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Oltre il carsharing, ecco come scarrozzare i figlio con un’app

di Marco Consoli

3' di lettura

Ore 15: portare Gianpaolo a lezione di piano. Ore 16: Margherita ha yoga. Ore 17.30: Marghe a lezione di catechismo. Ore 18:45: festa di compleanno Paolino. L'agenda dei genitori ormai scoppia di impegni dei figli e scarrozzarli in città da scuola a casa e ai vari appuntamenti, attività, lezioni e divertimenti vari si trasforma in un'attività full time, che molti adulti non hanno il tempo di svolgere. Certo ci sarebbe il taxi o Uber, ma a parte i costi, chi si fida di affidare i propri bambini a dei perfetti sconosciuti? A venire incontro ai genitori troppo indaffarati è una serie di startup che si sono inventate delle app per gestire i troppi spostamenti settimanali dei minori: in Italia c'è Ora X che offre agli adulti una app che dà la possibilità di registrarsi nel gruppo della classe frequentata dal proprio figlio, sempre che l'ingresso sia validato da un garante, vale a dire un insegnante o un capoclasse tra i genitori. Nel momento in cui si ha bisogno di un passaggio per il proprio figlio, si può inserire la richiesta con luoghi data e ora, e qualora un altro genitore si renda disponibile si può validare il viaggio, in modo che tutti, compreso il garante siano informati. Dopodiché la corsa sarà valutata e i punteggi permetteranno di accedere a sconti con aziende partner della startup.

L'idea di utilizzare una forma di carpooling sicuro, che oltretutto ha un impatto positivo anche sulla salvaguardia dell'ambiente, viene però dall'estero: Chaperone è una app creata a Mountain View, in California, che adotta il medesimo sistema di Ora X, ma anziché rimborsare i genitori disponibili con sconti prevede un vero e proprio sistema di pagamento, pari a 5 dollari a viaggio, che il ricevente può trattenere o donare. A crearla è stato Shrikant Nasikkar, dopo che il suo bambino era stato investito mentre tornava da scuola in bici. “Se il genitore di un amico di tuo figlio può accompagnarlo, starai più tranquillo”, ha dichiarato riferendosi alla app, che mette in comunicazione gli adulti, ma fornisce un servizio di supervisione, sia sulla velocità di guida e sul tragitto, sia su comportamenti inopportuni degli autisti che possono comportare l'esclusione dalla app stessa. È quanto fa, in maniera simile, la app GoKid, che può essere adottata da cittadini o istituzioni scolastiche e offre un'ottimizzazione dei percorsi, in maniera simile al car pooling di Uber, ma fornisce alcune funzioni, come la possibilità di sapere dove si trova l'autista, solo su abbonamento.

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In generale l'idea del carpooling serve appunto ad evitare di dover affidare i propri figli a degli autisti sconosciuti, ma questo non vuol dire che non ci siano app pensate per ovviare in altro modo a questo problema. Arriva dalla Silicon Valley anche Kango, che è stata definita la Uber per ragazzini, perché fornisce corse a pagamento condotte da persone che hanno dovuto passare un rigoroso screening da parte della società dimostrando di essere affidabili per poter trasportare dei minori. Non è molto dissimile Zemcar, che offre non solo corse con autisti verificati, ma avverte se l'auto si allontana dal percorso predeterminato, e offre la possibilità di controllare il percorso attraverso un video in diretta oltre a un pulsante di allarme che il ragazzino trasportato può premere in qualsiasi momento allertando il genitore. Il modello di business ha ormai dato vita a diversi competitor sul mercato, che offrono variazioni dello stesso servizio, da HopSkipDrive a Kiddo fino a Zum, con alcune società che una volta accompagnato il minore a casa offrono anche un servizio di babysitting.

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