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Oltre l’ESG: perché le aziende hanno bisogno di nuovi parametri

Con il primato perso dalla politica, oggi sulle aziende incombono nuove aspettative, che necessitano di nuovi strumenti di analisi

di Fernando Napolitano *

5' di lettura

Con diverse sfumature, la perdita del primato della politica è un fattore che accomuna le democrazie occidentali e tra le varie conseguenze forse quella più rilevante è la crescete incapacità di intermediare in maniera efficace tra gli interessi del capitale e i bisogni delle persone, i cosiddetti stakeholders.

Questo fenomeno ha aumentato la pressione sulle aziende, e in particolare sui capi azienda, ponendoli di fronte a crescenti aspettative da parte degli stakeholder, che spesso esulano dal core business.

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Una fotografia puntuale di questo fenomeno si può rintracciare nell’ultima edizione dell’Edelman Trust Barometer che analizza da due decenni in 28 Paesi il livello di fiducia riposta nelle quattro entità che concorrono, se in equilibrio, al funzionamento corretto di un sistema democratico: governi, aziende, NGO (Non Government Organization) e i media.

La crisi della politica

Oggi sono le aziende, non i governi, a godere della maggior fiducia degli intervistati. Questa sfiducia nei governi si manifesta con una minore partecipazione al processo elettorale e un maggiore attivismo. Le aziende sono sempre più chiamate ad agire e intervenire laddove il legislatore è assente. Il sistema democratico è, in sintesi, in fase di squilibrio. La causa è da ricercarsi negli elementi meno positivi e tangibili della globalizzazione. Negli ultimi tre decenni il settore privato ha quasi monopolizzato l’attrazione dei talenti lasciando il settore pubblico, e la politica con esso, sguarnito. Le catene di creazione del valore di qualsiasi industria sono oggi molto complesse e richiedono una comprensione profonda e costante dei fenomeni, di fronte ai quali le soluzioni che il legislatore può proporre sono complesse e non semplificabili.

Negli Stati Uniti questo fenomeno è più evidente che altrove e i vertici delle aziende americane dichiarano apertamente che i governi hanno bisogno di aiuto. Ha iniziato nel 2019, Jamie Dimon, amministratore delegato di J.P. Morgan, nella sua lettera agli azionisti ha dedicato, cosa inusuale, un capitolo alla politica: “La politica americana… è una delle principali preoccupazioni: imprese, governi e comunità devono lavorare come partner, in modo collaborativo e costruttivo, per analizzare e risolvere i problemi e contribuire a rafforzare l’economia a vantaggio di tutti. Il sogno americano è vivo, ma per molti si sta logorando”. E concludeva: “I governi devono essere migliori e più efficaci: non possiamo avere successo senza il loro aiuto”.

Il 19 agosto 2019 la Business Roundtable da lui presieduta, che riunisce 181 amministratori delegati di multinazionali americane, ha firmato la “Dichiarazione sullo scopo dell’azienda” che tenta di dare una prima riposta, almeno negli intenti, a questo problema.

Un problema per il business

D’altra parte una politica assente o incapace è un anatema per il business, poiché il legislatore è per gran parte responsabile della stabilità e prevedibilità dei mercati, condizioni imprescindibili per attirare e investire capitali. Ecco dunque che è tornato di attualità il concetto dello “stakeholder capitalism” che fece il suo debutto all’indomani della grande depressione del 1929. Un approccio che intende mettere un argine agli eccessi del capitalismo. Un contesto nel quale l’azienda diventa oggetto di più esigenze: trasparenza, responsabilità e sostenibilità, ESG (Environmental, Social and Governance). L’ESG offre una serie di standard in base ai quali gli investitori preoccupati per le questioni ambientali e di altro tipo possono selezionare potenziali investimenti. Oggi è un parametro fondamentale di misurazione pubblica e apprezzamento anche da parte dei consumatori.

Questo strumento, però è stato utilizzato impropriamente per rispondere al declino del primato della politica e negli Stati Uniti è entrato nel tritacarne politico del “Red vs Blue”, Repubblicani contro Democratici”.

Il primo marzo 2023, per esempio, il Senato americano ha votato per annullare una norma del Dipartimento del Lavoro che consente ai piani pensionistici di considerare i criteri ESG per decisioni di investimento, a seguito di un voto simile da parte dei repubblicani della Camera.

“L’ESG è davvero antitetico al nostro stile di vita americano, alla nostra costituzione”, ha affermato la deputata repubblicana Barbara Ehardt. All’inizio del 2022, nell’Idaho, uno stato repubblicano, i legislatori hanno approvato una legge che impedisce ai criteri ESG di prevalere sui requisiti statali secondo cui gli investimenti devono essere effettuati seguendo la regola dell’investitore prudente.

La polarizzazione sull’ESG

Questa polarizzazione politica sull’ESG non ha risparmiato nemmeno il colosso dell’asset management BlackRock, che è stato accusato dai procuratori generali repubblicani di 19 stati di abusare della propria influenza e potere boicottando le aziende di combustibili fossili. Ovviamente BlackRock respinge le accuse, e allo stesso tempo si trova oggetto delle lamentele degli organi di vigilanza di New York, che è uno stato democratico, che non lo considerano sufficientemente green.

In un contesto in cui la politica non è chiaramente più in grado di indicare una direzione chiara, le aziende sono costrette a cambiare approccio per anticipare e compensare i vuoti lasciati dalla politica attraverso un nuovo posizionamento e un consapevole processo di trasferimento di know-how a favore del legislatore e della società nel suo complesso. Un approccio che supera e innova gli attuali processi di comunicazione, lobbying e responsabilità sociale che sono stati concepiti in un passato caratterizzato dal primato della politica.

Non si sta sostenendo che le aziende e i loro vertici debbano fare politica attiva: l’opposto, devono rimanere focalizzate sul proprio core buiness. Dovranno, tuttavia, sempre più fornire quella formazione necessaria al legislatore per rendere i mercati stabili e prevedibili. Le aziende infatti rimangono il veicolo migliore per produrre innovazione, posti di lavoro e crescita economica. Per questo oggi, in questo scenario, devono contribuire a facilitare il lavoro del legislatore e contribuire alla comprensione di temi complessi da parte di un pubblico più ampio.

Oggi sono molti i temi che richiedono con urgenza al legislatore un know-how di spessore che può trovare sicuramente nelle aziende: Artificial Intelligence e le sue implicazioni, medicina rigenerativa, fonti energetiche alternative, immigrazione, invecchiamento della popolazione, sicurezza del lavoro e futuro dei giovani. Tutti temi complessi che necessitano un intervento legislativo e una migliore comprensione da parte dell’opinione pubblica.

Verso altri parametri di misurazione

I parametri ESG non sono stai concepiti per rispondere a queste nuove e urgenti necessità. Per questo è necessario affiancare un altro metodo di misurazione, denominato IRG (Influence, Relevance, Growth), che consente di misurare in maniera quantitativa, sulla base di 10 parametri, se un’azienda è pronta per esercitare questo ruolo oppure no. Significa per le aziende cambiare mentalità, cultura e processi.

Ma non è sufficiente, perché il dibattito sui problemi e le soluzioni deve essere condiviso tra tutti i detentori di know-how e in questo diventa cruciale più che in passato il ruolo dei media, che non devono solo essere osservatori dei fenomeni ma diventare veri e propri facilitatori di questo trasferimento di conoscenza.

Negli Stati Uniti CNBC, che conta circa 500 milioni di spettatori nel mondo ogni mese, si è fatta carico di questo compito, esponendosi in prima linea attraverso le parole del suo presidente KC Sullivan, durante la recente «International Business Exchange Conference» di New York, che ha visto la partecipazione anche di importanti rappresentanti delle aziende italiane da Giuseppe Castagna, AD di Banco BMP a Stefano Caselli, Dean di SDA Bocconi School of Management, a Luigi Ferraris, CEO, Gruppo Ferrovie dello Stato. L’auspicio è che una tale assunzione di responsabilità possa avvenire anche nel nostro Paese.

* Presidente e Ceo di Newest

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