Oltre i limiti della razionalità economica
Il concetto tradizionale di razionalità in economia richiede qualche revisione alla luce del verificarsi di violazioni sistematiche delle sue predizioni.
di Daniela Di Cagno
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Il concetto tradizionale di razionalità in economia richiede qualche revisione alla luce del verificarsi di violazioni sistematiche delle sue predizioni. Fenomeni come la generosità, l’altruismo e la cooperazione segnalano l’importanza del perseguimento e della valutazione dell’interesse comune rispetto all’esclusivo perseguimento di quello personale. La recente esperienza del Covid-19 e del cambiamento climatico hanno evidenziato come, quando gli umani si sentono vulnerabili, cercano il supporto dei loro simili. La rilevanza dell’esistenza degli altri e dei loro comportamenti va ben oltre considerazioni di mero interesse strategico: l’equità, la fiducia e la solidarietà indirizzano gran parte dei comportamenti e delle decisioni economiche. I premi Nobel Kahneman (Kahneman e Tversky, 1992) e Thaler (Thaler, Sunstein e Balz, 2013) hanno testimoniato come il contesto (framing), e la sua percezione, svolgono un ruolo rilevante non solo nelle scelte individuali, ma anche nella modalità con cui sono percepite dagli altri. Il punto di vista (reference point) e la contabilità mentale mental accounting rispetto a cui valutiamo le possibili conseguenze delle nostre scelte, l’asimmetria della percezione delle perdite e dei guadagni, il modo diverso con cui incentivi e punizioni possono impattare sui comportamenti sono altri elementi che è altrettanto importante considerare. Rustichini e Gneezy (2000) hanno evidenziato con un esperimento in una scuola israeliana come una multa (per il ritardo) risulta meno efficace rispetto al disagio sociale generato. )
L’attività cognitiva (Gigerenzer et al., 1999) consente agli umani di interagire con l’ambiente e di elaborarne la percezione. Molte euristiche trovano fondamento nel bisogno prioritario di sopravvivere e di contenere l’incertezza che caratterizza il vivere. Ci sono decisioni apparentemente scorrette dal punto di vista sociale ed economico che funzionano bene in determinati contesti e sono quindi “ecologiche”. Ben lo sanno le gazzelle che seguono sempre quella in fuga per il timore della presenza del leone (Bikhchandani, 1992). L’influenza del gruppo si innesca nei processi con informazione limitata rafforzando meccanismi di imitazione e di pressione sociale che possono spiegare comportamenti dettati dalla «sopravvivenza economica» come nel caso delle corse agli sportelli e delle frenesie di borsa. Anche le risposte emotive spiegano scelte e attitudini, così come l’avversione a deludere gli altri (let down aversion). Nei giochi di divisione (Kocher e Gueth, 2014, Van Damme et al., 2014) generalmente si propongono divisioni che si pensa siano accettabili per gli altri, anche nel caso di interazioni sporadiche e con soggetti con cui non si ha né interazione visiva e/o fisica né possibilità di futuro incontro.
L’apprendimento, e addirittura la trasmissione genetica, potrebbero spiegare come alcuni comportamenti persistano anche se a un costo elevato: Aumann (2019) ha riportato il caso di uno sciame di api abituate a trovare nutrimento nei fiori blu che si sono lasciate morire ostinandosi a cercare nutrimento in essi quando il nettare era invece nei fiori gialli.
Molti affermano che sono le limitazioni di tipo computazionale e/o gli errori di valutazione a guidare scelte individuali diverse da quelle predette dalla teoria e che quindi i comportamenti descritti sono da imputare a errori e non a motivazioni diverse. L’utilizzo di algoritmi computazionali e la formazione (ad esempio, i programmi di educazione finanziaria) dovrebbero ridurre quindi il gap tra le scelte ottimali a livello teorico e quelle effettive. Tuttavia, l’utilizzo di tali meccanismi di supporto non risolve alcune modalità con cui gli individui reagiscono all’incertezza (Taleb, 2005).
L’uomo oeconomicus non riesce a prescindere dalla sua natura umana dopo tutto.
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