esame del parlamento.
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Oltre 3 milioni di persone occupate
Il Rapporto GreenItaly delinea un quadro del settore a 360 gradi. A cominciare dall’aspetto ocuupazionale e del lavoro. Nel 2018 il numero dei green jobs in Italia ha superato la soglia dei 3 milioni: 3.100.000 unità, in particolare, il 13,4% del totale dell’occupazione complessiva (nel 2017 era il 13,0%). L’occupazione green nel 2018 è cresciuta rispetto al 2017 di oltre 100 mila unità, con un incremento del +3,4% rispetto al +0,5% delle altre figure professionali.
Le imprese guidate da giovani in prima linea negli investimenti
La green economy è anche una questione anagrafica. Tra le imprese guidate da under 35, rileva il report, il 47% ha fatto eco-investimenti, contro il 23 delle over 35. Green economy significa anche cura sociale: il 56% delle imprese green sono imprese coesive, che investono cioè nel benessere economico e sociale dei propri lavoratori e della comunità di appartenenza relazionandosi con gli attori del territorio (altre imprese, stakeholder, organizzazioni non profit, ecc.); tra le imprese che non fanno investimenti green, invece, le coesive sono il 48%.
Con 14,8 tonnellate equivalenti di petrolio per milione di euro prodotto, il sistema industriale italiano è il secondo tra quelli dei grandi Ue per input energetici per unità di prodotto: dietro alla Gran Bretagna (13,7, che ha però un'economia guidata dalla finanza) ma davanti a Francia (15,6), Spagna (17,3) e Germania (17,8). Stesso discorso per gli input di materia: con 285,9 tonnellate per milione di euro prodotto siamo dietro alla Gran Bretagna (240,1) ma davanti a Francia (340,5), Spagna (355,3) e Germania (399,1).
In Italia il 79% dei rifiuti avviati a riciclo
Quanto ai rifiuti l’Italia - stando agli ultimi dati disponibili, quelli Eurostat aggiornati al 2016 - è il paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti (urbani, industriali eccetera). Con il 79% dei rifiuti totali avviati a riciclo, infatti, registra un’incidenza più che doppia rispetto alla media europea (solo il 38%) e superiore rispetto a tutti gli altri grandi paesi europei: la Francia è al 55%, il Regno Unito al 49%, la Germania al 43. In termini quantitativi assoluti la quantità riciclata netta (che include import-export di rifiuti e cascami), pari a 58 milioni di tonnellate, è inferiore solo al valore della Germania (oltre 72 milioni di tonnellate), contro i 40 milioni della Francia e i 34 del Regno Unito. Le imprese italiane producono 43,2 tonnellate di rifiuti per milione di euro, quelle spagnole 54,7, quelle britanniche 63,7, le tedesche 67,4 e le francesi 77,4. Oltre ai rifiuti le emissioni climalteranti: con 97,3 tonnellate di CO₂ equivalenti ogni milione di euro, fanno meglio di noi Francia (80,9, forte del nucleare) e Regno unito (95,1) mentre distanziamo Spagna (125,5) e soprattutto Germania (127,8).
Italia terza al mondo per certificazioni ISO 14001
L’attenzione delle imprese all’ambiente, sottolinea ancora l’indagine, si legge anche nella crescita dei brevetti green in Italia: complessivamente 3.500 (10% dei brevetti europei). Con un aumento del 22% nel periodo 2006-2015, e una dinamica in controtendenza rispetto ai brevetti in generale. L’Italia è il terzo Paese al mondo, dopo Cina e Giappone e davanti a Spagna, Germania, Francia ma anche Usa, per numero di certificazioni ISO 14001.
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